http://it.peacereporter.net La democrazia del consenso del Movimento 15 M Iniziano a smontare la piazza-accampamento, a Puerta del Sol. Il Movimento si scioglie? Per nulla, anzi. La strategia decisa è quella di trasferire la discussione a livello ancora più capillare, dentro i barrios, i quartieri C'è una mail di riferimento, la commissione incaricata di trattare con i media afferma che risponderà. Funziona. In un giorno arriva la risposta: due cellulari di portavoce. Non sono dei 'leader', come siamo abituati a pensare. Sono persone che si sono messe a disposizione all'interno di una commissione che divide i volontari incaricati di parlare con tg, con le radio e al telefono con i media internazionali. C'è Polo, dall'altra parte del telefono, a Madrid. Ha appena lasciato la piazza per fare un salto a casa. Messicano, vive a Madrid da nove anni, ne ha 36. Nessuna appartenenza a un particolare gruppo o associazione. Si è avvicinato al Movimento così, per curiosità. E adesso è uno dei portavoce. Chi c'è all'accampamento di Puerta del Sol? Alla Puerta del Sol c'è semplicemente la società civile. L'accampamento non ha una sigla, non è di democracia real, perché c'è un patto che abbiamo stretto fin dall'inizio per includere ogni tipo di sensibilità. Per questo ci sono persone di ogni tipo: anziani, bambini, lavoratori, gente che si occupa degli immigrati, chi si oppone alla ley Sinde, chi protesta per la legge sulla proprietà intellettuale. A Sol puoi incontrare di tutto, c'è chi ci porta acqua e da mangiare, chi ci appoggia. Come funziona la piazza? La piazza è divisa in molte commissioni diverse, come quella per le infrastrutture, con persone che devono trovare tutte le cose necessarie, per la pioggia, o per altre cose, coperte, e via dicendo. Poi per esempio c'è la commissione per il cibo, oppure quella che tiene i legami con le altre piazze in Spagna e all'estero, come coordinamento, una per i mezzi i comunicazioni, una per la pulizia della piazza, poi una commissione che dibatte sul coordinamento delle commissioni, quella per lo streaming. Poi ci sono le sottocommissioni... Come vedi questa è la struttura. Quindi ci sono esperienze che hanno aiutato in questa organizzazione? Certo, ci sono persone che per la prima volta affrontano la sfida di organizzare una protesta del genere, e ci sono settori che hanno pratica ed esperienza in presidi come questo. C'è chi ha portato il proprio know how che non è spontaneo, ma che viene da un lavoro lungo, non è una cosa che è nata lì. Da quanto tempo si stava pensando di realizzare un protesta di queste dimensioni? L'accampamento come tale viene deciso il 15 maggio, la notte stessa. Ci siamo dimenticati delle nostre sigle, associazioni, centri sociali, movimenti e abbiamo deciso di partecipare come persone. Ma per le rivendicazioni che vengono portate avanti sono conosciute da anni. Come la commissione sulla legge per gli immigrati: la rivendicazione in questo settore è nota da tempo, ed è la riforma della legge sulla base del principio: nessuna persona è illegale. I temi sono di periodo, l'accampamento è stato una decisione momentanea. È vero che il voto amministrativo non ha suscitato particolare interesse all'accampamento della Puerta del Sol? La sensazione generale è stata che non ci interessava quello che sarebbe successo. È lo stesso, per noi, chi vince o chi perde. Noi stiamo creando uno spazio diverso proprio da quelle dinamiche che erano rappresentate dal voto. Queste elezioni sono un esempio fulgido di un meccanismo che non ci permette di partecipare alla costruzione e alla gestione economica della vita sociale. Quindi in piazza la notizia era qualcosa di irrilevante. E adesso che farete? Faremo una serie di riunioni per un paio di settimane e poi faremo assemblee di quartiere dove ci saranno dei portavoce, per arrivare a concretizzare le nostre rivendicazioni. Vogliamo dare le gambe a quello che è successo nell'accampamento di Sol. Siamo all'inizio di un processo e di un lavoro che ci aspetta nei prossimi mesi. Rivendicazioni concrete o anche di sistema, come per esempio il grande tema di un cambiamento da una democrazia rappresentativa a una di tipo partecipativo? Saranno di due tipi: una concreata è la derogazione della ley Sinde, o la riforma della legge sull'immigrazione, dove abbiamo proposte molto avanzate, con la chiusura dei centri di segregazione per stranieri, e poi ci sono discussioni che porteranno via più tempo: come quella che investe il tema della rappresentazione della cittadinanza. Un movimento politico e non partitico, ma poi come farete a incidere sulle istituzioni?Questa è la chiave che dobbiamo costruire. Stiamo pensando a uno spazio e una logica del tutto diversa da quella dei partiti e che deve essere compresa dai signori del governo. Non si passa solo dai congressi dei partiti, dai loro rappresentanti... Dobbiamo articolare e prendere forza in questo spazio nuovo che abbiamo creato, quindi una maturazione del movimento, e nello stesso tempo affermare una logica diversa dalla loro. Secondo te la polizia avrebbe agito in maniera diversa se ci fosse stata la destra al governo in Spagna? Non lo so, non saprei dirtelo. Tieni conto che il governo della città di Madrid è in mano alla destra. Pensiamo che popolari e socialisti in realtà non sono così differenti, certo hanno sfumature diverse sui diritti sociali e sull'economia, ma non sono poi così diversi fra loro. La cosa chiara è che la polizia non ha sgomberato l'accampamento non perché non ha voluto, ma perché non ha potuto. Avrebbe dovuto farlo con migliaia di persone presenti nella piazza. Come valuti l'astensione registrata nel voto amministrativo. Alcuni analisti dicono che una parte dell'astensione si può attribuire al movimento del 15 m. Mi pare una speculazione. Molte persone erano in piazza e quindi non sono andate a votare, molte persone già non votavano da tempo. Ci sarà molta gente che ha smesso di votare perché c'è uno scontento sociale e c'è molta gente che sta in piazza perché c'è uno scontento sociale. Non il contrario. Non c'è un leader. Una cosa che non piace ai giornalisti, soprattutto, ma questo è un riflesso del vostro metodo di fare politica, il metodo del consenso. Non ci sono leader? No, non ci sono leader. Noi vogliamo andare in direzione contraria, lavorare tutti insieme. Lavoriamo con il metodo del consenso. Tutto quello che succede all'accampamento accade proprio grazie a questo metodo. Certo, con questa maniera di discutere procediamo più lentamente. Ma non abbiamo la fretta che hanno altri. Quando presenterete le vostre rivendicazioni, quando il frutto del lavoro sarà pubblico? Alcune sono già pronte. Quelle meno concrete hanno bisogno di un consenso e per questo si è pensato alla assemblee di barrio; secondo me in sei mesi ce la dovremmo fare.
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