Scritto per Lettera 43
Ai Weiwei sul caso Bo Xilai
In una rara intervista Ai Weiwei ha difeso Bo Xilai: anche se i suoi metodi erano orribili, merita un giusto processo. Intanto Deviilers, un francese in rapporti con la famiglia Bo e incarcerato fino a lunedì scorso a Phnom Penh su richiesta cinese, è volato a Shanghai per fornire la sua testimonianza. Ai Weiwei è tornato a farsi sentire in una rara intervista rilasciata dalla sua casa di Pechino, dove si trova agli arresti domiciliari. Il celebre artista dissidente si è sorprendentemente lanciato nella difesa di Bo Xilai, l’ex segretario del Partito di Chongqing recentemente purgato, accusando il Partito di aver gestito il caso in modo inaccettabile. Nel frattempo, è anche giunta la notizia che Patrick Devillers, un architetto francese amico del britannico Neil Heiwood e apparentemente implicato nella vicenda, sarebbe stato trasferito in Cina per testimoniare al processo di Bo. Ai Weiwei è un noto artista dissidente che da lungo tempo si trova agli arresti domiciliari. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Ai avrebbe dichiarato, riferendosi alla repressione del Partito comunista: “non è solo il mio caso personale […] gli esempi più lampanti sono Wang Lijun e Bo Xilai, entrambi sono dei funzionari molto importanti e molto rappresentativi del Partito in questo momento. Ma oggi vengono trattati esattamente come me”. Certo, anche per Ai Weiwei Bo non era uno stinco di santo: “si tratta dello stereotipo del politico con enormi ambizioni. Che si trattasse di ‘cantare canzoni rosse’ o di ‘combattere il crimine’, ha usato dei metodi terrificanti cercando di trascinare il Paese in una situazione più difficile”. Ciononostante, “la sua vicenda si è svolta in un modo del tutto inaccettabile. Anche se fosse un criminale, ci dovrebbe essere comunque un processo aperto, un processo legale, per gestire il suo caso. Ma ancora oggi nessuno sa cos'è successo a Bo Xilai”. Bo era il potente segretario del Partito comunista di Chongqing. La sua brillante carriera politica si interruppe a febbraio di quest’anno, quando il capo dei servizi di sicurezza della città e suo braccio destro, Wang Lijun, si recò al consolato americano di Chengdu. I contorni della vicenda non sono ancora stati chiariti, ma da allora Bo è stato spogliato delle sue cariche ed è scomparso dalla circolazione. Mentre la moglie è accusata di omicidio colposo di un cittadino britannico: Neil Heywood. Pare che i due usassero le loro amicizie con gli stranieri per trasferire all'estero ingenti somme di denaro. Le sorprendenti parole di Ai non sono state l’unica novità sul caso Bo Xilai: Patrick Devillers, 52enne architetto francese, è in viaggio per la Cina, dove dovrebbe testimoniare nel presunto processo contro Bo. Devillers viveva a Phnom Penh, in Cambogia, dove era stato arrestato, su pressione di Pechino. Patrick Devillers conosceva la famiglia di Bo ed era in affari con la moglie fin dagli anni Novanta. Le autorità sospettano che potrebbe avere della informazioni sulla vicenda, se non addirittura esservi coinvolto. Sok Phal, vice capo nazionale della polizia cambogiana avrebbe affermato che martedì Devillers “è stato liberato da una prigione a Phnom Penh e imbarcato su un aereo per Shanghai ‘di sua volontà’”. Secondo i media britannici, l’architetto avrebbe dichiarato che “sarà solo un testimone” e che “l’ambasciata francese ha supportato questa decisione al cento per cento”. Apparentemente, Pechino avrebbe anche affermato che l'uomo “non sarà indagato mentre si trova sul suolo cinese in cambio della sua cooperazione”.
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