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3 dicembre 2012

Doha, Global Climate Risk: in 20 anni 15mila eventi meteorologici estremi e 530mila vittime

«L'incubo di un mondo più caldo di 4 gradi è davanti ai nostri occhi. I ministri degli Stati membri dell'UE, la Russia e l'Ucraina, ai negoziati di Doha hanno l'obbligo di agire con urgenza e di fare tutto quanto in loro potere per fare tagli reali alle emissioni di CO2». Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del Wwf Italia, esprime tutta la preoccupazione del caso per un incontro - la diciottesima Conferenza delle parti sui mutamenti climatici, in corso a Doha - sede di trattative che ancora una volta stentano a decollare.

«Secondo il 'Global Climate Risk 2013' dell'ONG Germanwatch presentato oggi a Doha - rincara la dose Mary Luppino, co-portavoce nazionale di 'Ecologisti e Reti Civiche - Verdi Europei' - dal 1992 al 2011 circa 15 mila eventi meteorologici estremi hanno provocato oltre 530 mila vittime e una perdita economica di 2,5 trilioni di dollari in parità di potere d'acquisto. Gli effetti sono visibili soprattutto nei paesi in via di sviluppo ma, ormai, anche nel Nord del mondo: nel 2003, ad esempio, l'Europa ha vissuto l'estate più calda degli ultimi 500 anni, che ha causato un bilancio di oltre 70 mila morti. Nessuno è al riparo. La catastrofe climatica può presentarsi ovunque eppure la questione continua ad essere ignorata dalla politica e dai media, come dimostra la scarsa attenzione dedicata al COP18».

L'Italia, per bocca del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, all'interno del forum promosso a Doha dalla delegazione cinese (che ha riunito attorno ad un tavolo, oltre a Clini, il capo della delegazione cinese alla conferenza, Xie Zhenhua, il segretario della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - Unfccc, Christiana Figures, e il capo del Fondo globale per l'ambiente della Banca Mondiale, Naoko Ishii) ha illustrato l'impegno per l'energia pulita che ha portato l'Italia nel 2011 a essere il primo Paese al mondo per nuova capacità di energia fotovoltaica connessa alla rete, realizzando da sola il 33% della nuova potenza istallata, ed è al secondo posto dopo la Germania per capacità complessiva installata.

Corrado Clini - si legge in una nota del ministero - ha delineato la politica di sostegno alle rinnovabili attuata dall'Italia, sostenuta da incentivi pari a 6,7 miliardi di euro annui sul solare e 5,8 miliardi annui sulle altre rinnovabili, e ha annunciato la presentazione del piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che prevederà stanziamenti di 2,5 miliardi di euro annui per 15 anni.

Risultati ed impegni certamente rilevanti, ma che sottolineano una volta di più la contraddittorietà dell'esecutivo nella promozione di una transizione energetica che abbia come orizzonte le rinnovabili e una maggiore efficienza. Il documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN) - pubblicato dal ministero dello Sviluppo economico, e adesso in consultazione pubblica - penalizza infatti le prime, e rischia di precipitare nell'incertezza quanto comunque di buono si prevede per la seconda.

Entrando nel cuore dei nodi della conferenza - illustra ancora il dicastero dell'Ambiente - il ministro Clini ha comunque tenuto a sottolineare come le politiche nazionali, anche le più avanzate, sono essenziali ma non bastano se non vengono inserite in un contesto internazionale che le inquadri in un'azione globale per contrastare quei cambiamenti climatici che stanno dimostrando in quest'ultimo periodo tutti i loro effetti, con eventi estremi molto pericolosi, ma anche molto costosi, per gli Stati che li subiscono.

Il ministro ha ribadito gli impegni italiani assunti nella cornice europea affinché il Protocollo di Kyoto valga anche oltre la sua scadenza, ma ha sottolineato come all'impegno dei Paesi sottoscrittori devono corrispondere anche politiche nazionali chiare e puntuali misure di mitigazione e adattamento anche da parte di chi non aderisce alla seconda fase del protocollo, gli Usa in primo luogo, ma anche Giappone, Canada, Russia.

Clini ha espresso apprezzamento per gli sforzi fatti da grandi stati come Cina e Brasile (e ha auspicato che anche l'India faccia scelte analoghe) verso la definizione di approcci nazionali. Per questo motivo ha salutato positivamente l'annuncio di  Xie Zhenhua di una nuova legge per affrontare i cambiamenti climatici e promuovere le energie rinnovabili in Cina. 

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