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24/05/2012

Amnesty International a euronews: “I governi non devono far pagare la crisi ai poveri”

 

Euronews ha incontrato a Londra Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.

“Il consiglio di sicurezza dell’ONU è sempre più inadatto ai propri compiti”. Amnesty International nel suo rapporto annuale attacca l’organo delle Nazioni Unite dove, secondo l’organizzazione umanitaria, gli interessi dei Paesi prevalgono sulla difesa dei popoli oppressi. “Il diritto di veto, così com‘è, è inaccettabile”, sostiene. “Due volte è stata bloccata l’adozione di risoluzioni di condanna del regime di Bashar al Assad”.

euronews:
Gli egiziani votano per eleggere il nuovo presidente. Lei non è preoccupato per il futuro dei Paesi che hanno vissuto la cosiddetta “primavera araba”?

Salil Shetty, Amnesty International:
I dittatori se ne sono andati in molti di questi Paesi in transizione, ma non le dittature. Quindi dobbiamo tenere gli occhi aperti su questi posti, indipendentemente da chi sarà il Presidente.

Ci sono alcune cose molto urgenti che devono fare. Prima di tutto le leggi di emergenza devono essere archiviate, in secondo luogo gli apparati di sicurezza devono essere completamente rivisti, serve una costituzione che rispetti i diritti.

Senza una costituzione forte, che difenda non solo i diritti della maggioranza, ma quelli delle donne e delle minoranze religiose come i copti, sarà molto difficile costruire il resto dell’edificio.

Quindi serve la costituzione, servono le istituzioni, l’istruzione, perché queste cose non possono cambiare da un giorno all’altro. C‘è molto lavoro per il nuovo presidente. Ma sono ottimista. Il cambiamento è stato molto importante. Se qualcuno pensava che sarebbe stato facile cambiare qualcosa che era stato costruito nel corso di decenni, era chiedere troppo.

euronews: 
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non ha espresso una vera leadership nella crisi siriana. Qual è il suo giudizio sul ruolo del Consiglio di Sicurezza e sulla situazione, la grave situazione, in Siria?

Salil Shetty:
Migliaia di vite sono state sacrificate in Siria prima che il Consiglio di Sicurezza avviasse qualche azione, una debole risoluzione per mandare un numero ristretto di osservatori militari sul terreno. Ora i rapporti di Amnesty International hanno reso evidente che le atrocità in Siria costituiscono crimini contro l’umanità.

Ma il Consiglio non ha preso alcuna decisione, non si è rivolto alla Corte penale internazionale, non è stato fatto neanche il minimo indispensabile. E sfortunatamente sappiamo che il motivo è che la Russia ha interessi commerciali e militari in Siria e la Cina appoggia la Russia; e sappiamo anche che questa dinamica tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non è nuova.

Gli Stati Uniti hanno sostenuto la dittatura egiziana per anni, i francesi appoggiavano quella tunisina, quindi ora c‘è bisogno davvero di un cambiamento nel modo di operare del Consiglio di Sicurezza.

Dovrebbe agire a nome di tutti gli membri dell’Onu, invece ognuno sta difendendo solo i suoi interessi.

euronews:
Guardiamo al mondo occidentale. E’ stato un anno di proteste in Europa e negli Stati Uniti che riguardano soprattutto la situazione economica. Quali politiche devono essere cambiate?

Salil Shetty:
Le conseguenze della crisi pesano su alcuni dei settori più poveri e marginalizzati delle comunità.

Quindi, in Europa, abbiamo assistito alla ricerca di capri espiatori tra immigrati e profughi, come se avessero causato loro il problema. Quello che chiediamo ai governi è che non permettano che questa crisi economica diventi una crisi dei diritti umani.

Prima di tagliare la spesa pubblica e i servizi forniti ai gruppi svantaggiati, devono valutarne l’impatto sui diritti umani. Che sia il diritto alla sanità o all’acqua all’istruzione o a un’abitazione adeguata, devono ricordarsi che hanno firmato le convenzioni internazionali su questi temi, e fare le debite valutazioni.

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