di Marinella Correggia Non è facile prendere la linea con Homs ma finalmente sono riuscita (due giorni fa) a parlare con padre Michel Naaman di Mussalaha. Su una delle sue azioni, la ottenuta liberazione di decine di famiglie intrappolate nel centro vecchio di Homs, vi ho già mandato il servizio di una tivù francese. Lo rimetto qui con sintesi in italiano. Ho sottolineato le parti che risultano dalla mia conversazione telefonica con lui. Come vedete gli ho chiesto cosa pensa di eventuali delegazioni in supporto a Mussalaha. Non ne è entusiasta.Non ci crede. Il sostegno deve essere politico (parlarne intanto) e dall'esterno, forse. Padre Michel Naaman, sacerdote sirocattolico, ex curato della cattedrale di Santo Spirito a Homs, è una delle anime di Mussalaha, questo movimento informale al quale partecipano religiosi e laici, “anche dei capi tribali che sono venuti a farci visita da altre aree e ci stanno aiutando”. Mussalaha cerca di recuperare quella convivenza e solidarietà etnica e religiosa che hanno sempre caratterizzato la Siria e che adesso sembra potersi sgretolare nella frammentazione settaria, un incubo. Gli incontri di pace a partire dalle famiglie, dai clan, dalle diverse comunità della società civile siriana, stanca del conflitto, si accompagnano ad azioni di mediazione riuscite. Tratta con l’opposizione che controlla i quartieri e alla fine riesce a ottenere l’ok alla liberazione di decine di persone stremate. Il governatore della città, intervistato, spiega che la Mezzaluna Rossa siriana varie volte aveva chiesto di entrare, ma i ribelli avevano sempre negato l’accesso e l’evacuazione dei civili, per evitare l’assalto. La Croce Rossa internazionale ha confermato di non aver potuto entrare in Old Homs, ma non ha voluto indicare perché (“siamo neutrali”).
Al telefono padre Michel a Homs.è cautissimo, non parla di politica e rimane fermamente neutrale: “Una parola in più e qui si rischia la vita”. Ad esempio sui civili dei quali ha ottenuto la liberazione dice che “no, non erano scudi umani, ma insomma erano tenuti là dai ribelli a mò di protezione…”.
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