http://www.ildialogo.org Una via pacifica alla soluzione della crisi Intervista ad Ossamah Al Tawil membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico
Intervista a tutto campo con Ossamah Al Tawil membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico . Vive in Italia da vent'anni, è italo-siriano, ha 40 anni, lavora come designer, è stato perseguitato in Siria a 18 anni ed è rimasto in Italia perché obiettore di coscienza. Gli abbiamo posto tutta una serie di domande come se fossimo un lettore qualunque che non sa nulla della Siria e cerca di acquisire le maggiori informazioni possibili per farsi una idea precisa della realtà siriana. Le sue risposte sono precise ed articolate dimostrando di conoscere bene quello di cui parla, fa denunce precise sia verso il governo Assad, sia verso quei gruppi che, a suo dire, stanno fomentando lo scontro armato in Siria con lo scopo di provocare un intervento armato esterno delle grandi potenze. Parla a lungo del processo di formazione del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico (CNSCD) e del Consiglio Nazionale Siriano (CNS) che dal coordinamento si è scisso dopo un primo momento di unità. Racconta l'evolversi del movimento di opposizione ad Assad. Spiega i motivi che stanno alla base della crisi siriana, il ruolo dei Fratelli Musulmani, che sarebbero l'unica componente del CNS e la vera natura del cosiddetto “Esercito Siriano Libero”; spiega il ruolo dei paesi del Golfo Persico e quello delle emittenti tv da loro gestite. Racconta il ruolo delle religioni e la loro convinvenza pacifica che dura da sempre. Parla del ruolo della Russia e della Cina. Il CNSCD di cui Ossamah Al Tawil è membro propone una via non armata per la risoluzione della crisi siriana. E' il tema su cui occorerrebbe concentrarsi, almeno per chi è impegnato nella realizzazione di un mondo pacifico. Non spetta ovviamente a noi dare un giudizio di merito sulle cose che lui ci ha raccontato. Stiamo svolgendo con lui come con altri esponenti della opposizione siriana il ruolo che dovrebbe essere proprio di qualsiasi mezzo di informazione, quello di far conoscere le posizioni dei vari gruppi esistenti con l'obiettivo di contribuire alla costruzione di percorsi pacifici che portino al superamento della crisi attuale che impediscano l'esplodere di nuove e sanguinose guerre. E' con questo augurio che offriamo ai nostri lettori questa intervista che contiene importanti spunti di riflessione su una realtà, quella siriana, su cui troppe e plateali bugie girano in queste settimane di preparazione dell'ennesima guerra nella quale si vorrebbe trascinare anche il nostro paese. Domanda:A quale gruppo appartieni e che cosa vi proponete? Risposta: Faccio parte del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico, nato nel mese di giugno in Siria e che è composto dalla maggior parte delle forze politiche laiche, con un partito islamico molto moderato, ed alcuni personaggi di nota storia di lotta politica e qualche anno di carcere che ha segnato la loro vita. Il Coordinamento era necessario per unire tutti gli sforzi e le attività per accelerare la caduta del regime e l’avvio di un processo democratico che i siriani hanno aspettato a lungo. Noi abbiamo proposto dal primo momento della nascita del coordinamento l’avvio di un processo di dialogo e di conciliazione tra tutte le forze politiche ed anche col regime stesso, a condizione che esso riconosca che nel paese esiste una rivolta popolare che presenta delle richieste legittime. Abbiamo messo delle condizioni per avviare il dialogo e delle linee guide per la nostra rivolta. Le condizioni erano: 1. Il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici senza eccezione alcuna. 2. Il ritiro immediato dell’esercito e delle forze di sicurezza dalle piazze, e la cessazione di qualsiasi forma di repressione. 3. Garantire il diritto di manifestare pacificamente. Le nostre linee di lotta sono sintetizzate dal nostro slogan dei “quattro no” : 1. No alla violenza. 2. No alla repressione. 3. No al settarismo. 4. No all’intervento militare esterno. Naturalmente abbiamo un programma molto chiaro e molto complesso, data la situazione e data l’enormità della richiesta del popolo dopo 50 anni di dittatura militare. Abbiamo pubblicato il documento per i diritti della cittadinanza, ed altri progetti relativi alla Costituzione, alla vita politica e alla società, quindi il nostro Coordinamento è basato sicuramente sugli studi e su una esperienza e conoscenza politica di tantissimi attivisti di alto livello culturale in Siria ed anche in esilio. Da sottolineare che l’attuale presidente del Cns Bourhan Ghalioun faceva parte del nostro Coordinamento ed era addirittura il vice presidente in esilio, visto che il presidente doveva essere in Siria come era stato stabilito dall’inizio. Poi forse la maggior parte degli europei non lo sa, Bourhan Ghalioun ha cambiato cavallo in una sua visita a Douha nel Qatar dopo un incontro con il segretario dell’Emiro. Lo stesso tentativo è stato fatto anche con il nostro orientatore, Haytham Manna, e la sua risposta fu secca: “Leggete cosa c'è scritto sulle mie spalle, quando vedrete la frase “in vendita” allora potrete riprovarci”. Domanda: Sulla situazione