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Jeuneafrique.com Syria le Eroine della Rivoluzione
Durante un dibattito organizzato dal Fondo per le Donne nel Mediterraneo e l’Associazione SouriaHouria al municipio del terzo distretto di Parigi, il 29 novembre, alcune attrici della rivoluzione syriana hanno offerto la loro testimonianza sulle implicazioni delle donne nella mobilitazione contro Bashar al Assad. Incontro con due eroine della libertà. Non possiamo parlare della rivoluzione syriana senza parlare delle donne e del ruolo maggiore che hanno giocato per lanciare il movimento e preservare il carattere pacifico e non comunitario delle manifestazioni. - insiste Samar Yazbek. Questa giornalista e scrittrice ha partecipato alle prime ore della rivolta syriana contro il regime di Bashar al Assad. Minacciata, arrestata, è stata costretta a rifugiarsi a Parigi dove continua a militare per la libertà e la democrazia nel suo paese. Il 29 novembre, invitata ad un dibattito a Parigi sulle implicazioni delle donne nella rivoluzione syriana, ha rilasciato una testimonianza potente e commovente. Le immagini diffuse dalla televisione non rendono giustizia alla presenza delle donne syriane nella contestazione. Durante i primi mesi esse erano molto numerose. Poi, con l’intensificarsi della violenza e delle minacce, sono diventate più rare nelle manifestazioni. A metà marzo, quando lo scandalo dei bambini arrestati e brutalizzati a Deraa per aver scritto graffiti rivoluzionari si è risaputa, piombando i paesi nella collera e poi nella rivolta, cortei di donne sono arrivati fino al cuore di Damasco per esprimere la loro indignazione. In seguito l’onnipresenza delle forze di sicurezza nella capitale hanno interdetto tutti i raggruppamenti di persone: esse hanno organizzato dei flash mobs rivoluzionari, manifestazioni volanti di appena cinque minuti, per non lasciare il tempo alle autorità di arrestarle. Perseguite e pedinate All’inizio della contestazione, le donne mettono in campo l’indispensabile logistica medica per soccorrere i feriti e delle avvocatesse vanno spontaneamente a difendere i primi oppositori arrestati. Rischiando di essere esse stesse perseguite e pedinate, come accade oggi a Razan Zeitouneh.Questa giurista di 34 anni, militante dei diritti umani, si è specializzata ben prima della crisi nella difesa dei prigionieri politici. Ricercata dai servizi di sicurezza subito dopo l’inizio della rivolta, ha avuto l’istinto di nascondersi. Per costringere l’avvocatessa ad arrendersi, le autorità hanno arrestato il marito e il fratello. Ella vive da allora nella clandestinità ma resta connessa ad internet e continua a lottare dal sito che ha creato: Syrian Human Rights Information Links (SHRIL). In ottobre, ha ricevuto il Premio Sakarov per la libertà di pensiero dal Parlamento Europeo, e anche il Premio Anna Politkovskaïa da Reach All Women in War, premi che hanno voluto omaggiare il suo impegno esemplare. Il coraggio e la determinazione delle donne syriane supera spesso la semplice temerarietà. Yazbek racconta un evento di cui è stata testimone a Douma, periferia popolare e conservatrice di Damasco. alcune donne, con il velo, erano vennute per unirsi ad un corteo di uomini. Ma questi hanno ordinato loro di rientrare. Ma le donne non si sono mosse, ci tenevano a manifestare. Esse hanno poi sfidato i loro uomini, sotto gli sguardi dei poliziotti e degli altri militanti. Ma quando questi hanno tentato di arrestarli, queste donne hanno formato un cerchio intorno ai loro uomini. La settimana seguente sono ritornaate e gli uomini le hanno completamente accettate tra loro. Donne molto giovani Per le famiglie delle vittime, raccolgono fondi e formano gruppi di sostegno, e anche all’estero. Meno suscettibili ad essere perquisite degli uomini, fanno passare i materiali video, filmati durante le manifestazioni e li diffondono su internet. le donne coinvolte nella mobilitazione sono in maggioranza molto giovani. Numerose di esse erano già coinvolte in azioni sociali o culturali, e si sono subito lanciate nel movimento. la loro preoccupazione principale è di evitare che la contestazione si trasformi in un confronto di genere. Esse si assicurano che tutte le confessioni religiose siano rappresentate nei gruppi che vanno a portare le condoglianze alle famiglie degli uccisi. Alcune tra loro non esitano ad superare le barricate per andare a scrivere slogan di pace e di unità nei quartieri popolari dove la propaganda del regime tenta di risvegliare i demoni populisti. . queste donne sole e senza velo sono state meravigliosamente accolte in quei quartieri nonostante fossero così conservatori. sottolinea Samar Yazbak. E anche se ormai l’intensificarsi della violenza impdisce loro di andare in strada, esse inventano manifestazioni a domicilio: in un appartamento, di filmano mentre cantano inni patriottici mostrando striscioni coperi di slogan. Sfortunatamente, come gli uomii, esse pagano con il sangue questi eroismi. Minacce, arrsti arbitrari, torture, stupri ed esecuzioni sommarie: il 28 di novembre, le atrocità praticate dalle autorità sono state considerate crimini contro l’umanità dalla Commissione d’Inchiesta sulla Syria del Consiglio per i Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite. Ma numerose syriane hanno superato lo stadio della paura e continuano a mobilitarsi, perché sanno che la rivoluzione, come la società futura, non si potrà fare senza di loro. Si lasciano cadere nel martirio per la libertà, a volte sotto i colpi di un soldato a cui avevano portato dell’acqua e dei fiori…
