BASTA CON LA REPRESSIONE IN EGITTO E IN SIRIA, LIBERTA’ PER I POPOLI ARABI CONTRO OGNI INTERVENTO MILITARE STRANIERO DIRETTO E INDIRETTO NELLA REGIONE Il bisogno di libertà e la tenace lotta per la giustizia delle donne egli uomini del nord Africa e del medio oriente non si ferma. Ancora nelle piazze dell’Egitto e della Siria come in altri paesi arabi - migliaia di persone manifestano per mettere fine a regimi autoritari e illegittimi; ancora le cosiddette “forze dell’ordine” uccidono, reprimono, cercano di fermare le rivolte per la giustizia, la libertà, la dignità. In Egitto le elezioni formalmente “democratiche” non hanno messo fine al dominio delle forze armate e alla repressione della parte più radicale e conseguente del movimento democratico e rivoluzionario. Le proteste al Cairo, gli scioperi di diversi settori produttivi, le manifestazioni delle donne sono il segno di un processo democratico che non si può fermare alle sole elezioni e soprattutto non può essere sotto la tutela delle forze armate. Perché l’Egitto possa davvero avviarsi sulla strada della democrazia, le forze armate devono abbandonare il potere politico e i loro affari economico-finanziari. In Siria, il regime di Bashar El Assad da mesi sta reprimendo con violenza le manifestazioni dell’opposizione. Migliaia di morti documentati da testimoni indipendenti, espulsione o arresti di giornalisti non legati a testate “embedded” al regime (o a qualche altro interesse straniero); migliaia di arresti di dissidenti, ammessi dallo stesso regime; repressione della libertà di stampa, compresi omicidi e pestaggi di giornalisti, vignettisti, esponenti di organismi di difesa dei diritti umani; applicazione costante dello stato di emergenza malgrado la promessa di una cancellazione mai di fatto avvenuta. La legittimità del regime baathista è da tempo finita e non è possibile sostenerla sulla base degli schieramenti internazionali e nella regione. La popolazione siriana è vittima più volte: è vittima della repressione e dell’autoritarismo del regime; è vittima del disinteresse della cosiddetta “comunità internazionale” preoccupata che possa saltare un equilibro regionale che garantisce oggi un stato di conflitto “freddo” utile agli interessi di Usa, Europa, Israele e delle altre potenze regionali e non; vittima delle manovre dei regimi arabi reazionari (Arabia saudita, Giordania e Qatar in prima fila) che vorrebbero scalzare Assad per insediare un regime più malleabile ai loro interessi. Noi non possiamo e non vogliamo arrenderci alle ragioni della “geopolitica” ma vogliamo schierarci con le ragione della libertà, della giustizia, della dignità. Siamo contro qualsiasi intervento militare in Siria sia perché il recente precedente libico ha mostrato le sofferenze, i morti causati dalla Nato per “proteggere” i civili, l’indegno gioco sulla pelle delle popolazioni, sia perché qualsiasi intervento straniero sottrarrebbe alla popolazione siriana e alle forze democratiche e rivoluzionarie il controllo sul futuro del loro paese e la sua sovranità, rendendolo prigioniero degli interessi delle grandi potenze e/o delle potenze regionali. In questo senso, segnerebbe l'affossamento di qualsiasi sbocco positivo della rivolta e un ulteriore colpo al processo rivoluzionario in tutto il mondo arabo e mediorientale. Vogliamo sostenere le/i democratiche/democratici egiziane/i nella loro lotta per una vera democrazia e il rispetto dei diritti umani e di giustizia e dignità. Per tutto questo facciamo appello a tutte/i le/i democratiche/ci perché si sviluppi anche in Italia una campagna forte e diffusa: • per il sostegno alla popolazione siriana e ai democratici egiziani, la fine della repressione e per il sostegno a tutte le popolazioni arabe in rivolta e in solidarietà alla forze popolari, democratiche e rivoluzionarie; contro la repressione dei regimi e per il loro isolamento politico internazionale dal basso e istituzionale che non comporti embarghi contro la popolazione; • contro ogni possibile intervento militare “senza se e senza ma”: no ad ogni missione “umanitaria”, alle NoFlyZone (primo passo della guerra), all’invio di truppe e all’utilizzo delle basi militari in Italia. Vogliamo che l’Onu organizzi una commissione di inchiesta indipendente e non armata che si rechi immediatamente in Siria e verifichi le violazioni dei diritti umani e costruisca le condizioni per elezioni libere e la fine della repressione.
Luisa Morgantini Assopace Alessandra Mecozzi Loretta Mussi Un Ponte per.... Vittorio Agnoletto Riccardo Troisi Germano Monti Vauro Senesi Fabio Marcelli Ciro Pesacane Simona Castaldi Laura Quagliolo Marco Bersani Salvatore Cannavò Franco Russo Dario Rossi Rita Lavaggi Olivia Pastorelli Karim Metref Sancia Gaetani Stefano Tassinari Riccardo Torreggiani Paola Canarutto Tonio Dall’Olio Alessia Montuosi Senza confine Massimo Torelli Piero Maestri Christian Elia e redazione “E” Antonio Lupo Fabrizio Burattini IPRI rete CCP
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