in Siria si leggono molte notizie, spesso contrastanti, molte di esse palesemente inventate come se ci fosse una regia occulta dietro. Dal tuo punto di osservazione che cosa sta accadendo realmente in Siria? Risposta: Possiamo dividere quello che è successo in Siria in due parti, la prima è quella relativa ai primi due mesi dall’inizio della rivolta, la seconda possiamo chiamarla la fase di brutale repressione del regime e l’alzamento del tiro del popolo. Nei primi giorni della rivolta, i siriani non chiedevano la caduta del regime. Le loro richieste erano semplicemente quelle di ottenere alcune riforme che potessero garantire la dignità del semplice cittadino soggetto alle leggi di emergenza da più di 60 anni. Gli slogan delle prime manifestazioni erano: “pacifica, pacifica, la nostra è una lotta pacifica”, “Uno, uno, uno, il popolo siriano è unico”, “noi non vogliamo soldi ma dignità”. Nonostante ciò la risposta del regime fu sorprendente, fu una reazione molto violenta che ha dato carta bianca alle forze politiche per uccidere qualsiasi dimostrante per impedire un processo a catena come è successo in Tunisia ed in Egitto. Da quel momento in poi, dopo la delusione prodotta dal comportamento del “Dottore” (così è chiamato Bashar) che ha studiato in Occidente e sicuramente ha potuto testare il significato della libertà e della democrazia, la gente cambiò lo slogan dicendo: “Chi uccide il proprio popolo è un traditore”, “vogliamo l'impiccagione del presidente”. La repressione fu molto violenta e la tortura fu una cosa sistematica anche contro i minorenni, donne ed anziani. Ovviamente il regime dal primo giorno della rivolta diceva che c’è un complotto internazionale contro l’unica linea di resistenza all'avanzamento del sionismo e dell’imperialismo occidentale, la scusa con la quale ci hanno governato per 40 anni strumentalizzando la sofferenza del popolo palestinese e la resistenza libanese, solo per rimanere al potere il più lungo possibile, arricchendo il clan della mafia Alassad ogni giorno di più. Questa è la prima parte, non c’erano mani straniere, non c’erano complotti, c’era solo una volontà decisa del popolo di cambiare rotta una volta per sempre. La seconda fase è logica ed anche ovvia in un paese con una importanza geopolitica straordinaria sia per l’Occidente che per l’Oriente. Tutto il mondo vuole avere a che fare con il futuro di questo paese chiave del Medio oriente, tutti i servizi segreti iniziano una fase di altissima attività data l’importanza del futuro cambiamento che potrà far saltare gli equilibri internazionali ad alto rischio. Basterebbe accennare all’alleanza strategica tra Iran e Siria. Cina e la Russia temono la perdita di un alleato che sta in prima fila nel fronte contro le basi NATO ed i missili dell’Occidente Turchia ed Israele, il Golfo Persico ed i suoi sceicchi di petrolio e di terrore. Per loro la riuscita della rivoluzione siriana vorrebbe dire la fine delle loro monarchie basate su una dittatura militare e ingiustizia totale. Quindi le mani esterne aumentano e tutti hanno il timore sul futuro della Siria. Chi arriverà al potere? Islamici? Laici? Capitalisti? Di sinistra? Idealisti per un mondo arabo unito e democratico? Governo filo americano o filo cinese e russo? E soprattutto: ci sarà di nuovo l’appoggio ad uno stato palestinese e alla resistenza libanese? E’ ovvio, adesso c’è non solo un complotto ma tantissimi complotti internazionali contro la rivoluzione. Ho detto sempre che la rivoluzione siriana si sta compiendo contro il mondo intero, per questo motivo è la più importante forse nella storia dell’umanità. Non sto esagerando, nel caso riuscisse il mondo intero cambierà radicalmente. Quello che sta succedendo adesso in Siria è l'inizio di una guerra civile. Molto probabilmente le manifestazioni pacifiche si stanno riducendo a piccoli cortei, la gente dovrà affrontare un costo della vita altissimo a causa delle sanzioni assurde fatte senza un minimo studio logico, in quanto solo il regime ne ha beneficiato pienamente. Alcuni paesi come la Turchia, l’Arabia Saudita, Qatar stanno finanziano dei gruppi armati all’interno della Siria. C’è anche il cosiddetto Esercito Siriano Libero con un capo “Riyad Alasad”, esiliato in Turchia, che riceve ordini dai servizi segreti militari turchi. La violenza si sta diffondendo ogni giorno di più, stiamo assistendo, senza alcun dubbio, ad un gioco mondiale sporchissimo. Domanda: Sono credibili oppure no le agenzie di informazione basate a Londra a cui attingono in via esclusiva tutti i media occidentali? Chi sta dietro effettivamente a tali agenzie di informazione? Risposta: Sappiamo tutti che i mezzi di comunicazione sono stati utilizzati sempre in modo alterato da tutti i sistemi, democratici o totalitari. Non possiamo mai dire che c’è una agenzia di stampa che posso dichiararsi indipendente al 100%. Basta guardare, per non andare lontano, a cosa c’è in Italia. Chi può dire, ad esempio, che i canali televisivi di Berlusconi non hanno cambiato la storia politica e sociale del popolo italiano secondo una visione individualistica? Bene, è la stessa cosa per quanto riguarda la Siria. Non aspettate mai di ricevere delle informazioni esatte quando ci sono grossi interessi in