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Monta la protesta contro i caccia F35
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ROMA - Meno spese militari, c'è la crisi. Le difficoltà economiche del nostro Paese si portano dietro l'allargamento del fronte "pacifista" che una volta reclamava a gran voce il taglio delle spese militari. Ebbene quello schieramento, un tempo terreno di militanza della sinistra, si estende adesso a insospettabili sostenitori. Da Fli all'Idv è un coro: c'è la crisi, stop alle spese militari. Ed è una protesta basata su ragioni prettamente "economiche". A farne le spese soprattutto il recente acquisto dei 131 caccia F35 da parte dell'esecito italiano . Una spesa non da poco: più di 200 milioni ad aereo. Troppo, in tempi di magra. Tanto che persino Israele e il Regno Unito hanno dovuto tagliarne i programmi e il Pentagono ha ridimensionato le richieste. Ed ecco che il fronte degli oppositori trova nuovi seguaci. "E' giunto il momento - scrive l'esponente di Fli Enzo Raisi - di rompere un tabù, o almeno di rimetterlo in discussione. E' quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria". Secondo Raisi, "il governo Monti dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell'enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci". Il tema è da tempo nel mirino dell'Idv. Per questo Di Pietro ne rivendica la primogenitura: "Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato". Incalzano anche i Verdi: "Dal governo non è ancora arrivata nessuna risposta sul taglio delle spese per gli armamenti che in Italia hanno raggiunto cifre da capogiro - dichiara il presidente Angelo Bonelli - Ognuno di questi aerei da guerra costa più di 120 milioni, ossia l'equivalente di quanto è necessario per costruire e far funzionare 83 asili nido". E Nichi Vendola, su Twitter, che chiama in causa il ministro della Difesa: "Le Forze Armate sono sovradimensionate, costano troppo, ci sono troppi soldati e soprattutto troppi ufficiali e sottoufficiali: così più o meno il ministro Di Paola nel suo messaggio di fine anno. In tutto180 mila militari, spese record, sprechi, inefficienze, privilegi ingiustificati. Ridurre e modernizzare il personale? L’idea del ministro è questa, insieme salvando, ovviamente, i sistemi d’arma, gli F35, la missione in Afghanistan. Tagliare da una parte se si taglierà per avere più risorse da destinare agli armamenti e alle missioni. Il rischio è questo. Da contrastare". Dal Pd si alza la voce critica della senatrice Roberta Pinotti, ex responsabile nazionale Difesa: "Non servono 131 caccia, il governo potrebbe ridurre l'acquisto a 40-50''. Il collega di partito Ignazio Marino chiede un deciso taglio degli armamenti: "Con il solo costo di due cacciabombardieri F-35 si potrebbero trovare fondi per il sostegno dei giovani precari oppure sostenere investimenti per la ricerca e l'innovazione". Uno stop lo chiede, anche se con parecchie sfumature e distinguo anche il dipartimento esteri dei democratici che suggerisce a Monti una fase di "sospensione" e "ripensamento".
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