Il Fatto Quotidiano Val Susa: lacrimogeni e idranti. Scontri con la polizia ai cantieri No Tav Tre cortei distinti per cingere d'assedio il cantiere di Chiomonte e l'autoporto della città della Valle. Diversi feriti negli incidenti. Uno, colpito da un candelotto in pieno volto, è grave. Tre fermati. I dimostranti hanno bloccato la A23 Torino-Bardonecchia
Lacrimogeni e idranti contro i manifestanti, sassi e fumogeni contro la polizia. E alla fine si contano feriti sia tra i manifestanti (due dei quali sono stati trasportati all’ospedale), sia tra le forze dell’ordine. E’ il bilancio di una nuova giornata di scontri in Val di Susa attorno al cantiere di Chiomonte dove dovrebbe essere scavato il tunnel esplorativo per la costruzione della tratta ferroviaria ad alta velocità fra Torino e Lione. I No Tav feriti sono stati trasportati all’ospedale Cto di Torino. Il più grave dei due è stato colpito al cranio da un candelotto lacrimogeno riportando un brutto trauma cranico. Anche alcuni carabinieri e poliziotti tra cui un dirigente sono rimasti feriti o contusi. Durante l’ultimo tentativo di sfondamento delle recinzioni, le forze dell’ordine hanno fermato tre manifestanti. Nei boschi attorno all’area si sono verificati anche diversi focolai d’incendio sui quali c’è un rimpallo di responsabilità fra manifestanti e forze di polizia: se i primi sostengono che a scatenare le fiamme sono stati i gas lacrimogeni, i caschi blu sostengono che ad aver appiccato il fuoco sono stati i fumogeni lanciati dai No Tav. Si sono verificati anche i soliti lanci di pietre contro i celerini da parte di alcuni giovani incapucciati, gesto che è stato subito condannato e fermato dagli stessi manifestanti valsusini. I tre cortei che stamane hanno animato la valle piemontese sono sfilati senza incidenti fino al primo pomeriggio, quando alcuni spezzoni, raggiunte le recinzioni del cantiere, hanno cercato di sfondare le reti provocando la reazione della polizia schierata a difesa dell’area. Il blitz dei No Tav, avvenuto all’altezza dei cancelli 6 e 7, è stato respinto dalle forze dell’ordine attraverso l’utilizzo di idranti e gas lacrimogeni anche “ad altezza d’uomo”, come denunciano alcuni dimostranti denunciando la presenza di alcuni feriti. I manifestanti, muniti di caschi protettivi, maschere antigas e scudi in plexiglass, sono comunque riusciti a tagliare diversi metri della rete di protezione, così come riferisce la Questura di Torino. Nei boschi attorno all’area si sono verificati anche diversi focolai d’incendio sui quali c’è un rimpallo di responsabilità fra manifestanti e forze di polizia: se i primi sostengono che a scatenare le fiamme sono stati i gas lacrimogeni, i caschi blu sostengono che ad aver appiccato il fuoco sono stati i fumogeni lanciati dai No Tav. Si sono verificati anche i soliti lanci di pietre contro i celerini da parte di alcuni giovani incapucciati, gesto che è stato subito condannato e fermato dagli stessi manifestanti valsusini. Nel frattempo a valle, lontano dai boschi, prosegue anche il blocco dell’autostrada Torino-Bardonecchia, occupata dal primo pomeriggio dai manifestanti che hanno raggiunto l’arteria in corteo da Susa. Su una carreggiata, quella che dal capoluogo piemontese porta in alta valle, sono stati allestiti alcuni gazebo, mentre nell’altra direzione, da Bardonecchia a Torino, alcuni bambini stanno improvvisando una partita di calcio. Intanto, mentre molti manifestanti si stanno allontanando alla spicciolata dall’autostrada, altri su una carreggiata stanno alzando una barricata artigianale utilizzando reti di letti, assi in legno, pezzi di ferro e cemento, scatole di cartone, rastrelli e pale. Il piano dei No Tav, una volta terminati i tentativi di sfondamento nei boschi, è di raggiungere il resto dei dimostranti in autostrada per continuare il blocco che dovrebbe durare fino a notte. La giornata di oggi è la prima di una quattro giorni di protesta contro la linea ferroviaria ad alta velocità. “Vogliamo ricordare a tutti quelli che pensano si possa mettere i militari a presidiare una valle che non sarà facile. ha dichiarato in mattinata Alberto Perino, uno dei portavoce del movimento Non sarà il fatto di fare del cantiere un’area di interesse strategico e militare a fermare la nostra disobbedienza civile. Ci mettano pure in carcere, ma sappiano che ci sono 23 amministrazioni comunali contrarie al Tav, non solo quattro gatti facinorosi”.
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