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L'esercito assedia la città ribelle Banias Almeno 5 morti. Le ong: "Inchiesta subito" Damasco - E' sotto assedio la città delle proteste dei siriani, Banias. Circondata com'è da reparti dell'esercito e da forze di sicurezza. Qui ieri pomeriggio e stanotte le milizie alawite fedeli al presidente Bashar al Assad hanno aperto il fuoco 1 contro manifestanti contro il regime di Assad uccidendone cinque (secondo le forze di sicurezza ci sarebbero 9 morti tra i militari, caduti in un'imboscata), secondo testimoni oculari e diverse organizzazioni siriane per i diritti umani, che hanno chiesto l'apertura di una "commissione d'inchiesta al fine di sanzionare gli autori delle violenze". Testimoni oculari citati stamani dai siti di monitoraggio Rassd e NowSyria affermano che oltre 15 carri armati dell'esercito sono stati schierati ai margini di Banias, e che posti di blocco di agenti in borghese delle forze di sicurezza bloccano gli accessi alla città. Le comunicazioni dei telefoni fissi e cellulari sono state interrotte per tutta la notte, così come anche l'erogazione dell'elettricità. La città costiera, a maggioranza sunnita ma circondata da montagne abitate in prevalenza da alawiti, è sede di due raffinerie di petrolio ed è il luogo natale dell'ex vice presidente siriano Abdel Halim Khaddam (sunnita), dal dicembre 2005 esiliato in Europa dopo esser stato epurato dai vertici del potere dominato dalla famiglia Assad e dai clan alawiti ad essa alleati. Secondo l'agenzia ufficiale Sana, nove soldati dell'esercito sarebbero stati uccisi in agguati tesi da non meglio precisati "uomini armati" nei pressi di Banias. "L'esercito sta sparando sporadicamente per provocare la gente ma dai dimostranti non è partito un colpo", ha riferito un testimone, aggiungendo che dagli altoparlanti delle moschee risuonano appelli all'esercito perchè "smetta di sparare". Conferme dell'assedio alla città sono arrivate anche da uno dei leader del movimento d'opposizione, Anas al-Shuhri, che ha accusato uomini vicini al regime di aver aperto il fuoco sui civili e sugli stessi militari per provocare una reazione armata, nel tentativo di "scatenare scontri settari" con la minoranza alauita. Abdul Karin Rihawi, a capo della Lega siriana per la difesa dei diritti umani, ha denunciato nella notte l'arresto di diversi attivisti, fra i quali Ahmad Mussa e Mohammad Alaa Bayati, assistenti dell'ex vice presidente siriano Abdel-Halim Khaddam, dissidente in esilio a Parigi dal 2006. Tensione anche a Damasco, dove almeno sette studenti sono stati arrestati davanti all'Università della capitale siriana durante due diverse manifestazioni e raduni anti-regime. Lo riferisce all'ANSA Wissam Tarif, attivista di spicco per i diritti umani interpellato telefonicamente, che non è però in grado di confermare la presunta morte di uno studente. Sui siti di monitoraggio Rassd e NowSyria compare inoltre la notizia della morte di almeno uno studente Fadi al Asmi, "ucciso dalle forze di sicurezza di fronte alla facoltà di Legge", nel quartiere di Baramke nel centro di Damasco. "Attualmente - afferma Tarif - sono in corso delle contromanifestazioni di lealisti nella facolta di Legge e in quella di Medicina. Le forze di sicurezza hanno sprangato le porte dell'ateneo". Le violenze degli ultimi giorni in Siria hanno provocato la condanna di Francia e Germania, entrambe ferme nel chiedere a Damasco di mettere fine alle gravi violazioni dei diritti umani. "Le violenze in corso contro i dimostranti sono sconvolgenti e allarmanti", ha dichiarato il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, riportando la richiesta del cancelliere Angela Merkel "al governo siriano e personalmente al presidente Bashar Assad di proteggere il diritto di espressione e di tenere dimostrazioni pacifiche". Stesso tono per il ministero degli Esteri francese che, tramite una portavoce, ha chiesto alle autorità siriane di "rinunciare immediatamente all'uso della forza e mettere in atto senza ulteriore ritardo un programma di riforme che risponda alle aspirazioni delle popolazione".
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