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Nuovi scontri in Xinjiang Almeno venti persone sarebbero state uccise il 28 febbraio, in scontri avvenuti a nella contea di Yecheng, circa 250 chilometri a sudest di Kashgar, nella regione nordoccidentale dello Xinjiang, vasta regione che confina con il Pakistan e l'Afghanistan, patria di almeno 9 milioni di Uighuru che protestano contro l'oppressione cinese. Dove il numero di cinesi Han, gruppo etnico dominante in Cina, è drammaticamente aumentato nell'ultimo decennio.
1 marzo 2012 - 11 am, Beijing Time - Update A due giorni dall’incidente Reuters riporta che i morti sarebbero in totale venti: tredici vittime dei “rivoltosi” e sette vittime della polizia. 29 febbraio 2012 - 1 pm, Beijing Time - La notizia La notizia è stata diffusa da Ap che a sua volta cita l'agenzia di stampa Xinhua. Gli scontri sarebbero avvenuti intorno alle sei del pomeriggio. Secondo la ricostruzione, i rivoltosi armati di coltelli, avrebbero ucciso dieci persone, mentre la polizia cinese avrebbe ucciso due degli assalitori. Un portavoce di un gruppo di uiguri all'estero avrebbe dichiarato ad Ap che l'incidente sarebbe scoppiato a causa di un diverbio tra uiguri e un non meglio specificato “personale di sicurezza” cinese. Nella mattinata del 29 febbraio nessuna notizia compare sui media cinesi, e non c'è traccia neppure del comunicato di Xinhua che pure è stato diffuso ieri alle 22:21. Su Weibo, il twitter cinese, la notizia è rintracciabile in lingua inglese se scriviamo Xinjiang, Kashgar o Yecheng utilizzando il nostro alfabeto, ma gli stessi termini digitati in caratteri cinesi non danno alcun risultato (solo Xinjiang, ma rimanda principalmente a informazioni turistiche e a qualcuno che i potizza un “incidente”). Il prossimo 5 marzo prenderà il via la V sessione annuale dell'XI assemblea del Congresso nazionale del popolo ed è quindi scontato che le misure di sicurezza sul territorio si siano inasprite (anche nelle aree tibetane la situazione è piuttosto tesa). Secondo Radio Free Asia la chiusura di oltre duecento luoghi di culto nella regione sarebbe da ricondurre a queste misure di precauzione. Lo scorso mese, inoltre, la regione dello Xinjiang ha aumentato il personale di polizia di 8mila unità in modo da poterne posizionare almeno uno in ogni villaggio. Interessante quanto riportato dal Telegraph per cui le rivolte di ieri sarebbero coincise con l’apertura di una nuova autostrada che collega Yecheng a Kashgar. Anche se non è detto che abbia alcuna correlazione con gli incidenti. La contea di Yecheng, il cui nome in turco è Kargilik, è una contea rurale, una delle aree più povere della provincia dello Xinjiang, quasi priva sia di petrolio sia di gas naturale. Fra coloro che avevano partecipato alle rivolte del 2009 (oltre 200 morti) molti provenivano da qui, come da Kashghar, Hotan e dintorni. Il governo ha bollato le rivolte del passato come veri e propri attacchi terroristici, affermando che sarebbero state orchestrate da gruppi separatisti residenti all’estero. Ma gli uiguri residenti sia a Urumqi che nei villaggi dello Xinjiang meridionale sostengono che le violenze siano il risultato delle azioni di un governo oppressivo, che ha marginalizzato economicamente gli abitanti locali con politiche di stampo colonialista. Ad ora nessun media ha verificato direttamente la notizia. Ricerche: Cecilia Attanasio Ghezzi, Lucia De Carlo, Michele Penna.
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