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30 Aprile 2012

MES, la sovranità dei cittadini europei aggirata a caro prezzo
di Matteo Marini

Dopo mesi di dibattito sugli scandali partitici, solo adesso i media nostrani sembrano accorgersi del Meccanismo europeo di stabilità (MES) e ne cominciano a parlare. Ma che cos'è realmente questo meccanismo? Sono tutti d'accordo con ciò che è stato deciso a Bruxelles?

ESM (o MES) ovvero, meccanismo europeo di stabilità. È questo il nome della nuova minaccia che si abbatte sul nostro Paese e sull'Europa tutta.

Si tratta, in poche parole, di instradare i 17 stati aderenti a questo 'patto fiscale' (l'Italia è fra questi) dentro a un meccanismo che, di fatto, istituisce un'organizzazione finanziaria intergovernativa: la, il MES, per l'appunto. L'accordo, nasce come insieme di modifiche al Trattato Europeo approvate il 23 marzo 2011 dalla plenaria di Bruxelles e ratificate dal Consiglio Europeo nel luglio dell'anno scorso. L'entrata in vigore del provvedimento, è prevista per luglio 2012.

IL MES, è quindi un'istituzione finanziaria internazionale ed ha il velato (neanche tanto) obiettivo di evitare il fallimento degli stati membri in difficoltà, prestando capitali.

Tale organizzazione, avrebbe quindi il compito di decidere la vita e la morte di uno stato, con la conseguente conclusione che la sovranità nazionale tanto sbandierata (in più occasioni anche nei nostri confini nazionali) verrebbe 'spezzettata'.

Il capitale di cui si doterà il MES, sarà di ben 700 miliardi di euro. L'organismo, sarà diretto dai 17 ministri dell'Economia dei paesi aderenti. Per l'Italia, quindi, avremo il Presidente Mario Monti, ex uomo di Goldman Sachs. Indovinate chi è che, se tale accordo dovesse ufficialmente passare, salirà sul podio dei maggiori contribuenti? Siamo noi! Sarà proprio l'Italia.

Basta vedere le percentuali di contribuzione sul trattato. Come ci racconta il blogger Claudio Messora, dalle pagine di Byoblu, analizzando il testo: “la percentuale di contribuzione […] per l'Italia è del 17,9137%. Siamo i terzi maggiori contribuenti in assoluto […] andate al secondo allegato, ottava riga. Abbiamo un milione e duecentocinquantamila quote (1.253.959, per la precisione) e contribuiremo con la bellezza di 125.395.900.000 €”.

Dei 700 miliardi di capitale del MES, continua Messora: “80 andranno saldati subito […] in cinque anni […]. Il resto bisognerà corrisponderli non appena i 17 super governatori (tra cui Mario Monti) lo decideranno, insieme ad ogni altro aumento di capitale (quindi ben oltre i 125 della nostra quota parte) che verrà decisa a insindacabile giudizio dal MES. Cui nessuno potrà chiedere conto, essendo le sue sedi e i documenti personali di tutti i governatori assolutamente inviolabili e immuni a qualsiasi istituzione giuridica. […] Facendo due conti, il 17,9137% di 80 fa 14,32. Il che significa che dovremo […] pagare 14,32 miliardi cash in cinque anni. Fanno quasi tre miliardi all'anno”.

Le autorità politiche, quindi, godranno di impunità assoluta sulle loro scelte e i cui documenti saranno inviolabili. Secondo molti però, il problema è che lo scopo segreto di questo 'buco nero' (fondo) finanziario è quello di rinsaldare i capitali delle banche, in crisi di liquidità, e non scongiurare veramente il default dei singoli stati.

Ma a che punto è la ratifica del MES da parte dei singoli stati?

In Germania, il Bundestag (parlamento tedesco, ha messo in calendario il voto sull'accordo e sul Patto Fiscale per il 25 maggio. La coalizione di governo - formata dall'Unione Cristiano Democratica (CDU), dall'Unione Cristiano Sociale in Baviera (CSU) e dal Partito Liberale Democratico (FDP) - che appoggia la Merkel, voterà a favore del provvedimento, insieme a parte dell'opposizione (Partito Socialdemocratico e Partito dei Verdi) lasciando solo i post-comunisti del Linke a dare un parere sfavorevole, con qualche cane sciolto che gli darà ragione.

