http://www.asianews.it Il Natale dell’emergenza Il Natale 2011 è segnato da crisi economica, disoccupazione, inquietudini anche fra i ricchi milionari cinesi. Il Giappone del dopo-tsunami; il dopo-terremoto di Indonesia e Turchia; il post-alluvione in Vietnam, Thailandia e Laos mostrano che vi è pure un’emergenza ecologica. In tutte queste situazioni le Chiese dell’Asia stanno gettando semi di speranza che aiutano la stanchezza di molte Chiese dell’occidente. Anche Dio è nato nell’emergenza. Roma (AsiaNews) - Il Natale 2011 viene all’insegna dell’emergenza. Anzitutto per la crisi economica che sta soffocando il mondo intero. Al di là di cifre, percentuali, gerghi spesso incomprensibili dei giornali finanziari, si sta consumando la vita e il lavoro di milioni di persone che rimangono disoccupate e si sta dissipando la fragile unità di nazioni, un tempo tenute insieme dalla voglia di benessere e dalle possibilità offerte per raggiungerlo. Perfino in Cina, più della metà dei milionari di quel Paese sta progettando di andarsene per andare a investire e vivere in luoghi più sicuri per la loro ricchezza, più rispettosi della legge, con meno tensioni e rivolte sociali. Dopo essersi arricchiti lasciando in povertà il resto della popolazione; dopo aver usato del Partito comunista per accrescere i loro beni; dopo aver reso la Cina il Paese più inquinato della terra, ora cercano un luogo tranquillo dove godersi lusso e tranquillità. Ma non è certo che potranno trovarlo: l’emergenza economica affligge ogni parte del pianeta e le popolazioni sono ovunque inquiete per il loro presente e futuro. Vi è anche un’emergenza ecologica e atmosferica. Quest’anno il mondo e l’Asia in particolare hanno visto terremoti in Giappone, Indonesia, Turchia; lo tsunami ha spazzato via la vita di decine di migliaia di giapponesi, mettendo a rischio la sopravvivenza della nazione con la crisi nucleare di Fukushima; le alluvioni nel sudest asiatico hanno provato per mesi la pazienza di thailandesi, filippini, vietnamiti, laotiani, birmani, distruggendo le risaie, fonti di nutrimento, e bloccando lo sviluppo industriale. Ma la vera emergenza è quella di Dio e dell’uomo. L’uomo che guarda al mondo non come un dono creato, considera il suo simile solo come una preda e la terra come un territorio di conquista. Chi elimina Dio dal suo orizzonte, elimina l’uomo, assoggettandolo al suo potere e umiliandolo. Vi è un’emergenza per il rispetto dell’uomo, per la sua dignità, la sua libertà civile e religiosa. In questo, il mondo ateo e materialista in occidente ed oriente, che si inchina al dio-finanza, si sposa in modo perfetto con l’intransigenza fondamentalista islamica o di altre (abusate) religioni, per affermare la supremazia di un gruppo, il potere di pochi sulla moltitudine. Il Natale di più di 2000 anni fa era anch’esso un Natale di emergenza. Cesare Augusto aveva deciso un censimento “di tutta la terra”, forse per misurare il suo potere, forse per calcolare un aumento delle tasse sui suoi sudditi, per garantire loro pace in cambio di sottomissione. Perfino la nascita del Figlio di Dio è avvenuta in situazione di emergenza: durante un viaggio a Betlemme, in una mangiatoia perché “non c’era posto per loro nell’albergo”. Anche i suoi primi mesi o anni, non sono stati facili: circondato dalla violenza, dal massacro di piccoli santi innocenti, perseguitato, in fuga come un profugo verso terre più sicure… No, Dio non è straniero alle emergenze: egli le conosce fin dal principio della sua avventura terrena e le ha tutte attraversate fino alla morte. Agli uomini terrorizzati da esse ha riversato il dono della Sua vita, la sua verità e il suo amore. Se Dio è nato, tutte le emergenze hanno un senso, che è un amore più forte di tutto e di tutti. Senza di Lui, diventa stupidamente ragionevole affidarsi ai calendari Maya che promettono distruzione della terra e dell’uomo, gettare via ogni speranza e mettersi dalla parte di chi vuole annientare gli uomini e le cose. Da oltre 2000 anni la Chiesa annuncia la vittoria della verità e dell’amore di Dio sulla disperazione. Nel nostro lavoro quotidiano, registrando la testimonianza della Chiesa in Asia, rimaniamo meravigliati per i segni di speranza che i cristiani sanno offrire nei luoghi più estremi: nel ricordo continuo di vescovi e sacerdoti rinchiusi nelle prigioni cinesi o vietnamite; nell’impegno di carità verso terremotati e alluvionati; nell’amicizia offerta ai giovani del mondo arabo in cerca di maggiore dignità e futuro; rivendicando libertà e spazio nei regimi fondamentalisti. Noi speriamo che qualcosa di questo guizzo vitale delle Chiese in Asia si comunichi alle Chiese d’occidente per il compito assegnato da Benedetto XVI verso la nuova evangelizzazione. Ormai nessuna emergenza ha potere di immobilizzarci perché tutte sono abitate dal potere amorevole di Gesù Cristo. Buon Natale.
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