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Assad contro l'occidente "Se interviene, regione a fuoco" Damasco - Il presidente siriano, Bashar al Assad, ha avvertito che un'azione dell'Occidente contro la Siria causerebbe un "terremoto" e "metterebbe a fuoco l'intera regione". "Volete vedere un altro Afghanistan, o decine di Afghanistan?", ha minacciato in una intervista concessa al Sunday Telegraph, che la pubblica on line. I Paesi occidentali, ha affermato Assad, "aumenteranno la pressione", ma "la Siria è completamente diversa da Egitto, Tunisia, Yemen. La storia è diversa, la politica è diversa". "La Siria - ha aggiunto Assad - è ora il fulcro della regione. E' la sua linea di faglia, e se si gioca col terreno si causa un terremoto...". "Qualsiasi problema con la Siria metterà a fuoco l'intera regione. Se il piano è di dividere la Siria, cioè di dividere l'intera regione". Alla vigilia degli incontri di Doha, in Qatar, tra responsabili siriani e una commissione ministeriale della Lega Araba incaricata di seguire il dossier siriano, Damasco attacca l'organizzazione del Cairo e non ferma la sanguinosa repressione in atto nel Paese 1 da oltre sette mesi. Nuove violenze si sarebbero registrate oggi a Homs, nella Siria centrale, e intanto gli attivisti dei Comitati di coordinamento locale in Siria (Lccs) denunciano l'uccisione di 31 piccoli siriani, tra bambini e ragazzini, da inizio mese. Porre "immediatamente" fine agli attacchi contro i civili: è l'appello arrivato in giornata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Anche oggi, secondo gli attivisti, diverse persone sarebbero state uccise in un attacco dell'Esercito contro una zona residenziale di Homs. Carri armati sarebbero entrati nel quartiere di Bab Amro e in cannoneggiamenti delle forze di sicurezza in città, stando all'Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero morte almeno tre persone e altre cinque sarebbero rimaste ferite. Secondo testimoni citati da al-Jazeera, in tutto a Homs oggi sarebbero stati uccisi almeno sei civili. Nelle ultime settimane, inoltre, si sono moltiplicate le defezioni nell'Esercito e di conseguenza sono aumentati gli scontri tra soldati e disertori. Oggi l'Osservatorio ha anche dato notizia della morte di 17 militari in scontri registrati la notte scorsa fra l'Esercito e un gruppo di presunti disertori che avrebbe attaccato due checkpoint delle truppe regolari. Le notizie delle nuove violenze arrivano dopo che ieri 37 persone sono morte nella repressione delle proteste antigovernative e per chiedere alla comunità internazionale una no-fly zone a tutela dei civili e alla vigilia dell'incontro in programma per domani a Doha tra una commissione ministeriale della Lega Araba e rappresentanti di Damasco per arrivare a "risultati concreti e porre fine alla crisi siriana". L'atmosfera è particolarmente tesa. La commissione ministeriale dell'organizzazione del Cairo (composta dai responsabili degli Esteri di Qatar, Algeria, Egitto, Oman e Sudan) ha manifestato il suo "disappunto per la continua uccisione di civili in Siria e ha espresso la speranza che il governo siriano adotti le misure necessarie per proteggerli". Ma le parole della delegazione hanno suscitato le ire di Damasco. Per una fonte del ministero degli Esteri, citata dall'agenzia di stampa ufficiale Sana, la commissione dà credito "a menzogne diffuse dai media". Così domani, si legge in una nota della diplomazia siriana rilanciata dal sito web di al-Jazeera, il ministro degli Esteri Walid al-Muallim "informerà la commissione riguardo la vera situazione in Siria". Tutto dopo l'incontro che la commissione ministeriale della Lega Araba ha avuto mercoledì a Damasco con Assad per presentargli il piano che prevede il cessate il fuoco, il rilascio dei detenuti politici e l'avvio di un dialogo politico tra il governo e le opposizioni. Sempre nella giornata di oggi, almeno venti soldati regolari hanno perso la vita nella provincia occidentale di Homs in combattimenti contro ex commilitoni, che hanno disertato per non rimanere coinvolti nella brutale repressione delle proteste di piazza: lo hanno riferito fonti dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione in esilio, secondo cui altri 53 militari sono rimasti feriti. Teatro della battaglia, il distretto di Baba Amro. In precedenza lo stesso gruppo aveva riferito l'uccisione di undici agenti delle forze di sicurezza governative nella provincia settentrionale di Idlib, a ridosso della frontiera con la Turchia, dove il loro pullman era stato attaccato da un commando di disertori; morto anche uno di questi ultimi.
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