Dicembre 2011

Appello al Ministro degli Esteri italiano per la pacificazione in Syria
di Un Ponte per, Assopace, Pax Christi, IPRI rete CCP

Signor Ministro,

con apprensione  stiamo  seguendo gli avvenimenti nei paesi del  Nord Africa e del  Medio Oriente,  con i quali  il nostro Paese ha legami millenari  e  dove le guerre continuano ad accavallarsi  senza sosta.

Quelle popolazioni, che vengono da antiche e grandi civiltà, si sono sollevate, con coraggio straordinario, reclamando giustizia, dignità e libertà al di là e  contro le ragioni geostrategiche e gli  interessi economici che da oltre un secolo impediscono loro di  vedere  riconosciuti i propri diritti fondamentali.

In questo contesto, la società civile siriana sta lottando e pagando un grosso tributo di sangue per essersi ribellata ad un regime oppressivo e violento, che non vuole cedere alle legittime richieste della sua popolazione, e per non voler vedere la sua lotta strumentalizzata da gruppi e milizie eterodirette che mirano a disfarsi di un regime che non corrisponde più ai propri interessi regionali ed extra. Il rischio, qualora queste forze prevalessero, è di un ennesimo bagno di sangue che colpirebbe soprattutto le minoranze  ritenute, a torto o a ragione, vicine al regime.

La popolazione siriana è così vittima più volte: è vittima della repressione e dell’autoritarismo del regime; è vittima del disinteresse della “comunità internazionale”preoccupata che possa saltare un equilibrio regionale che garantisce oggi uno stato di conflitto “freddo” utile agli interessi di potenze regionali e non; è  vittima delle manovre dei regimi arabi più conservatori (Arabia saudita, Turchia e Qatar in prima fila) che vorrebbero scalzare Assad per insediare un regime più malleabile ai loro interessi.

Noi non possiamo e non vogliamo arrenderci alle ragioni della “geopolitica”  e chiediamo che anche il nostro Paese cessi di rispondere a tali logiche schierandosi con le libertà, la giustizia e la dignità delle persone.

Le chiediamo quindi che tramite i suoi buoni uffici l’Italia si opponga a qualsiasi intervento militare in Siria.  Questo sia perché il recente precedente libico ha mostrato le sofferenze e i morti causati dalla Nato per “proteggere” i civili,  sia perché qualsiasi intervento straniero sottrarrebbe alla popolazione siriana e alle forze democratiche il loro legittimo controllo sul futuro del proprio Paese e la sua sovranità, rendendole nuovamente prigioniere degli interessi regionali e internazionali.  Il risultato non potrebbe che essere l'affossamento di qualsiasi sbocco positivo della rivolta e un ulteriore colpo inflitto alla possibilità di una pacifica transizione democratica nel medio oriente.

Rispetto alle diverse rivolte che si sono succedute, Il nostro Paese ha avuto, sinora, un ruolo subalterno e non consono alla collocazione geografica e storica che vede la nostra penisola protesa nel mediterraneo e verso quei paesi ai quali siamo uniti da legami secolari. Peraltro, un’ eventuale guerra in Siria coinvolgerebbe direttamente il nostro paese.

Chiediamo quindi che l’Italia si proponga da subito per un ruolo di mediazione autorevole, come già in passato avvenne, ad esempio nella guerra del 2006 in Libano. Riteniamo che le possibilità di mediazione ci siano, perché alcuni dei protagonisti  nell’area, incluso  Israele, sono consapevoli che una nuova guerra  in Siria destabilizzerebbe completamente la regione con esiti imprevedibili. 

La mediazione nel mirare all’esclusione di ogni intervento militare dovrebbe escludere l’ipotesi di istituire una “No Fly Zone” (che sarebbe il primo passo verso la guerra), qualsiasi invio di truppe a scopo di “protezione umanitaria” e l’utilizzo delle basi militari in Italia.

La mediazione dovrebbe inoltre lavorare per l’organizzazione di una commissione di inchiesta e monitoraggio indipendente, eventualmente sotto l’egida dell’ONU,  che si rechi immediatamente in Siria,  verifichi le violazioni dei diritti umani e favorisca le condizioni per la fine della repressione e per elezioni libere e democratiche nel più breve tempo possibile.

Confidiamo che la Sua conoscenza diretta delle atrocità della guerra Le facciano accogliere favorevolmente le nostre considerazioni e proposte. Restiamo a disposizione per incontrarla al fine di poterLe esporre più dettagliatamente le nostre posizioni e le informazioni a nostra disposizione sulla reale situazione in Siria e su come l’Italia possa favorire una pacifica transizione democratica nel paese e sostenere  il ruolo della società civile siriana in questo difficile contesto.

Riteniamo infine utile che il Suo Ministero, attivi come avvenuto per la guerra in Libano del 2006, un tavolo di consultazione con la società civile italiana impegnata da anni in Siria.

 

top