http://www.asianews.it Dopo Bo Xilai: l'obbedienza al Partito e l'appello alle riforme La lotta contro Bo Xilai e i suoi alleati segna la fine dell'immagine di unità e stabilità nel Partito. Bo ha cercato l'appoggio nell'esercito per un probabile colpo di Stato. I richiami all'unità e all'obbedienza dell'esercito alla leadership si scontrano con gli appelli di Wen Jiabao alle riforme politiche. Come altre volte, è possibile che le parole di Wen siano solo parole vuote. Il processo a Bo Xilai avvenga secondo la legge e lasciando libertà ai giornalisti cinesi e stranieri di riportarlo sui giornali. Un'analisi dell'esperto Willy Lam. Per gentile concessione di The Jamestown Foundation. Hong Kong (AsiaNews) La scioccante caduta di Bo Xilai (a sin. nella foto), segretario del Partito a Chongqing, ha distrutto l'unità di facciata del Partito comunista cinese (Pcc) insieme alla sua stabilità. Gli ultimi 15 giorni sono testimoni di una serie di voci circa un fallito colpo di Stato, forse manovrato da Bo in collaborazione con Zhou Yongkang, membro del Comitato permanente del Politburo (Cpp), già capo del Partito in Sichuan, e con stretti legami con il carismatico principino Bo. Altre voci affermano che Bo ha cercato di ampliare la sua posizione nell'esercito (PLA), favorendo legami con la Regione militare di Chengdu. Grande diffusione nel cyberspazio ha pure la notizia - non confermata - che , con l'aiuto dell'ex capo della polizia di Chongqing, Wang Lijun, Bo ha cercato di spiare le conversazioni di vari membri del Cpp (Ming Pao [Hong Kong], 22 marzo; Bloomberg News, 21 marzo). Sebbene la maggior parte di queste storie sono inqualificabili, esse confermano però che il corpo politico cinese è affetto da gravi malattie. Ciò avviene nonostante gli sforzi della leadership del presidente Hu Jintao e del premier Wen Jiabao, che tentano di esibire un immagine stabile in prossimità del 18mo Congresso del Pcc, che vedrà un completo cambio di guardia. Anzitutto, l'apparente unità fra le più diverse correnti e clan del Pcc è superficiale e l'antico metodo delle "campagne anti-corruzione" rimane l'arma migliore nelle trame delle fazioni e delle pugnalate alle spalle. In secondo luogo, non si può escludere il coinvolgimento dei militari negli scismi interni al Partito. Nonostante le ferite emerse con Bo, è improbabile che l'élite del Partito seguirà i ripetuti appelli di Wen per una genuina riforma politica. Dopo il siluramento di Bo da Chongqing, è circolato fra i quadri un rapporto interno del Partito che conferma almeno in parte l'idea che il 62enne principino è sotto inchiesta per "crimini economici". Il documento dice che Bo ha rimosso il suo protetto Wang Lijun - un tempo definito "l'eroe nazionale anti-triadi" - dalle sue responsabilità di capo della polizia, quando ha scoperto che le forze dell'ordine a lui sottomesse stavano investigando su parenti di Bo per presunte attività corrotte (Associated Press, 20 marzo; New York Times, 19 marzo). La tensione fra Bo e Wang è stata così intensa che il 6 febbraio scorso, Wang - lui stesso sotto inchiesta per presunte illegalità mentre era poliziotto nel Liaoning - ha tentato di chiedere asilo politico presso il consolato Usa di Chengdu ("Hu Jintao Draws Blood with the Wang Lijun Scandal," China Brief, 2 marzo). I giornali di Hong Kong affermano che Bo era in combutta con il potente Zhou, membro del Cpp, responsabile dell'attuazione della legge e dell'apparato di sicurezza interna. In più, uno dei familiari di Zhou, imprenditore milionario a Chongqing, ha senz'altro goduto del favore di Bo (Apple Daily [Hong Kong] 23 marzo). Bo Xilai e l'appoggio dell'esercito Che Bo cercasse il sostegno del Pla è provato dal fatto che durante un viaggio di ispezione nello Yunnan, nel febbraio scorso, egli ha fatto visita alla divisione 14ma dell'esercito, fondata da suo padre Bo Yibo, uno degli "Immortali". Ancora, in qualità di capo del Partito a Chongqing, Bo