The Epoch Times
28 ottobre 2012

Cina: proteste di massa portano a demolizione stabilimento chimico
di Gu Qing’er

I residenti di una provincia costiera cinese hanno cercato di fermare l’espansione di uno stabilimento chimico, tramite proteste di massa durate svariati giorni, nonostante la dura repressione della polizia e il silenzio dei media.

Le proteste si sono fermate domenica scorsa, quando i funzionari hanno annunciato che avrebbero cancellato il progetto.

Lo stabilimento, che doveva essere costruito a Ningbo, una grande città portuale nella provincia orientale dello Zhejiang, è una filiale della China Petroleum and Chemical Corporation, importante compagnia petrolifera statale che produce il para-Xilene, un pericoloso solvente industriale. Il Centro per il Controllo delle Malattie degli USA avverte: “NON lasciate che questo agente chimico contamini l’ambiente”.

Le proteste, durante le quali la polizia antisommossa ha lanciato lacrimogeni contro migliaia di residenti, hanno avuto inizio il 21 ottobre e sono continuate sino alla sera del 28 ottobre.

La BBC ha riferito che le autorità hanno accettato di fermare la costruzione dello stabilimento, sebbene i cittadini abbiano accolto con diffidenza la notizia, secondo The Associated Press. “C’è pochissima fiducia pubblica nel governo”, ha detto la manifestante Liu Li ad AP. “Chissà se stanno dicendo così solo per farci andar via e poi continuare con il progetto”, ha aggiunto.

Un residente locale chiamato Liao ha detto a The Epoch Times: “Non vogliamo industrie chimiche a Zhenhai [un distretto della città di Ningbo]. Ci sono stabilimenti chimici già in tutta Zhenhai e ora le autorità ne stanno facendo venire un altro, tossico. Non c’è modo per sopravvivere a tutto ciò. Dobbiamo anche pensare ai nostri bambini!”.

Dei testimoni oculari hanno descritto una scena pericolosa. Un manifestante arrestato il 24 ottobre ha detto a The Epoch Times: “I manifestanti dinanzi al governo distrettuale hanno chiesto di parlare con le autorità. Solo uno è venuto a parlare con noi e abbiamo bloccato il traffico dinanzi agli uffici del governo. In seguito hanno ordinato alla polizia di cacciarci. Più di 200 poliziotti sono venuti. Hanno arrestato 14 persone alle 15:00 del 24 ottobre, sette uomini e sette donne. Molti sono stati colpiti. Tra gli arrestati, cinque sono stati rilasciati su cauzione. Non sappiamo dove sono gli altri nove. La polizia antisommossa era violenta. Quando abbiamo resistito all’arresto, ci hanno presi a pugni”.

Il manifestante ha continuato a parlare, descrivendo il trattamento ricevuto: “Ci sono vari ematomi insanguinati sul mio collo. Le mie labbra stanno sanguinando. I poliziotti mi hanno preso a pugni in testa e mi hanno costretto ad accovacciarmi a terra. Mi hanno portato di forza in un loro veicolo. Ho cominciato a vomitare a causa delle ferite alla testa, ma nessuno ha fatto niente. Non mi hanno permesso di parlare o di fare telefonate. In seguito mi hanno incarcerato nella stazione di polizia Luotuo”.

Il 25 ottobre, i manifestanti hanno mostrato striscioni con scritto: “Vogliamo vivere. Proteggere le nostre case e allontanare il veleno. Il p-Xilene lasci Zhenhai. Dateci una città pulita!”.

Dai Jianwei, attivista democratico di Ningbo, ha detto ad NTD, una stazione televisiva in lingua cinese, che il 27 ottobre la folla era pacifica e che alcuni residenti anziani e di mezza età stavano parlando alla polizia dei pericoli del p-Xilene, soprattutto per i bambini.

Il sig. Hu, proprietario di un negozio vicino al centro della protesta, ha detto a The Epoch Times di aver visto decine di migliaia di manifestanti nelle strade. “Chiunque sta cantando ‘P-X vai via da Ningpo, vogliamo vivere, vogliamo rimanere in salute’”, ha detto Hu spiegando che i media di Stato non hanno parlato di nessuna sommossa e le autorità hanno detto alle persone che sarebbero state licenziate per aver preso parte alle proteste. Il sig. Hu è stato poi arrestato, secondo delle fonti di The Epoch Times.

I manifestanti, secondo un messaggio di Weibo che è stato poi bloccato, hanno applaudito e pianto quando hanno visto il reporter inglese Angus Walker, per ITV news, sulla scena.

“Ero proprio lì. Quando il media estero è apparso, gli applausi sono durati per lungo tempo e un sacco di persone, incluso un tizio dell’esercito a 30 piedi di distanza, avevano le lacrime agli occhi”, secondo un residente locale che scrive su Weibo.

Un’altra utente, di Shanghai, ha scritto: “Se i Cinesi accolgono i giornalisti esteri con le lacrime e chiedono aiuto “all’armata straniera” per salvarli, significa che i nostri media sono morti, così come il nostro governo”.

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