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mercoledì 12 settembre 2012 12:35

Giordania, sull'orlo della crisi
di Marta Fortunato



Le recenti proteste scoppiate nel paese sono simbolo di una crescente instabilità politica ed economica. Quale futuro attende il regno hashemita?

Roma, 12 settembre 2012, Nena News - La recente decisione del governo di non alzare il prezzo della benzina non è servita a frenare le rivolte sociali scoppiate in Giordania. La crisi siriana e il continuo flusso di rifugiati che affollano le città settentrionali del paese non hanno fatto altro che peggiorare il già precario equilibrio sociale ed economico su cui si regge il paese. Proteste e manifestazioni sono scoppiate nella città di Tafila: migliaia di persone hanno invocato la caduta del regime ed hanno duramente criticato la corruzione diffusa nel paese. Tra la classe politica giordana regna il caos. Il primo ministro Fayew Taraweh - richiamato ad aprile alla guida del governo dal re Abdallah II - deve far fronte ad una crisi economica sempre più profonda, aggravata dalle crescenti proteste sociali. Gli spazi di manovra politica sono sempre più limitati e la decisione di non alzare il prezzo della benzina ha provocato un ulteriore buco nelle casse dello stato. Ed ora a rischio sarebbero addirittura gli stipendi dei dipendenti statali. Secondo il parere di alcuni esperti economici, la Giordania avrebbe bisogno di almeno 4 miliardi di dollari solamente per far fronte ai bisogni più urgenti - stipendi e beni di prima necessità come il gasolio e la benzina.

Quale sarà la politica che re Abdallah adotterà nei prossimi mesi? Nonostante le promesse di riforme concrete che avrebbero dovuto coinvolgere anche l'opposizione, il monarca, fin dall'inizio delle proteste, non hai mai realmente cercato di portare un vero cambiamento nel paese. I ministri degli interni - fino ad aprile Khassawe, inizialmente presentato come il salvatore della patria e in seguito dimissionato, ed ora Taraweh - non hanno fatto altro che seguire le indicazioni della monarchia, interessata ad attuare riforme superficiali che non mettessero in pericolo l'alleanza con quei "giordani originali" che, in cambio di potere ed onori, garantiscono la stabilità del regno. E nemmeno Taraweh - come il suo predecessore - ha osato mettere in discussione quelle leggi speciali che negli ultimi mesi hanno portato all'arresto di blogger ed attivisti accusati di aver diffamato re Abdallah solo per aver denunciato l'ambiguità delle riforme attuate.

"L'arresto di giovani coinvolti nelle rivolte da Tafila ad Amman è una misura strana, simbolo di una totale mancanza di saggezza o di un senso di responsabilità" ha commentato lo scrittore Sa'ud Qubailat in un articolo pubblicato lunedì scorso dal quotidiano giordano Al-'Arab Al-Yom. Le dinamiche in atto nella regione si possono paragonare ad un vulcano in eruzione. Aggiungere nuovi motivi tensione potrebbe far esplodere la situazione e portare il paese ad un punto di non ritorno con lotte intestine tra le varie parti. Qual è lo scopo del governo giordano? Sicuramente, continua Qubailat, le detenzioni non indeboliranno i movimenti di protesta. Al contrario, non faranno altro che rafforzare le manifestazioni e la mobilitazione popolare.

Opinione condivisa dal quotidiano arabo Al-Quds al-'Arabi. Il re Abdallah II dovrebbe guardare al passato ed imparare dalla saggezza e dalla velocità di reazione del padre. Quando sono scoppiate le rivolte nel 1989 nella parte meridionale della Giordania, il re Abdallah ha preso misure coraggiose che in pochi mesi hanno ristabilizzato la situazione. Tra le decisioni attuate ci sono state quella di sciogliere il Parlamento, di fare un cambio nella leadership di governo e di indire le elezioni generali - a seguito delle quali gli islamisti hanno ottenuto molti seggi in Parlamento. E, ancora oggi, sono proprio la riforma della legge elettorale e il ritorno alle urne, le maggiori richieste dei manifestanti. Richieste che finora re Abdallah non sembra pronto a soddisfare. Anche la bozza di riforma elettorale, approvata pochi mesi fa, porterà solamente ad un cambiamento superficiale, di facciata e non di contenuto. Infatti la nuova legge, nonostante abbia aumentato la rappresentanza femminile in Parlamento, impone ulteriori restrizioni alle possibilità delle forze politiche di opposizione molto forti nella capitale giordana e nei grandi centri.

"Speriamo che il re Abdallah II si dimostri in grado di salvare la nave in questo mare pieno di onde , forti correnti e rocce, alcune visibili ed altre nascoste sotto le acque" conclude Al-Quds Al-'Arabi. Nena News

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