http://www.unita.it Sei grandi terremoti in sette anni
C'è una correlazione? Il 26 dicembre 2004 un terremoto di magnitudo 9,1 tra Sumatra e le isole Andamane sconvolge l’Indonesia. Erano 40 anni che, nel mondo, non si registrava un terremoto di magnitudo uguale o superiore a 8,5. Poi, in successione: il 28 marzo 2005, un altro terremoto a Sumatra di magnitudo 8,6; ancora a Sumatra il 12 settembre 2007 un sima di magnitudo 8,5; il 27 agosto 2008 un sisma in Siberia di magnitudo 9,0; il 27 febbraio 2010 un terremoto in Cile raggiunge magnitudo 8,8; infine, dieci giorni fa, l’11 marzo 2001, ecco l’interminabile scossa in Giappone che raggiunge magnitudo 9,0. Almeno sei grandi terremoti in soli sette anni, dopo quarant’anni di sostanziale assenza. Sono una fluttuazione statistica o c’è una qualche correlazione? La domanda non è impertinente. Sia perché se la porranno gli studiosi che si ritroveranno tra il 13 e il 15 aprile prossimi a Memphis, nel Tennessee, per partecipare all’incontro annuale della Società americana di sismologia, sia perché anche negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso si verificò una concentrazione di grandi eventi sismici: nel 1950, in Tibet, magnitudo 8,6; 1952, Kamcatka in Russia, magnitudo 9,0; 1957, un terremoto in Alaska di magnitudo 8,6; in Cile, nel 1960, il più potente di tutti, da 9,5; nelle isole Curili, 1963, magnitudo 8,5; in Alaska, nel 1964, raggiunge una magnitudo di 9,2; ancora in Alaska nel 1965 di magnitudo 8,7. Questa gragnola aveva seguito un lungo periodo in cui i grandi terremoti, di magnitudo pari ad almeno 8,5, se ne erano verificati pochi. Come mai, dunque, questa concentrazione in periodi relativamente brevi? C’è una correlazione tra loro, anche quando sono a così grande distanza non solo nel tempo ma anche nello spazio? Gli esperti sono molto prudenti nel trarre conclusioni. Non abbiamo serie storiche relativa ai secoli precedenti il XX. E tuttavia, come spiega Aldo Zollo, sismologo dell’università Federico II di Napoli, in un articolo su Scienzainrete, la ciclicità statistica dei grandi terremoti è un’ipotesi abbastanza fondata. Tutti questi grandi terremoti avvengono lungo l’arco del Pacifico. E questo è spiegabile: è l’arco geofisicamente più attivo del pianeta. Ma se mettiamo in correlazione non solo i tre grandi terremoti di Sumatra, ma anche quelli in Giappone e in Cile significa che deve esserci un’influenza a grande distanza. Influenza di cui non si ha evidenza empirica. O, almeno, non se ne aveva fino a quando, nel 2008, Taka'aki Taira, sismologo dell’Università di California a Berkeley, non ha portato buone (anche se, a detta di alcuni, non conclusive) evidenze che i diversi terremoti di magnitudo maggiore a 4,0 avvenuti nei primi mesi del 2005 nei dintorni di Parkfield, in California, sulla faglia di Sant’Andrea, erano correlati al grande terremoto di Sumatra del 26 dicembre 2004. Secondo Taka'aki Taira ci sono le prove che il grande sisma in Indonesia ha determinato un incremento dell’attività sismica a grande distanza. E che dunque anche i grandi terremoti avvenuti dopo il 2004 potrebbero essere in qualche modo espressione di un unico e potente grilletto. La stessa cosa sarebbe avvenuto negli anni ’50 del secolo scorso, quando il primo grilletto a scattare fu quello di Assam, in Tibet nel 1950. Allora il periodo dei grandi terremoti durò circa 15 anni. Se Taka'aki Taira ha ragione, siamo nel pieno di un nuovo ciclo. Quanto durerà?
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