gioco, non è una questione di strumenti di comunicazione ma di politiche governative. Se andate in Russia o in Cina sentirete una versione molto diversa da quella che sentite qui in Occidente e forse molto più vicina alla realtà dei fatti. Dovete sapere che c’è un’alleanza molto forte tra Occidente ed il Golfo Persico. Questo esempio ci fa capire anche la schizofrenia dell’Occidente il quale teme un partito islamico, qualsiasi esso sia, ma crea un legame molto forte con un paese come l’Arabia Saudita che è un paese non solo islamico fino alla noia, ma è il peggior esempio di uno stato islamico. Per questo motivo, infatti, l’Occidente ha dato carta bianca all’Arabia Saudita per gestire la rivoluzione dello Yemen e soffocare militarmente quella del Bahrain. Perché, allora, la rivoluzione siriana interessa molto all’Occidente mentre quelle del Golfo Persico no? Magari in Siria abbiamo nel nostro DNA qualche codice divino per quello vogliono correre ad aiutarci? E da chi? Dall’Arabia Saudita e Qatar i cui Re non hanno mai autorizzato neppure delle semplici elezioni comunali? Per tutto questo le informazione passano attraverso Aljazeera ed Alarabia e vengono date per buone e per attendibili dai media occidentali. Domanda:Quali sono le forze sociali presenti nella società siriana e quali rapporti hanno fra loro? Qual è il ruolo delle religioni in Siria? Qual è il rapporto fra sunniti e sciiti e fra essi e i cristiani? Risposta: In Siria abbiamo, per nostra fortuna, più di 26 confessioni religiose, e più di 5 etnie. Conviviamo ormai da diversi secoli in maniera civile e quasi introvabile altrove. Ci sono i sunniti, che formano la maggioranza con il 70% circa, poi sciiti, alawiti, drusi, cristiani cattolici, ortodossi, maroniti, ebrei, curdi, armeni, siriaci. C’è di tutto in Siria, è un mosaico raro di una convivenza civile basata sul rispetto dell’altro e su un forte senso di umanità e di partecipazione. Nella Siria a maggioranza musulmana è stato conservato l’aramaico. La lingua di Gesù Cristo tutt’ora viene parlata nella magnifica città di Malula. Il ruolo di tutte queste religioni è del tutto simile a quello del cattolicesimo qui in Italia, soprattutto per la gente praticante, cioè la religione serve nei limiti per la quale esiste una fede nei cuori della gente, non di più e non di meno. E' logico che qualche volta i principi della religione vengono presi come dottrina anche politica, ma questo è vero anche nei partiti occidentali o in quelli israeliani ad esempio. La Siria non è differente dal resto del mondo. Certo esiste un fondamentalismo in tutte le religioni senza eccezione alcuna, ma per fortuna in Siria questo fenomeno è stato quasi inesistente. Forse adesso si sta diffondendo in maniera bruttissima dovuta alla escalation necessaria per alcuni a raggiungere qualche obiettivo in più all’interno della Siria. Io ad esempio come nascita appartengo alla minoranza drusa in Siria. Mio padre nel passato ha avuto un socio cristiano e l’ha delegato con ampio potere per gestire il tutto e non si sono mai traditi. Io come druso non ho mai rifiutato un partito islamico come la Fratellanza Musulmana, perché devo temere? Sono siriani anche loro ed hanno il diritto di essere rappresentati a condizione che si sottomettano al gioco democratico garantito da una Costituzione democratica. Voglio dire che l’Occidente non deve continuare con l’islamofobia per sfruttare al meglio “la lotta al terrorismo”, questo gioco non può continuare fino all’eternità. Abbiamo visto stati come la Turchia vivere questa esperienza in modo perfetto. C’è anche il partito ultra ortodosso di Shas in Israele che è ben conosciuto in tutto il mondo per i suoi estremisti ma nonostante ciò viene accettato e rispettato dall’Occidente. Domanda:Quali sono i partiti politici esistenti e come è formato l'attuale governo? Risposta: Ci sono diversi partiti politici con una storia di lotta politica nota sia nel passato sia anche nel presente della Siria. La maggior parte di essi sono di sinistra. Il concetto di un partito di destra esisteva quasi esclusivamente con la Fratellanza Musulmana e con alcuni piccoli partiti che non hanno nessun peso sociale. La Fratellanza Musulmana è stata bandita definitivamente da Hafez Alasad, padre defunto dell’attuale presidente, con una condanna a morte contro i suoi membri. Questo è successo dopo la loro rivolta armata nella città di Hama nel lontano 1982. Ci sono diversi partiti comunisti, alcuni di essi rappresentati in parlamento in un modo bislacco, con altri partiti di “opposizione” all’interno di una formazione che si chiama “il fronte progressista” creata ad hoc per dire alla gente ed al mondo che abbiamo la democrazia. La maggior parte dei partiti invece non accettava questi compromessi e preferiva lottare in modo clandestino. Certo il regime non distingueva tra islamico o laico, qualsiasi persona alzava la voce per una richiesta di cambiamento veniva catturato, da noi si dice viene messo “dietro al sole”, per anni e senza nessun processo, senza neanche informare i suoi familiari se vivo o morto o dove si trova. Logico che in una situazione così non si può chiedere neanche se c’è una vita politica, quello che c’era sono solo dei tentativi timidi di lotta