http://it.peacereporter.net Siria, la memoria di Hama La gente racconta che la maggior parte dei negozi di generi alimentari ad Hama sono stati svaligiati dalle forze di sicurezza e che il cibo oramai comincia a scarseggiare cosi come le medicine Uscire a comprare il pane e' diventato pericoloso ad Hama. L'altro giorno Abu Ahmad e' stato ucciso mentre in bicicletta cercava disperatamente un panificio, dopo che la sua automobile era stata giorni fa distrutta dall'esercito. Un proiettile sparato dalle forze di sicurezza lo ha colpito al petto si e' accasciato ed e' morto sul colpo. A raccontarlo e' Yasmina, una passante anche lei residente a Hama e anche lei in cerca di pane. La moglie e i suoi due figli di otto e tre anni lo hanno saputo solo il giorno dopo . In un primo momento forse avevano pensato ad un arresto come ce ne sono tanti di questi giorni. Cosi tanti che la maggior parte delle scuole e degli asili di Hama si sono trasformati in prigione. A Umm Maher, una donna di cinquant'anni e' successa la stessa cosa, mentre con i suoi due bambini e con una piccola borsa tra le mani si recava a Damasco sperando di salvarsi. Alcuni proiettili delle forze di sicurezza hanno ucciso lei e i suoi due figli. A raccontarlo incredula e' Nur, una ragazza di venti anni, anche lei di Hama. La gente racconta che la maggior parte dei negozi di generi alimentari ad Hama sono stati svaligiati dalle forze di sicurezza e che il cibo oramai comincia a scarseggiare cosi come le medicine. Samer , un giovane di 24 anni, racconta di come sia difficile trovare medicine perche' l'esercito ha vietato ai farmacisti di venderle soprattutto ai civili feriti nelle manifestazioni. Non c'e' pane, ne' medicine , ne' acqua ad Hama, ma i carri armati e i soldati quelli ci sono cosi come i colpi che continuano ad essere sparati sui civili e sulle loro case, costruite dopo anni di duro lavoro. . "L'esercito ha sparato e ha distrutto tutti i minareti della citta'", racconta Bassam, un giovane studente di 26 anni, "la maggior parte delle case nel nord della citta' sono anche esse distrutte". Il regime ha deciso unilateralmente che il miglior modo per risolvere questa crisi e' continuare a sparare sui civili. Nonostante le promesse di riforme la priorita' di Bashar al Assad continua ad essere la lotta contro la "cospirazione" che viene dall'estero. Non si da pace Yasin quando pensa alla sua casa distrutta, una casa che aveva costruito cinque anni fa con le proprie mani. "Chi ci ripaghera' di tutto questo?", si chiede in lacrime, mentre guarda i suoi figli giocare in una tenda che le fa ora da casa. "Non dimenticheremo mai", dice.
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