ha fatto generose donazioni alla regione militare di Chengdu, per aggiornare l'equipaggiamento e migliorare il welfare. Tale regione militare controlla le aree di Chongqing, Sichuan, Yunnan e Tibet (Apple Daily, 20 marzo; Frontline Monthly [Hong Kong], 16 marzo; Yunnan Daily, 11 febbraio). Non fa meraviglia perciò che prima e dopo il siluramento di Bo, Hu Jintao - che è pure presidente della Commissione militare centrale (Cmc) - e i suoi colleghi più stretti hanno fatto delle mosse per assicurarsi la lealtà dei militari e delle unità civili. Fin da metà febbraio il dipartimento politico generale del Pla ha lanciato la campagna "Enfatizza la politica, fai attenzione alla situazione nazionale, osserva la disciplina". Il senso di questo movimento ideologico è che gli ufficiali e i soldati devono "mantenere il massimo accordo in pensiero, politica e azione con le autorità centrali del Partito, con il Cmc e con il presidente Hu" (People's Net, 21 marzo; PLA Daily, 17 febbraio). Allo stesso tempo, le unità del Pla nei quartier generali e nelle regioni, sono sottomesse a un esercizio di propaganda dal titolo "Dobbiamo ereditare l'arma [il fucile] di Lei Feng". Negli anni '50 Mao Zedong ha gonfiato a dismisura il "modello proletario" Lei Feng per la sua assoluta [acritica] lealtà alle autorità centrali del Partito. Per il vice-presidente del Cmc, il gen. Xu Caihou, Hu ha educato gli ufficiali "a sostenere lo spirito di Lei Feng con un forte senso di responsabilità politica e un alto grado di autocoscienza" (PLA Daily, 18 marzo; CNTV.com [Beijing], 29 febbraio). In un recente discorso a quadri di medio livello, Li Yuanchao, membro del Politburo e capo dell'organizzazione del Partito, ha spinto i rappresentanti ad "attuare con serietà tutte le regole sul governo pulito e sulla disciplina". E ha messo in guardia: "In tutte le circostanze i quadri devono essere capaci di tenere alto il senso di moralità, mantenere un buon comportamento e non soccombere alla corruzione" " (Ming Pao, 21 marzo; China News Service, 20 marzo). Ancor più, in un lungo articolo sul giornale teoretico del Partito, "Qiu Shi (Cercare la verità)", il vicepresidente Xi Jinping ha richiamato i quadri a "salvaguardare la purezza del Partito", spiegando che "in modo risoluto, dobbiamo fermare e combattere ogni tendenza politica cattiva che devia dalle linee basi del Partito" e "i quadri dirigenti devono in modo risoluto sostenere i principi del Partito, la sua carta, gli scopi e le politiche" (Qiushi, 16 marzo; Xinhua, 17 marzo). Il tempo in cui queste "omelie" sono state proclamate suggerisce che esse avevano come scopo di controllare le forze centrifughe emerse nell'affare Bo Xilai. La caduta di Bo - e della sua famosa campagna per resuscitare il maoismo - indicano una stagione di abbondanti riforme politiche? Dopo tutto, la notizia del siluramento di Bo da Chongqing è emersa solo un giorno dopo che il premier Wen ha suonato l'allarme su un "ritorno della Rivoluzione Culturale". Parlando alla conferenza stampa internazionale, a chiusura dell'Assemblea nazionale del popolo (Anp), Wen ha sottolineato l'imperativo delle riforme politiche dopo aver chiesto alla leadership del Partito di Chongqing di "riflettere profondamente" sull'affare Wang Lijun (Xinhua, March 14). Nelle setimane seguenti sono apparsi tanti segni che vanno verso una possibile liberalizzazione ideologica. Per esempio, subito dopo la caduta in disgrazia di Bo, il sito Utopia (http://www.wyzxsx.com), il più famoso fra i media quasi-maoisti, è stato chiuso per alcuni giorni Ming Pao, 19 marzo; Radio Free Asia, 16 marzo). Di più, un certo numero di quadri liberali hanno diffuso notizie secondo cui Wen ha ancora una volta chiesto di "riesaminare il 4 Giugno". E questo in riferimento alla visione del premier, secondo cui il Pcc dovrebbe capovolgere il verdetto di "sommossa controrivoluzionaria" dato al movimento pro-democrazia del 1989. Wen avrebbe anche