http://www.asianews.it Chiesa colpita nelle proteste contro il film anti-islam. La condanna di leader cristiani e musulmani Nella giornata di “amore” al Profeta, devastata una chiesa e profanate copie della Bibbia. Vescovo di Islamabad: atti ingiustificabili. Leader musulmano: i cristiani “non hanno mai insultato” l’islam. Il governo pakistano si dissocia dall’iniziativa del ministro delle Ferrovie, che ha emesso una taglia di 100mila dollari contro il regista. Islamabad (AsiaNews) - Leader cristiani e musulmani condannano l'attacco a una chiesa anglicana avvenuto lo scorso 21 settembre, in concomitanza con le manifestazioni dei musulmani pakistani contro il film anti-islamico. L'assalto ha causato gravi danni all'edificio e all'adiacente biblioteca; profanate diverse copie della Bibbia. Il vescovo di Islamabad stigmatizza il gesto e bolla come "ingiustificabili" le violenze che hanno contraddistinto il venerdì di protesta; ancora più critico il commento di personalità di primo piano del fronte islamico, secondo cui "i cristiani pakistani sono gente pacifica" e "non hanno mai insultato" la religione di Maometto. Intanto il governo pakistano e statunitense esprimono biasimo per la taglia emessa da un ministro di Islamabad contro il regista del film "L'innocenza dei musulmani", pellicola che ha scatenato una ondata di violenze in tutto il mondo islamico. Il 21 settembre i musulmani pakistani hanno promosso la giornata di "amore al profeta Maometto". Le dimostrazioni hanno preso una piega violenta, per la partecipazione di movimenti estremisti e gruppi talebani. A Peshawar sono morte almeno sei persone, 45 i feriti, tre cinema, due banche e tre edifici incendiati. Nella capitale Islamabad si sono registrati 45 feriti, due banche e una pompa di benzina dati alle fiamme. Danni a oggetti o persone sono occorsi anche a Lahore e Karachi, dove gli estremisti hanno colpito pure due chiese. L'attacco più grave (nella foto) contro un edificio cristiano è avvenuto a Mardan, nella Provincia di frontiera nord-occidentale (Nwfp), dove è andata distrutta la Sarhadi Lutheran Church, anglicana e di proprietà della Church of Pakistan. Nell'assalto - portato al termine della preghiera islamica del venerdì - sono state profanate diverse copie della Bibbia e ha subito gravi danni anche la biblioteca adiacente l'edificio. La stessa comunità anglicana, nel recente passato, ha promosso iniziative di assistenza e aiuto alle popolazioni musulmane stremate dalle devastanti alluvioni del 2010, offrendo loro riparo e alloggio. Il vescovo di Islamabad/Rawalpindi ha dichiarato che "tutti hanno il diritto di protestare", ma "non è giustificabile il danneggiamento di edifici pubblici o proprietà private". Mons. Rufin Anthony ha inoltre aggiunto una "ferma condanna" degli assalti e dell'uccisione di "innocenti". Paul Bhatti, consigliere speciale del Primo Ministro per l'Armonia nazionale, ha lanciato un appello ai leader cristiani e ai membri della società civile, chiedendo loro di condannare "senza se e senza ma" il film contro Maometto; il politico cattolico continua la sua battaglia a favore della pace fra fedeli e religioni diverse e chiede collaborazione per riportare un clima di tolleranza. Intanto anche diversi esponenti di primo piano della comunità musulmana pakistana esprimono biasimo e condanna per gli attacchi contro obiettivi cristiani. Allama Riaz Ahmed Sharifi, leader islamico nel Punjab, sottolinea che "non possono essere tollerate offese al profeta Maometto", ma "il modo in cui i musulmani hanno mostrato la loro ira è ingiustificabile". Egli chiarisce che governo e capi religiosi "hanno un ruolo nel processo educativo" che deve insegnare alla gente "che è legittimo protestare, ma è al contempo completamente sbagliato danneggiare luoghi di culto, proprietà o terrorizzare persone". L'avvocato musulmano Ejaz Ahmed aggiunge che "i cristiani pakistani sono gente pacifica" e "non hanno mai insultato l'islam", tuttavia "una piccola frangia di estremisti li perseguita per i propri interessi". Nel frattempo continua a infuriare la polemica sulla taglia di 100mila dollari emessa da Ghulam Ahmed Bilour, ministro pakistano delle Ferrovie, sulla testa del regista del film anti-islamico. Pur riconoscendo che l'opera è "offensiva" e "priva di gusto", come affermato dal presidente Barack Obama e dal segretario di Stato Hillary Clinton, il gesto secondo Washington "fomenta la violenza" ed è "inopportuno". Dissenso e ferma condanna per la taglia arriva anche dall'esecutivo di Islamabad, che sconfessa l'iniziativa di un suo membro. Interpellato sulla vicenda, il portavoce del Primo Ministro chiarisce alla Bbc che "il governo si dissocia nella maniera più assoluta" da un ministro che "non fa parte del Partito popolare pakistano" (che detiene la maggioranza dei consensi, ndr) e valuterà presto "i prossimi passi" da intraprendere nei suoi confronti. Per "vendicare" la diffusione del film che offende la figura di Maometto, l'11 settembre scorso un gruppo armato ha attaccato il consolato Usa a Bengasi (Libia). Nell'attentato, l'ambasciatore Christopher Stevens e tre suoi collaboratori hanno perso la vita. La protesta contro la pellicola si è poi diffusa in altri Paesi islamici, in Medio oriente e nel Nord Africa, oltre che in India in Pakistan e in Indonesia, la nazione musulmana più popolosa al mondo. |