politica altamente rischiosa. In Siria, dopo il cambiamento della costituzione fatto dall’Assad padre nel 1973, il partito Baath secondo l’articolo 8 della Ccostituzione deve rimanere alla guida dello Stato e della società e il presidente della Repubblica ha pieni poteri in tutti i campi, è lui che sceglie il governo ed è lui che lo scioglie. Perciò è ovvio che il governo venga formato e scelto secondo i gusti del clan Assad, tra parenti e conoscenti e sostenitori. E' logico che le elezioni venivano taroccate ed erano solo a livello comunale. Per l’elezione del presidente non c’erano candidati in quanto il Baath è in cima e sarebbe anticostituzionale sfidare il presidente. All’interno del partito Baath non c’e mai stato nessuno che ha avuto il coraggio di sfidare il clan mafioso della famiglia Alassad. Per riconfermare il loro mandato sono stati fatti dei referendum assurdi, l’ultimo fu per eleggere l’Assad padre per l’eternità ed infatti è morto dopo 30 anni al potere e non gli è bastato ma ha designato suo figlio come erede al trono di una repubblica che per assurdo è guidata da un partito politico “progressista” con contenuti importantissimi della miglior ideologia araba socialista. Domanda: Che tipo di economia esiste in Siria, quali sono le materie prime e le principali attività economiche del paese e quali sono i principali gruppi economici e che tipo di influenza hanno sul governo? Risposta: Petrolio, rame, uranio, ferro, gas, fosfato, asfalto, agricoltura.. L’economia basata sull’agricoltura come prima voce, in quanto il petrolio non entrava nel bilancio del governo e nessuno sapeva come andavano i suoi utili. Qualche volta è stato annunciato che l’industria del petrolio era in “perdita”. Quando si parla della Siria cancellate l'idea che la sua economia si possa studiare in modo logico seguendo dei numeri o dei sondaggi precisi. In Siria è tutto relativo alla percentuale di attendibilità della fonte o del ministero, che tra l’altro presentano sempre dei bilanci fasulli e dei numeri inventati. Non esagero dicendo che in Siria dopo 40 anni del dominio della mafia Alassad, nessuno potrà mai confermare o smentire la potenza dell’economia siriana perché il popolo non ha mai visto nulla di quella ricchezza, e la scusa come sempre è stata “l’armamento per la causa”. I gruppi economici, dalla telefonia all’automobile al ferro o al commercio con le grandi aziende mondiali, sono tutti nelle mani della famiglia Alassad o di loro parenti. Possiamo citare ad esempio Rami Makhlouf, il cugino del presidente, che possiede gli unici due colossi telefonici nel paese facendosi beffe della concorrenza. Dicevano che non si può lasciare il monopolio della telefonia solo nelle mani di un’azienda, quindi hanno annunciato una gara d’appalto e guarda caso ha vinto la moglie dello stesso Makhlouf. Chi voleva investire in Siria dal Golfo Persico o dalla Cina o da qualsiasi altra parte del mondo prima doveva vedersela con il clan Alassad, poi poteva anche evadere il fisco senza problemi. Quindi non c’era e non c’è tutt’ora un governo eletto per essere influenzato da gruppi economici altrettanto inesistenti se non di proprietà del clan mafioso di Alassad o di suoi parenti ed amici più stretti. Domanda: Ci sono motivi economici nell'attuale crisi? Quali sono i motivi che spingono le grandi potenze, in primis gli USA, a fomentare la guerra? Motivi economici o geo-politici? Risposta: Abbiamo imparato ormai a cercare prima i motivi economici in qualsiasi conflitto. Certo se non ci sono grossi interessi raramente ci saranno conflitti armati tranne in rarissimi casi. Il primo motivo della crisi in Siria è relativo alla famiglia mafiosa dell’Assad. Questa famiglia sta gestendo diverse centinaia di miliardi e non può immaginare di lasciare tutto questo in modo facile. La posizione geopolitica della Siria è poi estremamente importante per tutto il mondo, in quanto può determinare, come tra l’altro è già successo nel passato, anche il prezzo del petrolio per la sua alleanza con l’Iran, può influire nel vicinissimo Iraq il quale a sua volta può determinare anche esso una perturbazione nei mercati mondiali. In più ci sono le lobby delle industrie delle armi che spingono per incrementare i loro bilanci. Di solito questi, com’è il caso in America, sono molto potenti e possono determinare il destino di un partito o di un presidente. Certo, dietro tutto questo c’è l’economia senza alcun dubbio. L’unica cosa diversa dall’esempio libico è l’importanza strategica e geopolitica della Siria e soprattutto il suo esercito ed i suoi missili a lungo raggio, oltre al fatto dell’alleanza strategica con l’Iran che potrebbe far saltare tutta la regione o, volendo essere pessimisti, il mondo intero in una terza guerra mondiale. Per citare il caso libico, vorrei solo sottolineare i motivi fondamentale della guerra in Libia, così ci rendiamo conto della schizofrenia occidentale o con altre parole il principio fondamentale dei “diritti umani” che si vorrebbe proteggere. I veri motivi per l’intervento in Libia sono stati: 1. Il governo libico multa la società francese Total e la obbliga a pagare 500 milioni di dollari. 