http://www.asianews.it In Siria oggi è il “Giorno dell’ira” contro Mosca Damasco (AsiaNews) Oggi è il “Giorno dell’ira” contro Mosca, proclamato dagli attivisti siriani pro-democrazia per protestare contro la posizione assunta dalla Russia, che ha bloccato un progetto di sanzioni dell’Onu contro Damasco. “Non date aiuto agli assassini. Non uccidente i siriani con le vostre scelte” in difesa di Assad, si legge su The Syrian Revolution 2011, la pagina di Facebook che è stata uno dei motori delle proteste contro il regime. Da parte sua, il presidente russo Dmitri Medvedev, ieri, al termine di un incontro con il primo ministro inglese David Cameron ha dichiarato che non è necessario esercitare “ulteriori pressioni” su Damasco, chiedendo invece l’adozione di una risoluzione delle Nazioni unite “ferma, ma equilibrata, ma senza portare all’applicazione automatica di sanzioni”. Secondo il presidente russo che la settimana scorsa ha sostenuto che tra gli oppositori di Assad ci sono anche “terroristi” - ogni azione punitiva andrebbe applicata a entrambe le parti, visto che gli oppositori continuano a rifiutare le proposte di colloqui avanzate dal governo siriano. All’Onu, intanto, ieri è stata formata una commissione di inchiesta composta da tre esperti internazionali, incaricata di fare luce sulle violazioni dei diritti umani avvenute in Siria dall’inizio delle rivolte contro Assad. Che, secondo l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani,Navi Pillay, hanno provocato, finora, 2.600 morti. Una cifra che il governo siriano quasi dimezza. Ieri, infatti, una esponente governativa, Bouthaina Shaaban consigliere di Assad per la politica e i media - per la prima volta ha dato le sue cifre delle vittime: 1.400, equamente divise - 700 per parte - tra militari e “ribelli”. Numeri ai quali vanno aggiunte le “almeno 20 vittime” provocate ieri dai nuovi attacchi condotti dalle forze di sicurezza, secondo quanto denuncia il Syrian Observatory for Human Rights: 17 intorno a Hama, dove, secondo i militanti, gli uomini di Assad stanno cercando di catturare il procuratore generale della città, Adnan Bakkour, che si è unito ai rivoltosi, un’altra vittima, un ragazzo di 12 anni, a Douma e altre due a Homs.
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