suggerito di pagare una piena ricompensa ai familiari degli studenti uccisi durante l'incidente di Tiananmen. Wen Jiabao e la via delle riforme Diversi media ad Hong Kong e in occidente hanno confermato che la scorsa settimana per alcuni giorni è stata tolta la censura su parole tabu come "incidente del 4 giugno" per Baidu.com e qualche altro famoso motore di ricerca. Per i cinesi della rete erano perfino disponibili foto e brevi video che mostrano studenti e pechinesi uccisi vicino a piazza Tiananmen (CableTV News Hong Kong, 23 marzo; Financial Times, 23 marzo). Ancora, i più importanti media statali di Pechino hanno continuato a pubblicare pezzi a sostegno di un "più profondo" livello nelle riforme politiche. Per esempio, il Quotidiano del popolo del 22 marzo, ha pubblicato un commento dal titolo "Non dovremmo perdere alcuna occasione per creare una breccia nella fortezza [delle riforme] e superare le difficoltà". L'articolo ammette che segni di "mancanza di equilibrio, coordinazione insufficiente e insostenibilità" hanno colpito vari aspetti della vfita politica ed economica della Cina. "Approfondire le riforme - nota il commento - è una strategia che segnerà tutti gli aspetti del corpo politico". Questa chiamata alle armi ricorda un altro famoso pezzo sul Quotidiano del popolo che diceva "le riforme portano rischi, ma il fallimento nelle riforme porta pericoli" per il sistema politico (People's Daily, 22 febbraio). In un'intervista con un media di Hong Kong, He Weifang, un noto sostenitore delle riforme e giurista alla Beijing University, si è detto fiducioso che le riforme politiche e ideologiche sostenute da Wen andranno avanti. "Il premier Wen - ha detto il prof. He - sapeva quel che diceva" (Ming Pao, 24 marzo). Ma rimane qualche dubbio se per caso i numerosi appelli a una lealtà senza riserve verso il Partito, o l'uniformità di pensiero richiesta dai quadri superiori non siano contrari allo spirito della liberalizzazione. Per esempio, il PLA Daily ha ridato nuova vita al famoso articolo di Mao Zedong del 1937, dal titolo "Opporsi al liberalismo". In un commento, il giornale ha sottolineato che "ogni membro del Partito e quadro dovrebbe combattere il liberalismo in un modo molto preciso... rafforzando il loro credo politico e ubbidendo alla disciplina politica del Partito" (Wen Wei Po [Hong Kong], 23 marzo; PLA Daily, 22 marzo). Forse, la migliore indicazione che la leadership di Hu-Wen è pronta ad abbracciare qualche modalità di riforma politica e di "valori universali", potrebbe venire se le autorità seguiranno la legge nel trattare le inchieste su Bo. Si pensa che il grande principino manterrà il suo status nel Politburo fino a 7mo Plenum del Comitato centrale del Pcc, che con ogni probabilità verrà radunato un mese prima del 18mo Congresso del Partito. Nonostante le diffuse accuse e insinuazioni sui reati di Bo e dei suoi parenti, la leadership di Hu deve convincere il pubblico cinese e la comunità internazionale che la politica verso Bo e le procedure giuridiche vengono condotte secondo una stretta obbedienza alla legge. Non solo: le vittime del "movimento anti-triadi", lanciato da Bo nel 2009 e 2010 - che denunciano di essere stati arrestati e imprigionati col metodo della "giustizia rozza", secondo la tradizione nazionale della yanda ("colpisci duro") - dovrebbero avere la possibilità di una revisione legale (South China Morning Post, 9 marzo). Alla luce del breve periodo in cui la scorsa settimana la censura di Stato è stata tolta - sebbene in modo selettivo - le autorità dovrebbero dare ai giornalisti cinesi e stranieri ampie possibilità di riportare sulla intrigante saga di Bo. [Solo] dei passi in questo senso potranno aiutare a cancellare timori che gli appelli di Wen alla liberalizzazione non siano una volta di più seppelliti sotto il tradizionale imperativo di salvaguardare l'unità e la stabilità.
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