http://www.bocchescucite.org A meno che… “Abbiamo giurato di morire sulla nostra terra. Questa volta non sarà come le precedenti: difenderemo il nostro villaggio di Umm al-Hairan con tutte le nostre forze e con tutti i mezzi, perché se dovessero riuscire a cacciarci dalle nostre case, faranno lo stesso a tutti i villaggi arabi del Negev. Facciamo appello a tutti perché protestino con noi anche perché vogliono usare il nome del nostro villaggio per il nuovo insediamento israeliano in costruzione qui accanto: ci rubano anche la nostra storia e la geografia palestinese del Negev per far apparire ovunque la presenza ebraica”. Il sindaco Salim Abu al-Qaya’an può gridare quanto vuole, scrivere comunicati e mettere in rete video raccapriccianti ma il mondo non si interesserà certo né del suo villaggio né dell’intera questione dei beduini in Israele. A meno che non ci sia qualcuno che si ostini ad organizzare un convegno nazionale scommettendo sul passaparola che possa portare a Padova il 1 dicembre così tante persone da riuscire a scuotere giornali e TV. (www.giornataonu.it ) I giovani del piccolo villaggio di Nabi Saleh, che tutti i venerdì vengono aggrediti dalle incursioni dell’esercito di occupazione che spara ad altezza d’uomo su donne e bambini, da anni attendono il un sostegno della comunità internazionale che rompa questo insopportabile silenzio ma che non arriva mai. A meno che non ci siano, in Italia e in altri paesi, tanti amici di Mohammed e degli altri giovani del comitato di resistenza, che puntualmente diffondano in rete foto e video degli attacchi (http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=528065). Tutti sappiamo che l’Italia eccelle per illegali e criminali produzioni e commerci di armi che nessun politico proporrebbe di tagliare, ma forse pochi di noi hanno sentito che “fin dal 2005 è operativo uno scellerato accordo di cooperazione militare, economica e scientifica tra il nostro Paese ed Israele. Un accordo che non è stato scalfito neppure dall’Operazione piombo fuso. L’Italia non avrebbe dovuto sottoscrivere quell’accordo di cooperazione militare perché esso viola la Legge 185/90, invece accade che AleniaAermacchi, la società di Finmeccanica, si accinge a consegnare ad Israele 30 jet M346, definiti come “addestratori tecnologicamente avanzati” ma in realtà già strutturati per essere armati con missili o bombe. Queste armi verranno sicuramente testate contro i palestinesi, prima di tutti”. Nessun giornalista si azzarda a scrivere due righe e la “notizia” resta praticamente sconosciuta. A meno che un piccolo comitato locale in provincia di Varese, che si ritrova tra le case proprio gli stabilimenti di Aermacchi, non decida di alzare la voce e di invitare pacifisti di tutta Italia a manifestare contro questo incredibile investimento di morte. Ecco allora che in una qualsiasi domenica di ottobre la piccola cittadina di Venegono si riempie di un’indimenticabile corteo calcolato tra le 1000 e le 2000 persone. Chi di noi ci avrebbe creduto, “di questi tempi”? Ma ecco che ancora una volta le bocche-scucite si fanno sentire, in questo caso sfidando non solo la consueta perplessità sulla riuscita di una manifestazione nazionale ma anche l’ipocrisia dei politici e la pessima nostra abitudine a dividerci invece di unire le forze. Filippo, Fiorella e un po’ di amici, sentendo ancora vibrare l’indignazione dell’amico Stefano morto recentemente, hanno avuto il coraggio di rompere il silenzio e smentire la rassegnazione di tanti, lanciando una proposta che ha riattizzato la fiducia nel cambiamento possibile. Una grande manifestazione assolutamente pacifica ha dato voce a chi lotta per la pace, rendendo ridicole le straordinarie misure di sicurezza che avvolgevano il corteo. La violenza dei potenti teme sempre di più la nonviolenza dei piccoli, fino a regalarci la gustosissima immagine della consegna del manganello da parte di un giovane manifestante al poliziotto che sbadatamente l’aveva perso. Tempi difficili per la Palestina, tempi duri per la pace. BoccheScucite
|