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28 Luglio 2011

“Controcultura” Siriana
di Miriam Giannantina

Damasco, 28 Luglio 2011 – Nena News – Anche questa “strana” rivoluzione siriana, profondamente diversa dai moti tunisini e egiziani, sta lasciando il proprio segno nella cultura. Oltre ad organizzare e coordinare le proteste, i giovani hanno espresso la propria resistenza al regime attraverso produzioni artistiche e contro-cultura. Nei poster, negli slogan, nelle canzoni, nelle animazioni e commedie, hanno cercato di offrire un’alternativa al monopolio mediatico interno spesso utilizzando l’arma dell’ironia.

Sono fiorite le canzoni dedicate alla rivoluzione:  il testo di una canzone del gruppo “The Infiltrators” (i sobillatori) fa il verso alla versione ufficiale che vuole le proteste promosse da bande armate, salafiti e sobillatori stranieri, e sottolinea che alla fine “siamo tutti siriani”.

Il gruppo rapper CSR http://www.youtube.com/watch?v=KEUPnzzIsjw&feature=player_embedded denuncia la violenza delle forze di sicurezza e gioca sulle parole ed i temi promossi dai media ufficiali.

Nel suo ultimo discorso alla nazione lo scorso giugno Bashar Al-Assad ha definito gli oppositori ed i manifestanti dei “germi” che infettano la nazione: ecco subito fioriti su face book commenti come “e’ finito il raid (disinfestante!).

Subito dopo la conferenza stampa dove il Ministro degli Esteri siriano Mouallem ha dichiarato che il governo siriano cancellerà l’Europa dalla mappe e’ girata su internet una carta geografica con l’oceano al posto del vecchio continente. Sul sito www.onsyria.com nella sezione funny e’ presentata una galleria di video e sit-comedy sulle manifestazioni.

Anche durante le manifestazioni, nonostante il fuoco degli agenti di sicurezza, non sono mancati slogan e striscioni taglienti ed ironici, soprattutto ad Homs, la cui popolazione e’ conosciuta per la presenza di spirito. Preso di mira negli sfottò e’ il difetto di pronuncia del della s (sim) del Presidente–  in un corteo i manifestanti invece di gridare “salmye, salmye” (pacifico, pacifico), gridavano “thalmye, thalmye”. Su Hama, dove da settimane si tengono manifestazioni con decide di migliaia di persone, gira la storia di un signore che sale sul taxi e dice: “alla manifestazione per favore!.” O di un negozio di colori che vende gli spray – usati dai manifestanti per scrivere slogan sui muri – con uno sconto speciale.

L’ambiente artistico e culturale – soprattutto quello giovanile – e’ stato tra i primi a registrare il cambiamento di atmosfera nel paese. Già a fine aprile, alla presentazione del film Damascus with love di  Mahmoud Abdul Aziz, che narra la storia contemporanea di una famiglia ebrea della città vecchia di Damasco, il giovane regista ha chiesto un minuto di silenzio in onore delle vittime quando ancora si aveva paura a pronunciare Daraa, il nome della cittadina da cui sono partite le proteste.

In un paese in cui gli assembramenti politici non sono autorizzati, alcuni caffe’ e bar del centro di Damasco – che non sfigurerebbero al centro di Beirut o di Milano -  sono diventati luoghi di incontro tra giovani attivisti, cyber e reali. Al “Pages cafe” nel quartiere di Shalan, sede delle ambasciate, rigorosamente con wi-fi disponibile, giovani artisti, scrittori, fotografi, controllano face book incollati al monitor e twittano con il cellulare. Quello e’ un posto “sicuro”, non si ha paura a parlare della situazione – ed il venerdi’ ci si incontra per commentare gli avvenimenti della giornata – anche se gli sguardi si insospettiscono appena entra una faccia non conosciuta, potrebbe essere un agente del mukhabarat, la polizia segreta. Nena News

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