http://rete-eco.it Jcall: Anche il Mondo Ebraico Europeo Alternative Information Center 3 maggio 2010 Qualche giorno fa abbiamo pubblicato sul sito dell’AIC il comunicato di nostri amici dell’Unione Ebraica Francese per la pace (UJFP), critico nei confronti di una petizione lanciata da eminenti personalità ebraiche europee, per contestare la posizione di rifiuto dell’attuale governo israeliano. Condivido totalmente la critica dell’UJFP, in particolare perché l’unica ragione che gli autori del testo della petizione portano, per sostenere la loro critica della politica seguita da Netanyahu, è quella dei suoi effetti sul futuro di Israele, e non dei suoi effetti sui diritti fondamentali dei Palestinesi, come se questi fossero solo un oggetto e non degli attori politici. Dire ciò non significa che si debba essere indifferenti a questa petizione e al sorgere di JCall in Europa. Il fatto che personalità ebraiche, come Bernard Henry Lévy o Daniel Cohn-Bendit, abbiano deciso di criticare apertamente un governo israeliano è un forte segnale del crescere dell’isolamento di Israele sulla scena internazionale e del disagio che stanno vivendo le comunità ebraiche. La creazione di JStreet, che nasce dal cuore dell’ establishment ebraico, avrebbe dovuto essere colto dai dirigenti israeliani come un avvertimento, proprio perché proveniva dal cuore dell’ establishment e non da parti marginali dell’opinione pubblica americana. Invece che protestare contro la decisione dell’amministrazione Obama di assistere al congresso di JStreet, Netanyahu avrebbe dovuto comprendere il doppio messaggio proveniente dall’altra parte dell’oceano: una parte della comunità ebraica americana organizzata non è più d’accordo su un sostegno incondizionato a ciò che fa il governo israeliano, e l’amministrazione americana non è più d’accordo a piegarsi al ricatto permanente dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee). Il governo israeliano di estrema destra ha scelto di ignorare questo doppio messaggio. Oggi è messo di fronte ad un secondo richiamo, che questa volta arriva dall’Europa. Tutti i firmatari di JCall hanno un lungo passato di difensori di Israele, anche quando la sua politica era indifendibile, come durante i massacri di Gaza dell’anno scorso. Molti di loro non hanno esitato a mentire, calunniare gli oppositori e travisare fatti evidenti per coprire la politica del governo israeliano, come a dire: difenderemo Israele e la politica israeliana ad ogni costo e incondizionatamente. Adesso, aspettano un ritorno: “Benjamin Netanyahu, non devi soltanto servirti dei nostri discorsi (abbondanti) di sostegno ma devi anche tener conto delle nostre critiche (moderate), che sono fatti, gli uni e le altre, per il bene dello Stato di Israele, la sua esistenza, la sua prosperità e la sua sicurezza”. La reazione dell’amministrazione di Netanyahu è stata un segnale senza ambiguità che Israele non sapeva che farsene. Se non si era curato della collera della Casa Bianca, né della confusione di una parte dei suoi sostenitori ebrei americani, non sarà assolutamente toccato da qualche migliaio di personalità ebraiche europee che criticano la sua politica. JCall non deve essere preso alla leggera, perché è un altro segnale dell’isolamento crescente di Israele sulla scena internazionale. La questione è: questo messaggio sarà compreso o no, e quando, dall’opinione pubblica israeliana? Per ora, sembra proprio che l’opinione pubblica in Israele sia tanto sorda quanto il governo.
|