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«Rossella Urru e gli spagnoli sono vivi» La notizia sulla giovane volontaria di Samugheo è stata data a Firenze dal presidente del popolo saharawi
Firenze. «Sappiamo che la nostra amica Rossella Urru e anche i due spagnoli che sono stati sequestrati con lei sono vivi. Gli sforzi per la loro liberazione stanno continuando in coordinamento con tutti i Paesi che confinano con il Sahara occidentale e il nostro desiderio è che possano tutti tornare a casa al più presto». Le parole del presidente della Rasd (Repubblica democratica araba del popolo saharawi), Mohamed Abdelaziz, hanno portato una ventata di speranza sulla drammatica vicenda del rapimento della cooperante di Samugheo e dei due spagnoli, ormai da otto mesi nelle mani di una banda di predoni del deserto che, per dare più forza alle loro rivendicazioni, hanno scelto la strada dell’integralismo religioso, nascondendosi dietro la sigla del «Mujao» (Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa orientale), un gruppo terroristico legato ai fondamentalisti islamici dell’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico). Il presidente della Repubblica democratica saharawi ha rilanciato con forza la storia di Rossella Urru e dei due spagnoli nel suo intervento durante la Conferenza internazionale sui diritti umani in corso di svolgimento a Firenze. «Non posso dire più di tanto - ha aggiunto Mohamed Abdelaziz perchè sulla vicenda c’è grande discrezione. Ma tutti ci stiamo impegnando e compiendo molti sforzi per risolvere la vicenda nel minor tempo possibile. Vogliamo innanzitutto che gli ostaggi siano tenuti in vita, e di questo siamo certi ha affermato con un sorriso amaro il presidente della Rasd e poi la loro liberazione al più presto. Questi sono gli obiettivi su cui tutti stiamo lavorando fin dal primo momento. Ora ha concluso Abdelaziz siamo certi che sono stati intensificati gli sforzi e le trattative stanno procedendo spedite, anche se i tempi sono lunghi. Ma mai perdere la speranza. Siamo certi che Rossella, Ahinoa ed Enric torneranno a casa». Una notizia positiva in uno scenario nebuloso che negli ultimi giorni era diventato ancora più fosco a causa delle minacce dei predoni del Mujao, che dopo aver chiesto 30 milioni di euro di riscatto per il rilascio di Rossella e della cooperante spagnola Ahinoa Fernandez de Rincon, avevano alzato la posta minacciando di uccidere Enric Gonyalons, il maiorchino rimasto anche ferito a una gamba durante il rapimento, insieme alle due ragazze, nel campo saharawi di Rabouni il 23 ottobre. A complicare un sequestro che, alcuni mesi fa sembrava vicinissimo alla conclusione con tanto di annuncio, poi risultato infondato, della liberazione di Rossella Urru, è stato il colpo di stato in Mali. Proprio nelle zone più impervie e desertiche nel nord del Mali sono asserragliati i rapitori che, così come hanno fatto per oltre un anno con la toscana Maria Sandra Mariani (liberata pochi mesi fa), si muovono da un nascondiglio all’altro vivendo come nomadi. Per riportare a casa Rossella Urru, 30 anni, di Samugheo, cooperante della ong Cisp (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), si è mobilitato fin dal primo momento il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaorè, grande esperto di trattative per il rilascio di ostaggi occidentali e molto stimato in tutta l’area. Il colpo di stato in Malì ha però complicato le trattative, anche perchè l’area in cui dovrebbero essere tenuti gli ostaggi è proprio nel nord, occupato con una travolgente avanzata dai Tuareg, supportati da alcuni gruppi fondamentalisti (Mujao e Ansar al eddine) che, dopo aver occupato le principali città, hanno messo a segno una serie di sequestri di persdona, tra cui una decina di diplomatici algerini, e cercato di instaurare le più rigide regole coraniche. Provocando forti tensioni con i tuareg e con tutti i paesi confinanti. (plp)
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