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29/07/2011

Israele, la costanza dei beduini
di Luca Galassi

Per venti volte gli israeliani distruggono il loro villaggio. Per venti volte loro lo ricostruiscono. Ora Tel Aviv li cita 'per danni'

Non ci sono riusciti per venti volte di seguito a sfollarli, distruggendone il piccolo villaggio nel deserto del Negev. Allora gli fanno causa per danni. Le recenti vicende dell'insediamento beduino di al-Araquib ha del surreale, ma per il ministro della Giustizia israeliano è invece il solo modo per far rispettare la legge. Fatto sta che la causa intentata da Tel Aviv contro i suoi stessi cittadini per 'ricostruzione recidiva' è stimata in mezzo milione di dollari. Una follia, considerato che i beduini sono un popolo povero ed esclusivamente dedito ad agricoltura e pastorizia, che vive in semi-accampamenti al limite della sussistenza.

Lo Stato di Israele è il proprietario delle terre dove sorge il villaggio, a sud della città di Rahat, nel deserto del Negev. I beduini sostengono di aver ripetutamente chiesto le concessioni edilizie per le loro 'case', ma che ripetutamente sono state loro rifiutate. Le autorità israeliane hanno destinato tali terreni all'agricoltura. Nel luglio scorso è stato ordinato lo sfratto e le forze di sicurezza israeliane hanno distrutto 45 case, stalle e altre strutture. Da allora, le autorità hanno demolito l'abitato di al-Araqib oltre venti volte. Ogni volta, i beduini ritornano e ricostruiscono. La causa è stata intentata ai beduini per ottenere un risarcimento degli "onerosi costi per lo Stato" che ha eseguito le demolizioni, ivi inclusi macchinari e mezzi pesanti e il personale impiegato per la sicurezza. "Vogliono spaventarci - ha raccontato un residente, Awad Abu Freih alla Bbc - per prevenire la ricostruzione del villaggio. Vogliono che Arabiq diventi un monito per tutti gli altri beduini. Purtroppo per loro questo non accadrà mai. La denuncia non ci spaventerà. Siamo pronti a ricostruire tutto".

Ad al-Arabiq vivevano trecento persone, metà di loro bambini. Human Rights Watch sostiene che circa novantamila beduini arabi vivono nella regione meridionale del Negev, su territorio israeliano. Le loro case sorgono a centinaia in città e villaggi non riconosciuti ufficialmente. La maggior parte dei beduini che viveva nel deserto del Negev fu obbligata a lasciare le loro terre dopo la guerra del 1948. Alla fine degli anni Sessanta le autorità israeliane cominciarono a costruire sette città, concepite per stanzializzare la popolazione beduina e confiscare le terre in cui prima si muovevano liberamente. Meno della metà della popolazione beduina ha accettato di spostarsi in questi centri, dove i posti di lavoro sono rari, l'istruzione e la sanità inefficienti e le infrastrutture inadeguate alle esigenze di un popolo fondamentalmente nomade. Per questo, a migliaia continuano a vivere in villaggi considerati illegali dal governo israeliano.

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