Alternative Information Center Coloni ed esercito minacciano la raccolta delle olive a Burin Il villaggio di Burin si trova a pochi chilometri a sud di Nablus, sulle pendici di una collina coltivata con alberi di ulivo. Le due colonie, costruite nell'estremità nord (Bracha) e in quella sud del villaggio (Yitzhar), e i quattro avamposti che circondano Burin, rappresentano una costante minaccia per gli oltre 3500 abitanti del villaggio. Da quando è iniziata la raccolta delle olive gli abitanti del villaggio sono stati minacciati dai coloni, intimiditi ed arrestati dall'esercito ed è stato loro impedito di raccogliere i frutti della loro terra. “Raccogliamo olive da 12 giorni ma non si sa mai cosa succederà domani” ha raccontato all'Alternative Information Center Ibrahim, 28 anni, nato e cresciuto a Burin una settimana fa è arrivato l'esercito dicendoci che la terra dove stavamo lavorando era una zona militare chiusa e siamo stati costretti a tornarcene a casa”. In questo modo ogni giorno gli abitanti di Burin vanno a lavorare nei campi con il timore e la paura dell'arrivo dell'esercito israeliano e dei coloni dei vicini insediamenti ed avamposti. “Siamo circondati ha continuato Ibrahim in ogni lato in cui si guarda si vedono colonie: ed ogni scusa è buona per impedirci di lavorare. Il nostro unico sostentamento deriva dalla terra che possediamo. Se non ci permettono nemmeno di raccogliere le olive quale sarà la nostra fine?”. Proprio per evitare gravi atti di violenza e di saccheggio da parte dei coloni, gli abitanti del villaggio sono molto spesso accompagnati da giovani volontari internazionali nella raccolta delle olive il cui scopo è quello di monitorare eventuali violazioni e violenze di cui i palestinesi sono vittima. L'episodio più grave si è registrato il 16 ottobre quando un gruppo di coloni dell'insediamento di Bracha è penetrato nelle terre degli abitanti di Burin e ha cercato di fotografare alcuni contadini dediti alla raccolta delle olive, sotto la sguardo dell'esercito israeliano. Hussain Hamed Najjar, 21 anni, è stato arrestato con l'accusa di aver buttato a terra una macchina fotografica di un colono. “Sono molto preoccupato per Najjar” ha raccontato lo zio Akram Egli è stato costretto a lasciare l'università per mantenere la sua famiglia dopo che il padre è stato arrestato dall'Autorità Palestinese”. Assieme ad Akram è stato arrestato anche Bashir Imran, 21 anni, che, tuttavia, è stato rilasciato 6 ore più tardi dopo essere stato bendato, lasciato sotto il sole e picchiato. Si tratta solo degli ultimi episodi di violenza a cui gli abitanti di Burin sono regolarmente soggetti: a partire dal 2000 parte delle terre del villaggio sono state confiscate ed annesse agli insediamenti vicini e i coloni hanno attaccato i contadini ed incendiato le loro terre. Negli ultimi 10 anni il villaggio ha perso più di 16000 alberi di ulivo: esattamente un anno fa i coloni hanno dato fuoco a oltre 2500 ulivi del villaggio con la complicità dell'esercito israeliano, mentre poco più di due mesi fa si è registrato un nuovo episodio di violenza, come ha raccontato Abu Rabi'e. “Più di 200 olivi sono stati dati alle fiamme, poco prima della stagione della raccolta. E' una grave perdita per noi, gli olivi rappresentano il nostro principale mezzo di sostentamento”. Anche molti alberi dai quali sta raccogliendo le olive sono bruciati: “le fiamme li hanno rovinati, chissà se si riprenderanno” ha affermato con sguardo preoccupato e rassegnato. Anche Marwan, 15 anni, fratello di Ibrahim, nonostante la spensieratezza che sembrava trasmettere, ha tenuto sempre lo sguardo fisso verso l'alto, verso la cima della collina, dove sorge uno dei quattro avamposti che minacciano Burin. “L'esercito! L'esercito!” ha esclamato più volte durante la raccolta e ha iniziato a correre in giro per avvisare gli altri contadini guardate in alto, guardate in alto!”. Due camionette dell'esercito ed alcuni coloni hanno stazionato per alcune ore in alto, monitorando l'area. “Oggi non sono intervenuti, ma nessuno sa cosa succederà domani” ha concluso Marwan.
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