http://www.ilcambiamento.it
Acqua pubblica: parte la campagna Ue contro la privatizzazione Un milione di firme, entro il 9 maggio 2013, per ottenere il riconoscimento, a livello Ue, del diritto umano all'acqua in quanto bene comune. È l'Iniziativa dei cittadini (Ice) lanciata dal Movimento europeo per l'acqua per difendere l'accesso all'acqua potabile e dire no alla privatizzazione in tutta Europa. “L'acqua è un bene comune, non una merce”. Con questo messaggio il Movimento europeo per l'acqua ha avviato l'Iniziativa dei cittadini (Ice) Right2Water, per ottenere dalla Commissione europea una proposta legislativa che riconosca il diritto universale all'acqua. Una battaglia che risponde alla comune esigenza di reagire alle pressioni per la privatizzazione in tutta Europa, ma anche nata sull'onda della vittoria referendaria del giugno 2011, che ha visto 27 milioni di italiani dire 'no' a chi cerca di ricavare profitti da un bene essenziale. Un successo insidiato, che fa i conti, nei singoli territori, anche con amministrazioni che non vogliono riconoscere l'esito del referendum: a Cremona, ad esempio, la scorsa settimana, centinaia di persone hanno circondato il palazzo del Comune per protesta contro la decisione dell'amministrazione di ammettere i privati nella gestione del servizio idrico integrato. Va meglio nella provincia di Imperia, dove, con l'attivazione della nuova società consortile con gestione in house dei Comuni, l'affidamento a società miste o completamente private sarà interrotto e le amministrazioni comunali potranno gestire direttamente o all'interno del consorzio il servizio idrico. Ma la vittoria referendaria è minacciata anche dalle manovre per reintrodurre la cosiddetta 'adeguata remunerazione del capitale investito' - cioè i profitti dei gestori dell'acqua - nella tariffa del servizio idrico: nella nuova normativa tariffaria, che l'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas sta predisponendo, quei profitti tornano, mascherati sotto la voce 'oneri finanziari sul capitale immobilizzato'. Anche per questo ha senso rilanciare l'esperienza del referendum italiano per farne una battaglia europea. La strada individuata è l'Iniziativa dei cittadini europei, lo strumento introdotto dal Trattato di Lisbona e in vigore da aprile, che permette - raccogliendo un milione di firme in almeno sette Stati membri - di portare specifici temi all'attenzione della Commissione europea. Non è il sogno di democrazia diretta che si avvera: raccolte le firme e superata la fase di valutazione della tematica, non è detto che si arrivi a una proposta legislativa da parte dell'Esecutivo Ue. Però Bruxelles ha tre mesi di tempo per adottare una risposta formale e spiegare quali azioni intende proporre per rispondere alla richiesta dei cittadini e in particolare se ci sono le condizioni per sottoporre un atto legislativo al Consiglio dei ministri competenti dell'Unione e al Parlamento europeo. Tre le richieste avanzate dalla petizione Right2Water: l'adozione di nuove norme che assicurino a tutti i cittadini il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, un impegno formale delle istituzioni comunitarie a difendere il diritto universale all'acqua, la sottrazione di questo diritto alle leggi del mercato, e quindi il no alla privatizzazione. Attorno a questi tre punti si sono raccolti diversi movimenti, comitati e sindacati, guidati dall'Unione sindacale europea dei servizi pubblici; per l'Italia i promotori sono Cgil Funzione pubblica e il Forum italiano dei movimenti per l'acqua. In base al regolamento per ogni paese europeo è previsto un diverso numero minimo di firme; in Italia ne servono 54mila e 750 firme e non c'è bisogno di cercare un banchetto. Right2Water è stata infatti la prima Iniziativa dei cittadini a ottenere la certificazione del sistema di raccolta delle firme anche online. Tutto quello che serve sono i dati anagrafici e gli estremi di un documento di identità, e cinque minuti per farlo subito, perché l'Ice sull'acqua sarà aperta solo fino al 9 maggio 2013.
|