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12 novembre 2011

Rossella Urru rapita perché è un simbolo
di Pier Luigi Piredda e Giampaolo Meloni

SASSARI. «Rossella è un punto di riferimento di tutte le organizzazioni mondiali che operano in quell'area dell'Africa. Si è fatta apprezzare per l'esperienza, la passione e il lavoro svolto con il popolo Saharawi». Il direttore del Cisp (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), Paolo Dieci e Sandro De Luca, coordinatore dei programmi in Africa dell'organizzazione, sono appena rientrati dai campi profughi Saharawi, dove hanno potuto constatare la tensione che si respira dopo il rapimento della giovane cooperante di Samugheo e dei due volontari spagnoli.

«Sono cambiate tante cose in breve tempo - hanno spiegato i due coordinatori dell'organizzazione umanitaria per la quale lavora Rossella Urru -. Il rapimento sta provocando un riposizionamento di tutte le organizzazioni, che ora dovranno fronteggiare situazioni nuove e impreviste, visto che in oltre 30 anni di lavoro con il popolo Saharawi non era mai successo niente di simile».

Paolo Dieci e Sandro De Luca non lo dicono, ma dalle loro parole traspare quella che inizialmente era una sensazione ma che, con il passare del tempo, sta diventando l'ipotesi più forte per spiegare il blitz armato nel centro amministrativo di Rabouni, nel cuore del territorio controllato dal Fronte Polisario: volevano rapire Rossella, perchè la cooperante di Samugheo è un simbolo. Una ragazza amata dai Saharawi, che girava da un campo all'altro per aiutare quella popolazione che dal 1975 vive nel deserto e non ha altro sostentamento oltre agli aiuti internazionali.

A dare forza a questa ipotesi sono le modalità dell'assalto. I rapitori (ex mercenari che hanno combattuto in Libia e che al rientro in patria senza un soldo ma con armi di ultima generazione e qualche fuoristrada recente sono stati reclutati dall'Aqmi, la cellula maghrebina di Al Qaeda), cinque o sei ben equipaggiati, si sono diretti a botta sicura nella struttura che ospita i cooperanti di tutto il mondo. Questo particolare rafforza la tesi della collaborazione di qualche traditore.

«È stata messa in discussione la stabilità dell'area - hanno continuato i due dirigenti del Cisp -, ora c'è grande preoccupazione e molta più attenzione. Stiamo seguendo l'evolversi della situazione attraverso l'ambasciata italiana ad Algeri e la Farnesina. Noi del Cisp - hanno concluso - vogliamo manifestare stima e solidarietà alla famiglia di Rossella, una famiglia fantastica che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare in questi momenti difficili. La loro forza è la consapevolezza del fatto che Rossella è brava, tutti le vogliono bene e si stanno attivando per farla tornare».

La famiglia ha deciso di aprire un blog su internet (www.rossellaurru.it) per tenere alta l'attenzione sul rapimento della ragazza. In poche ore, i post sono stati oltre un centinaio.

Intanto ieri, il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha incontrato nella sede dell'Ambasciata d'Algeria a Roma l'ambasciatore Rachid Marif per parlare del rapimento della volontaria di Samugheo, ricevendo solidarietà e rassicurazioni di massimo impegno nelle ricerche.

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