2. La decisione di Gheddafi di cambiare la quota dell’Europa negli investimenti del petrolio libico dal 40% al 20% a favore della Russia e della Cina. 3. Gheddafi ha osato annullare un contratto di esportazione di un centinaio di cacciabombardieri francesi, cambiandolo con un contratto a favore della Russia. 4. Un altro motivo secondario ma comunque importante è relativo alla storia del figlio di Gheddafi in Svizzera e all’offesa subita dall’Europa intera dal suo comportamento. Gheddafi ha infatti accettato la mediazione italiana e non quella francese. 5. La quota da leone dell’Italia nel mercato libico e la voglia francese di rovesciare il tutto per ricomporre il gioco a suo favore. Molto ha pesato la posizione italiana guidata da Berlusconi che aveva preso l’abitudine di baciare le mani ed accogliere il colonnello con tantissimo onore. Domanda: Il Consiglio Nazionale Siriano dice di rappresentare l'80% della popolazione siriana. E' vero oppure no? E da quali forze politiche e sociali è costituito il CNS? Risposta: Il Cns non rappresenta neanche il 20% della popolazione siriana. Se loro annunciano questa cosa allora ci dovrebbero dire su quale referendum popolare o su quale questionario si sono basati. Dichiarare il falso è ormai la moda nel mondo arabo soprattutto nel caso siriano che è vittima di una campagna di informazione infame guidata da Al Jazeera e dall’Arabia per alterare i sentimenti popolari e creare un senso di confusione tra la gente, quindi influenzano la rivoluzione che temono in modo negativo. Il Cns è composto di una parte dell’opposizione siriana residente all’estero, non hanno nessun leader all’interno della Siria, non sono autofinanziati, quindi sono stati appoggiati dal Golfo Persico economicamente e dalla Turchia e dall’Occidente logisticamente, quindi non sono indipendenti e la loro decisione non è affatto libera. Abbiamo sperimentato questo fatto quando con loro e dopo un mese di negoziati abbiamo raggiunto un accordo primario per unire tutta l’opposizione, per unire anche gli sforzi contro il regime ed avere una voce unica. L’accordo è stato firmato dal presidente del Cns, Burhan Ghalioun, e precisava un punto molto importante: no a qualsiasi intervento militare estero tranne delle forze di polizia militare che potrebbe essere richiesta alla Lega Araba. E’ stato firmato l’accordo ma la sua validità è durato esattamente 4 ore, il tempo dell’arrivo di Burhan Ghalioun in Turchia e da lì è stato annunciato il rifiuto categorico dell’accordo. I motivi?? Senz’altro, non possono decidere da soli. Il Cns è composto nella sua assoluta maggioranza dai Fratelli Musulmani, una parte liberale, pochissimi curdi con alcune tribù del nord senza nessuna formazione politica. La facciata è Burhan Ghalioun, laico, era di sinistra, adesso non so, era il vice presidente del Coordinamento siriano finché non ha avuto l’occasione di cambiare cavallo come fossimo in una campagna elettorale e non in una rivoluzione. Una facciata che viene accettata dall’Occidente per dire che non stanno trattando con dei partiti religiosi, che serve anche all’interno della Siria per tranquillizzare i laici e le minoranze etniche. Domanda: Il Governo Assad gode dell'appoggio della popolazione oppure no, come sostiene il CNS? Risposta: Il governo di Alassad gode di un limitato appoggio popolare che probabilmente è aumentato ultimamente a causa della trasformazione, in certe zone della Siria, della rivolta pacifica in una specie di resistenza armata. Non fatevi ingannare dalle manifestazioni di appoggio al regime che vedete in tv, non sono altro che studenti, impiegati, soldati, uomini di sicurezza, portati sotto la minaccia di perdere il posto di lavoro o di essere espulsi dall’università o messi in carcere nel caso di militari. La popolarità di Bashar attualmente non può oltrepassare il 25% nei migliori dei casi. E' il nostro coordinamento, e non il CNS, che ha subito i primi colpi molto duri dal regime. Attualmente abbiamo più di 55 persone dei leader della rivolta in carcere sotto tortura. Tantissimi di noi di quelli che guidavano la rivolta pacifica sono stati uccisi, appunto per dar luogo ad un conflitto armato per confermare la bugia del regime che si tratta di terrorismo e non di una rivolta popolare con delle precise richieste. Vorrei nominare uno dei nostri caduti: è Maan Aloudat, è il fratello del vice presidente del nostro coordinamento Haytham Manna, che si trova in esilio in Francia da più di 35 anni, perciò, volevo sottolineare che noi non siamo in trattativa e nemmeno in un processo di dialogo con il regime. Fino a questo momento noi non accetteremo mai di dialogare o di trattare sotto le minacce. Vogliamo essere presi sul serio e con rispetto e comunque non prima della realizzazione delle nostre giuste condizioni per avviare la trattativa, dico trattativa e non dialogo. Il dialogo non è più valido dopo tutto questo sangue. Noi vogliamo proseguire in una trattativa per “smontare” il regime in modo pacifico, perché la caduta del regime è una frase che si può dire in uno slogan ma non è applicabile effettivamente perché produrremmo un caos totale nel paese. Domanda: Si tratta di una dittatura che viola sistematicamente i diritti umani oppure no? Risposta: Certo, e non solo attualmente, il regime manteneva la sua dittatura nel tempo attraverso