http://www.asianews.it Dagli "Amici della Siria" armi ai ribelli e maggiori sanzioni contro Assad L'opposizione conferma di ricevere armi anche dai Paesi occidentali. Arabia saudita decisa ad armare i ribelli e a rovesciare Assad. Francia Gran Bretagna, Stati Uniti premono per una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu. Hamas si schiera con l'opposizione, per una "Siria islamica". Per Damasco l'incontro di Tunisi sostiene "il terrorismo". Domani il referendum per la nuova costituzione. Tunisi (AsiaNews/Agenzie) - Il gruppo degli "Amici della Siria", che ha radunato quasi 60 nazioni in un hotel di Tunisi, ha deciso pubblicamente di accrescere le sanzioni contro il regime di Bashar Assad, domandando "la fine immediata delle violenze" e l'apertura di canali umanitaria. Ma Arabia saudita e Qatar si sono schierati subito per un sostegno militare all'opposizione, ciò che del resto avviene di già, in modo nascosto. Nella dichiarazione finale di ieri, il gruppo ha deciso di rafforzare le sanzioni contro Damasco quali "l'interdizione di viaggi di membri del regime, il congelamento dei loro beni, il blocco negli acquisti di idrocarburi siriani, la riduzione dei legami diplomatici con il regime siriano". Il gruppo sostiene anche la proposta della Lega araba per lo spiegamento di una forza araba insieme a caschi blu Onu "per mantenere la pace" e riconosce il Consiglio nazionale siriano (Cns) quale "rappresentante legittimo dei siriani che cercano un cambiamento democratico pacifico", ma chiede ad esso di accrescere la rappresentatività includendo altri elementi della società siriana. La dichiarazione afferma pure di voler fornire "un sostegno efficace" all'opposizione, ma senza precisare di più. Nella discussione, Saud el-Faysal, capo della diplomazia saudita, ha dichiarato che un'idea "eccellente" è quella di "armare l'opposizione" e ha sottolineato che la soluzione alla crisi siriana sta solo nel rimuovere Bashar Assad "di buon grado o con la forza", essendo il suo un "regime di occupazione". Il Qatar vuole invece che la pace sia "imposta" con una forza militare araba. Più morbido il presidente tunisino Moncef Marzouki, che sostiene l'idea dei caschi blu e gli sforzi diplomatici per "convincere" Assad a lasciare il potere, garantendo a lui e alla sua famiglia "immunità giudiziaria" e un rifugio in Russia. Alcuni membri dell'opposizione siriana hanno però ammesso che già ora il Free Syrian Army (Fsa), composto da militari disertori, riceve armi da Paesi vicini o li acquista al mercato nero. Nel commercio sono implicati anche i Paesi occidentali che chiudono volentieri un occhio sul contrabbando. Finora il Fsa è riuscito ad impossessarsi di armi leggere, materiale di comunicazione e occhiali per la visione notturna. C'è urgenza di ricevere mezzi di difesa anti-aerea e anticarro, oltre a consiglieri militari per coordinare i ribelli. I Paesi occidentali, fra cui Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre condannano la violenza del regime di Damasco, rimangono del parere che ogni mossa va fatta seguendo il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il capo del Cns, Burhan Ghalioun, si è mostrato insoddisfatto dei risultati dell'incontro. Egli aveva sperato nella decisione di un intervento militare o in un aperto sostegno alle truppe del Fsa da parte della comunità internazionale. In compenso, il sostegno gli è venuto da Hamas. Ieri, dal Cairo, il capo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, ha salutato il popolo siriano che lotta "per la democrazia". Fino a poco tempo fa Hamas aveva Damasco come protettore. Ieri i suoi aderenti al Cairo hanno gridato: "Né Iran, né Hezbollah, Siria islamica. Assad, macellaio, vattene via!". La sottolineatura della "Siria islamica" e il deciso appoggio dell'Arabia saudita mostrano che le tensioni in Siria, nate come una "primavera araba", si stanno trasformando in una guerra per la supremazia sunnita contro gli sciiti e l'Iran. Secondo esperti, questo è uno dei motivi per cui all'incontro di Tunisi non hanno partecipato rappresentanti dell'opposizione interna alla Siria, il Gruppo di coordinamento nazionale (National Coordination Body). Nel tentativo di allargare il sostegno al Cns, Ghalioun ha promesso che "la nuova Siria non sarà proprietà di nessuna setta, confessione o gruppo, ma piuttosto sarà la patria di tutti i cittadini allo stesso livello". E ha chiesto il sostegno delle minoranze cristiane e kurde, assicurando loro il rispetto dei loro diritti. A Damasco, l'incontro di Tunisi è stato bollato come una "riunione dei nemici della Siria", del "sostegno al terrorismo" e degli "amici dell'America e di Israele". Domani in Siria si dovrebbe tenere il referendum sulla nuova costituzione, che riduce il potere del partito Baath e quello del presidente della repubblica. Data l'instabilità di molte regioni del Paese, è difficile prevederne uno svolgimento tranquillo. (PD)
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