Per le strade, però, monta la protesta. Se fino a poche settimane fa solo il Movimento di solidarietà tedesco, era contro il Patto e contro il MES e chiedeva un referendum su entrambi i temi ma anche sul grande dilemma se mantenere l'euro o meno, anche l'alleanza Mehr Demokratie ha cominciato a pronunciarsi in proposito e a sponsorizzare gran parte di queste iniziative. L'alleanza, infatti, si unisce al coro della richiesta di un referendum prima del voto di fine maggio e – attraverso un duro lavoro di lobbying – sta tentando di convincere i parlamentari a cambiare idea.

Altri sostenitori del referendum, sono l'associazione dei contribuenti tedeschi, il partito Linke, il parlamentare cristiano sociale Peter Gauweiler e molti esperti di diritto costituzionale ed internazionale in diverse università tedesche, come Christoph Degenhart (Lipsia), Peter Neumann (Dresda), Dietrich Murswiek (Friburgo) e Karl Albrecht Schachtschneider (Norimberga-Erlangen).

Attraverso poi il supporto dell'ex ministro della giusitizia, Herta Daeubler-Gmelin, si vorrebbe presentare un ricorso alla Corte Costituzionale, per impedire qualsiasi pagamento al MES fino a quando la Corte non si esprimerà sulla costituzionalità o meno del fondo. Qualora il ricorso dovesse essere accettato, il MES difficilmente potrà partire in tempo per luglio. Basti pensare che la Germania è il principale contribuente del fondo, con uno stanziamento previsto di 190 miliardi di euro.

Un altro Stato in cui l'approvazione del meccanismo di stabilità potrebbe venir meno è l'Austria. La coalizione di governo, formata da conservatori e socialdemocratici, non dispone infatti della maggioranza di due terzi, necessari per la ratifica. Inoltre, l'FPOE e il BZOE (due partiti di opposizione), sono a favore di un referendum sulla falsariga di quello proposto in Germania. Prima il referendum e poi, in caso di parere positivo, la ratifica parlamentare.

In terra di Irlanda, sempre molto reattiva quando si parla di scelte 'imposte dall'alto', si prospetta un referendum nazionale sull'UE per il 31 maggio. Eamon Gilmore, vice primo ministro e ministro degli esteri, ha affermato che: “Il governo organizzerà una vasta campagna di informazione per assicurarsi che gli elettori siano informati dei contenuti del trattato e per facilitare un dibattito vero sulla decisione che il paese deve prendere'”.

Anche se in passato l'Irlanda ha respinto per ben due volte dei trattati europei (quello di Nizza nel 2001 e quello di Lisbona nel 2008) questa volta forse tutto potrebbe filar liscio per Bruxelles. I sondaggi infatti indicano che stavolta gli irlandesi voterebbero a favore del trattato, con un 49% di favorevoli, il 33% di contrari e un 18% di indecisi.

Infine, l'Italia. Nel nostro Paese si prevede che buoni 2/3 del parlamento approveranno il MES ma, come ci racconta Lidia Undiemi (che avevamo già intervistato, ndr), attivista siciliana e studiosa di diritto ed economia, anche qui qualcosa si muove. Insieme al quotidiano on line Wall Street Italia, infatti, ha stilato una Proposta di Mozione Parlamentare sostenuta anche da MoviSol, il movimento di LaRouche in Italia.

La mozione si sofferma sul fatto che sono “forti i rischi di cessione di sovranità ad una organizzazione finanziaria e la conseguente ondata di ulteriori politiche di austerity che potrebbero colpire i cittadini”. Chiede una “discussione pubblica sul trattato ESM”, la fine dell'austerità, la difesa dell'economia reale e mezzi per garantire che il MES, per via della sua opacità e immunità nei confronti di qualsiasi giurisdizione legale, non venga preso in mano dalla criminalità organizzata.

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