questo sistema: terrore, torture, carcere senza processi a chi osa pronunciare solo una parola di critica contro il presidente o il suo partito. E' da circa 40 anni che è così. Io stesso sono stato prigioniero per una semplice parola contro il regime detta nel Kuwait, neanche in Siria. Avevo poco meno di 18 anni e sono stato anche picchiato. Domanda: Ha commesso errori gravi nei confronti della popolazione o di gruppi particolari? Risposta: L’unico errore grave è quello del popolo siriano che non si è ribellato in tutti questi lunghi 40 anni. Certo ci sono motivi per sopportare tutto questo. Invece gli errori di questo regime sanguinoso schifoso, mafioso sono incalcolabili nei confronti di tutto il popolo siriano senza eccezione. L'unico criterio usato per la repressione è la tua abilità di pensare e di parlare per coinvolgere la gente, e non semplicemente quello di essere sunnita o alawita o comunista e estremista. Gli alawiti (si tratta della stessa setta religiosa alla quale appartiene il dittatore e la sua famiglia) che erano dissidenti o contrari al regime subivano delle punizioni e delle torture molto più gravi di quelle che subivano gli altri, perché venivano considerati traditori. C'è stato poi il massacro della città di Hama nel 1982. Fu la rivolta dei fratelli musulmani i quali avevano perso ogni speranza di poter dialogare ed ottenere da quel regime qualche diritto o qualche concessione di libertà. Ma fu un loro fatale errore il ricorso alle armi perché consegnarono al dittatore padre di quello attuale un pretesto per distruggere una città intera con 30 mila morti in un mese. Domanda: Esistono oppure no prigionieri politici e quanti sono e come vengono trattati? L'informazione è libera oppure no? Risposta: Attualmente esistono più di 30 mila prigionieri politici in Siria, si sa dove si trovano solo 4000 circa di loro, il resto nessuno sa dove vengono trattenuti. Come vengono trattati? Peggio degli animali, peggio dei criminali. Un prigioniero molto noto da noi in Siria è rimasto più di 7 anni in carcere. Era un avvocato anziano di 70 anni. Ha dichiarato che ogni giorno chiedeva il permesso di portare un libro o di accedere alla biblioteca del carcere come i criminali ma gli veniva negata la richiesta, quindi fece quella famosa dichiarazione in cui diceva che in Israele, i nostri nemici israeliani, davano a Marwan Barghouthi (noto prigioniero palestinese nel carcere israeliano) il diritto di laurearsi all’interno del carcere, mentre da noi sotto il governo del Baath socialista e antimperialista non potevamo neanche leggere un foglio, anzi ogni giorno ci torturavano. Domanda: Si parla di intervento armato in Siria del tipo di quello recente in Libia e che ci sia chi nel CNS abbia già stretto un patto d'acciaio con gli USA in tal senso svendendo la sovranità nazionale della Siria. Tu che cosa ne pensi e che cosa andrebbe invece fatto? Risposta: Come già accennato, uno dei nostri quattro “no” non ci permette di accettare alcun intervento militare esterno. Ciò vuol dire che il nostro programma per noi è come se fosse una costituzione che deve essere rispettata alla lettera. No all’intervento armato adesso e per sempre, costi quel che costi la nostra lotta contro il mafioso Assad. Se questa famiglia vuole portarci verso la fine senza pensare alla patria, noi non faremo lo stesso, e combatteremo pacificamente con tutte le nostre forze per impedire ciò. Comunque sia noi siamo convinti che un intervento militare è estremamente pericoloso in Siria e potrebbe compromettere la sicurezza di tutto il mondo. Siamo in una regione molto calda che gestisce una parte molto importante dell’equilibrio mondiale. Qualsiasi intervento armato potrebbe scatenare una guerra devastante su larga scala, dalla Siria fino all’Iran, il Golfo Persico, Israele, Turchia e chissà chi ancora, potrebbe aprire uno scenario da apocalisse del secolo, siamo nel 2012 e dobbiamo stare molto attenti (hahaha, ride pensando alle profezie catastrofiche ndr). Dobbiamo invece insistere sulla non violenza come metodo di lotta per togliere al regime qualsiasi pretesto per attaccare la gente. Temo però che attualmente abbiamo oltrepassato questo confine. In certe zone ormai si combatte con le armi. In secondo luogo dobbiamo inventare metodi di lotta con degli scioperi, disobbedienza civile, ed altri metodi ancora, dobbiamo creare dei comitati di orientamento soprattutto per i soldati, dobbiamo dialogare con gli ufficiali dell’esercito per farli stare dalla parte giusta, cioè con il popolo, dobbiamo andare a dialogare con i governi amici del regime che lo stanno ancora sostenendo. In verità noi lo stiamo già facendo. Una nostra delegazione è stata in Cina questa settimana e stiamo aprendo dei canali con la Russia, ed abbiamo notato e sentito delle dichiarazioni molto positive riguardo i diritti del popolo siriano. Dobbiamo fare miracoli per impedire ogni possibile intervento militare, non vogliamo ripetere l’esperienza irachena e neppure quella libica. Domanda: Cosa pensi del voto della Russia e della Cina al Consiglio di Sicurezza che ha impedito l'approvazione della risoluzione voluta dagli USA e dalla Francia? Risposta: Io personalmente sono d’accordo con quel veto e ringrazio la