Jeuneafrique.com Syrie : les héroïnes de la révolution Lors d’un débat organisé par le Fonds pour les Femmes en Méditerranée (FFM) et l'association SouriaHouria à la mairie du IIIe arrondissement de Paris, le 29 novembre, des actrices de la révolution syrienne ont livré leur témoignage sur l'implication des femmes dans la mobilisation contre Bachar el-Assad. Rencontre avec des héroïnes de la liberté. « On ne peut parler de la révolution syrienne sans parler des femmes et du rôle majeur qu’elles ont joué pour lancer le mouvement et préserver le caractère pacifique et non communautaire des manifestations », insiste Samar Yazbek. Cette journaliste et écrivain a participé aux premières heures de la révolte syrienne contre le régime de Bachar el-Assad. Menacée, arrêtée, elle a été contrainte de se réfugier à Paris où elle continue de militer pour la liberté et la démocratie dans son pays. Le 29 novembre, invitée à un débat à Paris sur l’implication des femmes dans la révolution syrienne, elle a livré un témoignage aussi puissant qu’émouvant. « Les images diffusées par les télévisions ne rendent pas toujours compte de la présence active des femmes syriennes dans la contestation. Elles étaient pourtant très nombreuses durant les premiers mois. Avec l’intensification de la violence et des menaces, elles se sont fait plus rares dans les manifestations. » À la mi-mars, quand le scandale des enfants arrêtés et brutalisés à Deraa pour avoir tagué des graffitis révolutionnaires a été connu, plongeant le pays dans la colère puis la révolte, des cortèges de femmes sont allées au cœur de Damas exprimer leur indignation. Par la suite, l’omniprésence des forces de sécurité dans la capitale a interdit tout rassemblement : elles ont organisé des « flash-mobs » révolutionnaires, manifestations volantes d’à peine cinq minutes pour ne pas laisser le temps aux autorités de les repérer et de les arrêter.
Poursuivies et traquées Dès le début de la contestation, les femmes mettent en place l’indispensable logistique médicale pour soigner les blessés et des avocates vont spontanément défendre les premiers opposants arrêtés. Au risque de se voir elles-mêmes poursuivies et traquées, comme l’est aujourd’hui Razan Zeitouneh. Cette juriste de 34 ans, militante des droits de l’homme, s’était spécialisée bien avant la crise dans la défense des prisonniers politiques. Recherchée par les services de sécurité peu après le début de la révolte, elle a eu le réflexe de se cacher. Pour contraindre l’avocate à se rendre, les autorités ont arrêté son mari et son beau-frère. Elle vit depuis dans la clandestinité mais reste connectée en permanence à Internet et poursuit son combat, via le site qu’elle a créé : Syrian Human Rights Information Links (SHRIL). En octobre, les prix Sakharov pour la liberté de penser (Parlement européen) et Anna Politkovskaïa (Reach All Women in War) ont rendu hommage à son engagement exemplaire. Le courage et la détermination des femmes de Syrie dépassent souvent la simple témérité. Yazbek raconte un évènement dont elle a été témoin à Douma, banlieue populaire et conservatrice de Damas. « Des femmes - voilées pour la plupart - étaient venues se joindre à un cortège d’hommes. Ceux-ci leur ont ordonné de rentrer. Mais elles n’ont pas bougé : elles tenaient à manifester. Elles ont ainsi défié leurs propres hommes, en même tant que les policiers et les miliciens qui guettaient. Lorsque ceux-ci ont voulu charger, ces femmes ont formé un cercle de protection autour des hommes… La semaine suivante, elles sont revenues et les hommes les avaient complètement acceptées parmi eux ! »
Très jeunes femmes Pour les familles des victimes, elles lèvent des fonds et forment des groupes de soutien, y compris à l'étranger (comme sur la photo ci-dessous, à Bordeaux, en France, © AFP). Moins susceptibles d’être fouillées que les hommes, elles font passer le matériel vidéo, filment les manifestations et les diffusent sur Internet. « Les femmes impliquées dans la mobilisation sont pour la plupart très jeunes. Nombre d’entre elles étaient déjà impliquées dans des actions sociales ou culturelles et se sont tout de suite lancées dans le mouvement. » Leur grand souci : éviter que la contestation consensuelle se transforme en une confrontation intercommunautaire. Elles veillent ainsi à ce que toutes les confessions religieuses soient représentées dans les groupes qui vont porter des condoléances aux familles des tués. Certaines d’entre elles n’hésitent pas à franchir les barrages pour aller taguer des slogans de paix et d’unité dans les quartiers populaires où la propagande du régime tente de réveiller les démons communautaires. « Ces femmes seules et sans voiles ont été merveilleusement accueillies dans des quartiers pourtant très conservateurs », souligne Samar Yazbek. L’intensification de la violence leur interdit désormais la rue? Elles inventent les manifestations à domicile : dans un appartement, elles se filment chantant des hymnes patriotiques et brandissant devant leur visage des tissus couverts de slogans. Hélas, comme les hommes, elles paient de leur sang cet héroïsme. Menaces, arrestations arbitraires, torture, viols et exécutions : le 28 novembre, les atrocités pratiquées par les autorités ont été qualifiées de crimes contre l’humanité par la commission d’enquête sur la Syrie du Conseil des droits de l'homme des Nations unies. Mais nombre de Syriennes ont dépassé le stade de la peur et continuent de se mobiliser, car elles savent que la révolution, comme la société de demain, ne pourra se faire sans elles. Quitte à tomber en martyres de la liberté, parfois sous les balles d’un soldat auquel elles avaient porté de l’eau et des fleurs…
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