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Scritto il 17/8/11

Cibo, prezzi alle stelle: corsa alla terra, l’oro di domani

Chiedetevi perché il finanziere George Soros sta puntando tutto sui beni primari: acqua e terra. La nuova frontiera del business è la più antica: grano, riso, mais. In altre parole, cibo. Tra un po’ varrà più dell’oro, avverte Mike Adams su “Natural News”: mentre il dollaro vacilla, i prezzi alimentari sono saliti alle stelle in tutto il mondo, e per l’Onu l’inflazione del settore alimentare sta volando al 30%. E non è che l’inizio: importare cibo potrà costare il doppio fra un paio d’anni, e forse lo stesso avverrà nel biennio successivo. Secondo le previsioni più critiche, nel giro di qualche anno il costo dei generi alimentari sarà aumentato del 400%. Vie d’uscita? «Prepariamoci a tornare alla terra, cominciando dall’allestire un orto per il consumo famigliare».

Secondo Adams, l’allarme è confermato dalla tendenza ormai evidente che sta caratterizzando molti grandi investitori finanziari a livello mondiale: puntano ai terreni agricoli come nuovo settore di crescita dei profitti. «Gli investitori – scrive “Bloomberg” – si stanno riversano sugli appezzamenti negli Stati Uniti e in alcune zone europee, dell’America Latina e dell’Africa, vista l’ascesa globale dei prezzi degli alimenti». In particolare, spicca l’attivismo di un fondo controllato da George Soros, il miliardario che mise in ginocchio l’Inghilterra liberandosi di colpo di una fortuna in sterline. Gestore multimiliardario di “hedge fund”, Soros possiede il 23,4% dell’azienda agricola sudamericana “Adecoagro Sa”. «Uno dei migliori investimenti al mondo saranno i terreni agricoli», aggiunge “Bloomberg”.

Motivo? Semplice: «La domanda alimentare si sta accelerando – spiega Adams, in un intervento ripreso da “Megachip” – anche a causa dei cambiamenti climatici e dell’esaurimento delle falde freatiche». Non solo: a spingere per il “ritorno alla terra”, ma con sementi naturali e quindi rinnovabili, è anche il flop degli Ogm: «Il fallimento dei raccolti geneticamente modificati sta in questo momento riducendo i profitti in tutto il mondo». Chi ha fiutato la nuova tendenza ha vinto la scommessa: Ceres Partners, che investe in terreni, sta avendo un clamoroso ritorno, pari al 16% annuo: un autentico “miracolo”, in un periodo come questo, segnato dalla depressione economica che costringe la gran parte delle altre industrie a subire ingenti perdite.

Coltivare e immagazzinare cibo potrà rivelarsi una miniera d’oro, aggiunge “Nature News”, che formula previsioni precise: mentre le forniture alimentari diverranno sempre più scarse, sarà assolutamente strategico contare almeno su un orto domestico, quando il cibo – fra pochi anni – ci costerà il quadruplo. «Non potete coltivare l’oro, e neppure i soldi – a meno che non siate la Federal Reserve», ironizza Adams. «Ma potete far crescere qualcosa che ha più valore dell’oro e dei soldi: il cibo». E attenzione, avverte sempre Adams: è già successo. Per la precisione a Taiwan, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La vecchia moneta fu stampata in quantità enormi, provocando un’inflazione galoppante: «Se volevi affittare un appartamento, comprare una casa o trovare un posto per vivere, il contante era senza valore e anche l’oro non era considerato di grande utilità».

La lezione di Taiwan ci parla attraverso mezzo secolo: «L’unica cosa che rappresentava valore reale era il cibo. Se avevi cibo, lo potevi scambiare per qualsiasi cosa: un’automobile, una casa, attrezzature, vestiti e persino terra. Se non avevi cibo, eri un fallito, indipendentemente dai soldi che avevi». Del resto, aggiunge Adams, «una gallina può fare uova che valgono molto di più di un’oncia d’oro». Elementare: «Non si può mangiare l’oro, gente. E neppure l’argento. Tutti devono mangiare per sopravvivere, e questo comporta che tutti hanno bisogno di un flusso costante di cibo solo per continuare a respirare. Questo è il motivo per cui investire nel cibo ha perfettamente senso».

Investire nel cibo: ma se uno non è George Soros e non può comprarsi migliaia di ettari? Secondo Mike Adams, è possibile anche una mini-riconversione, formato famiglia. Ovvero: procurarsi cibo non deperibile, da stivare negli scaffali, per consumarlo nel tempo o anche, eventualmente, barattarlo con altri beni. Non solo: meglio rispolverare le antiche «abilità di giardinaggio», per acquisire le competenze necessarie a diventare mini-produttori di cibo «quando ce ne sarà bisogno». Naturalmente, è meglio «investire in semi non ibridi, così da poter avere i geni necessari per coltivare piante-cibo che possano riprodursi generazione dopo generazione». Chi può, è meglio che si decida a investire in terreni agricoli, meglio se dotati di fonti idriche, in modo che siano fertili e adatti a produrre alimenti.

Nell’attesa, “Natural News” consiglia di «investire in corsi di formazione che vi insegnino a produrre cibo con vari metodi: in modo spontaneo, col giardinaggio, con i germogli». Non importa cosa tu faccia, dice ancora Adams: l’essenziale è che ciascuno impari a coltivare da sé la propria razione vitale di cibo. «È qualcosa di estremamente importante ora, e potrà diventare molto redditizio negli anni a venire, quando i prezzi degli alimenti continueranno a salire». E mi raccomando, conclude Adams: non comprate oro. Piuttosto, «assicuratevi che le scorte di cibo e la produzione diventino parte della vostre abilità strategiche». Perché, persino «in una casa fatta d’oro massiccio», fra non molto «potreste morire di fame».

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