Russia e la Cina. Personalmente non mi fido dell’Onu, è un’organizzazione dittatoriale e non è democratica, gestita con delle pressioni politiche, economiche e militari, con il diritto di veto che annulla qualche volta la volontà di tutto il mondo. La Rais dice che si vergognava del veto russo e cinese, ma forse ha dimenticato le 66 volte in cui il suo stato, l’America, ha utilizzato il veto a favore di Israele che massacrò il popolo palestinese e, fino a questo momento, il veto americano impedisce la libertà di un popolo che sta lottando da circa 60 anni per la sua patria occupata militarmente. L’America e la Francia per noi rappresentano la punta dell’imperialismo occidentale, ovvio che cercheranno sempre di favorire i mercanti degli armamenti e lo sfruttamento degli altri popoli. Non dimentichiamo che Gheddafi era uno dei finanziatori della campagna elettorale anche di Sarkosy, ma nonostante ciò quel dittatore doveva essere eliminato lo stesso. La crisi forse detta chi deve pagarla e chi non lo deve mai. Domanda: Cosa pensi della manifestazione del CNS di Roma del prossimo 19 febbraio e perchè non vi parteciperete? Cosa pensi della piattaforma proposta? E' credibile il CNS quando chiede "Il rifiuto totale di qualsiasi intervento militare in Siria"? Risposta: Io dico che ogni sforzo va considerato positivamente se mira veramente a spiegare la causa siriana in modo sincero e senza esagerazione e bugie inutili. Il diritto di manifestare per fortuna è garantito a chiunque qui in Europa, non dobbiamo affrontare pallottole come in Siria, quindi la Cns può fare quello che vuole e pensare come vuole. Io non posso andare a manifestare sentendo degli slogan in arabo che inneggiano all’intervento militare o al no fly zone, perché mi considererei complice nel tradire la mia patria. Come secondo motivo, l’esperienza ci dice che il Cns non ha un pensiero molto differente dal regime, quando uno viene escluso o minacciato o attaccato con violenza perché la pensa diversamente. Vorrebbe dire che butteremo giù un regime per mandarne su un altro. Io temo veramente a stare nei cortei del Cns. Abbiamo avuto un’esperienza negativa al Cairo quando un gruppo di loro hanno attaccato la nostra delegazione provocando diversi feriti. Io stesso sono stato minacciato qui in Italia dopo diversi incontri dove ho spiegato le cose come stanno. Per tutti questi motivi sono contrario a partecipare a queste manifestazioni. Non è poi vero che che il CNS proponga un rifiuto totale di qualsiasi intervento militare in Siria. Io posso fornirvi interviste televisive di certi loro personaggi ed esponenti di spicco in cui chiedono, in una maniera inequivocabile, l’intervento militare. Appena ieri ho visto un’intervista del genere. Un loro esponente ha detto questo al pubblico qui in Italia a Perugia davanti al sindaco ed altri personaggi italiani, si chiama Abderrazzak Aid che ha detto letteralmente: ”Che vengano tutti i generali del mondo a risolvere il nostro problema”. Purtroppo grazie al loro sostegno all’idea di militarizzazione della rivolta abbiamo perso tantissimo a causa del terrore, soprattutto nella classe ancora silenziosa e che non si è ancora schierata. Hanno stipulato un accordo con il cosiddetto Esercito Siriano Libero il cui comandante è in esilio in Turchia e riceve ordine proprio da lì. Alcuni di loro per aggirare il senso dell’intervento dicono che vogliono delle zone protette o dei corridoi umanitari. E' stata l’idea di Burhan Ghalioun questa, ed è stata appoggiata dalla Francia, ma quando dicono così però non spiegano mai come possono applicare un’idea del genere, soprattutto perché loro sanno benissimo che la stessa sarà rifiutata dal regime. Non ci sono stati mai dei corridoi umanitari senza forze armate. Purtroppo il Cns letteralmente è uno strumento nelle mani dei sceicchi del petrolio e delle armi, sono in maggioranza fratelli musulmani che se ne fregano della democrazia e sanno benissimo che la Siria è abbastanza laica per poter arrivare al potere in modo democratico. Non arriveranno senza armi, perciò stanno facendo di tutto per armare la rivoluzione. D'altro canto c'è la Turchia che attraverso il partito di Erdogan sente la nostalgia per ottomanizzare la regione contro un'Europa ancora ostile nei suoi confronti. Non dimentichiamo che la rivoluzione siriana è la più importante in assoluto nel caso di un probabile successo. Gli sceicchi del Golfo Persico ne sono certi, temono per il futuro delle loro schifose monarchie basate comunque sulla dittatura e sull'ingiustizia. Il Cns non rappresenta che pochissimi dei siriani residenti all'estero in esilio. La maggioranza in Siria, soprattutto la classe detta silenziosa, è a favore del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico in quanto rappresenta veramente tutte le correnti laiche pacifiche, compreso un partito islamico molto moderato che crede nella democrazia. Domanda: Cosa propone il vostro Coordinamento per la soluzione della crisi siriana e perché avete scelto di non aderire al CNS? Risposta: La crisi in Siria necessita degli sforzi di tutte le forze politiche e popolari prima di tutto in Siria. Necessita che noi siriani avessimo la fede e la certezza nella possibilità di cambiamento in modo pacifico. Per