http://www.libreidee.org Passera: sì alla Tav, senza uno straccio di spiegazione Sono vent’anni che la valle di Susa formula inutilmente la stessa domanda: per favore, volete spiegarci a cosa serve la Torino-Lione? Appena insediatosi al governo, il super-banchiere Corrado Passera risponde a modo suo, cioè come tutti gli altri ministri che l’hanno preceduto: la linea Tav si deve fare, punto e basta. L’Italia persino quella di oggi, con l’acqua alla gola non ha tempo per rispondere a trascurabili domande del tipo: perché mai gettare al vento 20 miliardi di euro per un’opera inutile? E così, al posto della risposta tanto attesa, ai valsusini viene ancora una volta riservato il solito trattamento: repressione, militarizzazione del territorio e spietata criminalizzazione del movimento popolare No-Tav. Specialità quella di “manganellare” i valsusini nella quale brillano soprattutto i politici del centro-sinistra come i sindaci di Torino, ieri Sergio Chiamparino e oggi Piero Fassino, che ha il coraggio di dichiarare che in val Susa a protestare ci sono «solo estremisti»: peccato che il 3 luglio erano quasi centomila gli “estremisti” accorsi a Chiomonte, e che da anni sono decine di migliaia i cittadini che, nonostante tutto, continuano a lottare: in autunno hanno persino “rubato la scena” alla Cgil, strappando applausi alla piazza di Torino. «La vostra battaglia è necessaria, oltre che giusta», li incoraggia lo scrittore Erri De Luca, allineandosi con quanti ritengono che gli unici, veri estremisti siano i politici: quelli che continuano ostinatamente a rifiutarsi di rispondere alla domanda fondamentale: perché mai dare il via alla più grande opera pubblica italiana senza uno straccio di prova della sua reale utilità? I numeri della Torino-Lione, arteria che si è deciso di sviluppare senza neppure una stima del rapporto costi-benefici, sono purtroppo espliciti: un’opera faraonica, devastante per il territorio, finanziariamente insostenibile specie in questo momento di sacrifici “lacrime e sangue”, ma soprattutto inutile: il progetto Tav Italia-Francia nasce nel 1991 come linea passeggeri, ma il traffico crolla e allora si pensa alle merci, che però franano a loro volta. L’attuale linea internazionale Torino-Modane, che già attraversa la valle di Susa, è praticamente semideserta: funziona al 20%. Le merci ormai arrivano dalla Cina, sbarcano a Genova e puntano verso Rotterdam attraverso i valichi del nord. Il mercato Italia-Francia è saturo, la Torino-Lione non serve più. Lo dicono i migliori trasportisti italiani come Marco Ponti del Politecnico di Milano, l’hanno ripetuto 150 docenti universitari italiani in un accorato appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: perché non fermarsi e ripensare un progetto così assurdo? «Se la politica “dialoga” solo coi manganelli», ha detto di recente ancora Erri De Luca, «il risultato inevitabile è l’esasperazione». Come quella che, l’8 dicembre, è sfociata nell’ennesima giornata di tensioni con le forze dell’ordine costrette a predisidiare manu militari l’area della Maddalena di Chiomonte, recintata frettolosamente per rassicurare Bruxelles simulando l’avvio di un ipotetico cantiere, che ancora non s’è visto. «Hanno innalzato il livello di reazione dopo le parole del nuovo ministro dell’interno, che ha invocato il pugno duro contro le proteste», dice a “La Stampa” il portavoce No-Tav Alberto Perino: «Ma si sta esagerando. E adesso abbiamo paura, perchè ogni volta che ci muoviamo anche solo di poco al di là del consentito ci tirano i lacrimogeni addosso». Bilancio dell’ultima giornata: almeno tre feriti «in condizioni serie», tra cui «un uomo che rischia di perdere un occhio e un sedicenne ricoverato con un brutto trauma cranico», anche se la questura si difende, sostenendo che quella degli agenti è stata una reazione, provocata dall’aggressività di un centinaio di manifestanti, avvicinatisi minacciosamente alle reti sotto un fitto lancio di pietre. Copione mediatico collaudato: alla fine si parla di qualsiasi cosa, tranne che del “mistero” della Torino-Lione. «La Tav in val di Susa rileva Beppe Grillo nel suo blog deve essere davvero molto importante per molta gente, se Passera alla Commissione Trasporti ha tenuto subito a precisare che sulla Torino-Lione sarà “rispettato il cronoprogramma” e che “deve andare avanti”». Il neo-ministro “tecnico” «non ha però spiegato perché il Paese deve spendere 22 miliardi per un tunnel inutile di circa 50 chilometri che sarà terminato tra 15 anni per trasportare merci che diminuiscono da un decennio». Insieme a Cobas e Fiom, Grillo è uno dei maggiori sostenitori della battaglia civile della valle di Susa. Se coi valsusini l’ex ministro Paolo Ferrero ha schierato da subito Rifondazione, ora il fronte si estende anche a Sel: mentre la difesa No-Tav del consigliere comunale torinese Michele Curto irrita il Pd e parte del suo stesso partito, è lo stesso Nichi Vendola ora a prendere posizione: in vista delle imminenti elezioni di Avigliana, città-chiave della valle di Susa, Vendola ha garantito il suo appoggio all’amministrazione uscente, di impronta ecologista, annunciando che non sosterrà candidati che non siano dichiaratamente No-Tav. Contro l’imponente alleanza a favore della Torino-Lione, che schiera grandi partiti, industriali e banchieri, si sfoga su “Tiscali Notizie” Gianna De Masi, esponente No-Tav della prima ora, reduce dal tour condotto in tutta Italia per spiegare le ragioni della resistenza civile della valle di Susa: «Una trasversalità così ottusa, così incapace di sentire ragioni e di valutare un’opera in base alla propria utilità, sinceramente asseconda il dubbio che l’elemento decisionale sia una serie di interessi trasversali, comuni a tutto l’arco istituzionale: la contiguità tra politica e affari è la vera questione morale di questo Paese». Come giustificare altrimenti «tanta pervicacia, in un momento in cui ci sarebbero priorità ineludibili?». Messaggio esplicito al banchiere-ministro Passera: «Crede forse che ci fermeremo? Temo sia male informato: gli consigliamo di approfondire l’argomento prima di esprimersi». Una recente puntata di “Report”, il magazine televisivo di Milena Gabanelli, ha documentato una volta di più il passaggio di treni merci costantemente vuoti attraverso i valichi già esistenti. «E’ stato ampiamente dimostrato che la Torino-Lione è inutile», dice ancora Gianna De Masi: «E se si pensa alla situazione socio-economica nella quale ci troviamo, un’opera come quella appare ancora più incomprensibile: con un chilometro di Tav si aggiustano le scuole, si fanno gli asili, si danno i servizi che servono alle donne e si fanno politiche di promozione occupazionale». Tutto chiaro, perfettamente condivisibile, persino ovvio? «Verità palesi, dimostrate». E quindi: completamente ignorate. Da Prodi, da Brelusconi, e adesso dai banchieri di Mario Monti. Il “mistero” della Torino-Lione continua: avanti, a tutti i costi, e senza mai dare spiegazioni. Fino a quando?
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