trovare una soluzione ci potrebbe volere, purtroppo, molto tempo, ma sarà molto più breve di qualsiasi intervento militare. Noi non vogliamo una patria senza il diritto di cittadinanza civile, e non vogliamo essere cittadini in un paese senza sovranità. Noi stiamo cercando di ottenere entrambe le cose. Avevo accennato sopra su come possiamo concentrare la lotta e diversificarla per poter fare qualcosa di concreto. Perché abbiamo rifiutato di aderire ad CNS? Semplicemente perché noi eravamo la forza primaria che si è formata all’interno della Siria e non all’esterno. L’opposizione siriana si è riunita a Qatar nel mese di agosto scorso prima della formazione del Cns. C’erano 25 personaggi di tutte le forze politiche in Siria, compresi i fratelli musulmani ed i curdi. Hanno deciso con un voto di maggioranza 21 a favore e solo tre contrari (erano tutte tre dei fratelli musulmani) e solo uno non ha voluto esprimersi. Quindi era un accordo democratico di una maggioranza schiacciante. L’accordo dettava le regole future per l’attività dell’opposizione e si sono accordati con il voto favorevole dello stesso Burhan Ghalioun su: 1. La formazione entro un mese di un grande organismo politico contenente tutte le forze politiche siriane senza eccezione. 2. Tutti i leader del futuro organismo politico devono essere all’interno della Siria e quelli che stanno in esilio devono solo sostenere ed appoggiare le decisioni che vengono prese all’interno della Siria. 3. Il vice presidente dell'organismo politico deve stare all’estero per coprire le attività di contatti internazionali, quindi deve essere libero e non sotto il morso degli agenti della sicurezza siriana. 4. Si fa un programma unico che esclude qualsiasi accettazione della lotta armata o intervento militare straniero. 5. Il finanziamento del futuro organismo politico deve essere per forza autonomo e non si accettano soldi dai governi ma solo aiuti dalle associazioni non governative. Cos’è successo dopo?? Nessuno lo sa. Ghalioun ha negato la sua firma come l’ha negata successivamente al Cairo, ed ha formato ad Istanbul il Cns senza neanche avvisare il Coordinamento. Io stesso l’ho chiamato diverse volte prima di una nostra riunione a Berlino come Coordinamento e mi ha assicurato la sua presenza, invece mi stava raccontando delle bugie, solo per guadagnare tempo. Subito dopo la formazione del Cns alcuni dei sui esponenti appartenenti all’ala conservatrice dei fratelli musulmani hanno dichiarato durante diverse interviste televisive che hanno l’intenzione di seguire l’esempio libico. Quindi è ovvio che noi non possiamo aderire ad una formazione voluta dall’esterno, dalla minoranza assoluta dei siriani, sostenuta e finanziata dall’esterno e soprattutto dal Golfo Persico che non rappresenta alcuna garanzia di democrazia o di libertà. Domanda: Cosa può dirci sul cosiddetto “Esercito Siriano Libero”? Risposta: Noi abbiamo annunciato il nostro rispetto e il nostro apprezzamento per tutti i soldati che hanno disertato per non essere costretti a sparare contro la propria gente, ma abbiamo chiesto in diverse occasioni a tutti questi eroi di togliersi la divisa militare e lasciare l’arma a casa e di scendere in piazza con la gente in modo pacifico. E’ logico che un soldato del genere sarà sempre in pericolo di vita. Alcuni di loro hanno preferito scegliere l’altra strada, unirsi tutti insieme e cercare di organizzarsi insieme per difendersi dagli attacchi o in certi casi proteggere i manifestanti. Il numero di questi soldati cresce piano piano e crescono anche, ma in modo molto raro, gli ufficiali disertori finché non fugge un certo colonnello detto “Alharmoush” e va in Turchia e da lì organizza questo esercito che non superava a quei tempi più di 2000 soldati. “Alharmoush” scopre che in Turchia c’è un altro progetto dei turchi e dei fratelli musulmani, quindi rifiuta di collaborare e decide di tornare in Siria clandestinamente per dirigere la lotta da lì. Ai turchi non piace questa cosa, quindi lo consegnano ai servizi segreti siriani ed è stato ucciso in una caserma qualche giorno fa. Subito dopo fa la stessa cosa un colonnello di nome “Reyad Alasad” il quale tutt’ora è residente in Turchia e riceve gli ordini dai turchi direttamente. Quindi possiamo dire che l’Esercito Libero Siriano effettivamente non esiste, ma è gonfiato più del necessario dai media del Golfo Persico. Non esiste perché non è un esercito in quanto i gruppi dell’esercito devono comunicare tra di loro e devono essere organizzati soprattutto quando ricevono ordini. In Siria non è affatto così, ci sono gruppi diversi nelle diverse regioni, non hanno nessun canale di comunicazione tra di loro e sono indipendenti completamente anche nella strategia da seguire. Alcuni di loro addirittura hanno negato la leadership del colonnello Alasad e considerano il suo esilio in Turchia un tradimento. Ci sono altri gruppi armati dei nuovi salafiti che non accettano nessun ordine, e ci sono altre persone armate per difendere le loro case e i loro cari. Ci sono anche gruppi di Alqaeda mandati dall’Arabia Saudita. Quindi l’esercito siriano libero, non è un esercito, non è libero e in parte non è neanche siriano.
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