http://rete-eco.it Lunedì 08 Febbraio 2010 01:20 Donne Soldato Israeliane Rompono il Silenzio Testo inglese in http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3841480,00.html - tradotto da Mariano Mingarelli 29.01.2010 Sei anni dopo la raccolta delle testimonianze di “Rompere il Silenzio”, l’organizzazione mette in distribuzione il libretto delle testimonianze rilasciate da donne soldato che hanno prestato servizio nei Territori. I racconti contengono l’umiliazione sistematica dei palestinesi, la violenza incosciente e crudele, il furto, l’omicidio di persone innocenti e l’occultamento. Qui sono riportate solo alcune testimonianze.
“Un soldato da combattimento donna ha bisogno di evidenziarsi di più…un soldato donna che picchia brutalmente gli altri è un combattente serio…..quando arrivai c’era un’altra donna con me, lei era giunta là prima di me….tutti parlavano di quanto faccia effetto, in quanto lei umilia gli arabi senza alcun problema. Quello era il riferimento. Dovevi osservare lei, il modo che lei usa per umiliare, come li schiaffeggia, wow, lei ha schiaffeggiato veramente quel giovane.” Venerdì, l’Organizzazione “Rompere il Silenzio” ha distribuito un libretto di testimonianze rilasciate da donne soldato che raccontano diversi casi di abuso che hanno coinvolto i palestinesi nella West Bank. Negli anni recenti, le donne sono state coinvolte in modo crescente in combattimenti ed in operazioni sul campo nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e nelle Guardie di Confine. Tra le altre cose, queste donne soldato sono impegnate nel contatto quotidiano con la popolazione palestinese ai blocchi stradali e nelle comunità palestinesi. Secondo le testimonianze più recenti, molte di queste giovani donne hanno delle difficoltà a farcela con la realtà violenta alla quale esse sono esposte e nel ritrovarsi ad affrontare situazioni che contraddicono i loro valori. Alcune di loro finiscono per prendere parte ai fatti, o di chiudere un occhio su quanto accade, che anni dopo rappresenterà per loro un fardello opprimente. Come la loro controparte maschile, alcune di queste donne sentono la necessità di parlare di quanto hanno visto. “Le ragazze hanno una maggiore difficoltà a riportare i fatti, in quanto, per cominciare, esse rappresentano la minoranza,” ha affermato la direttrice dell’organizzazione, Dana Golan. “Ogni soldato vorrebbe dare loro una ripassata” Nell’ambito dell’ultimo progetto, Rompere il Silenzio aveva raccolto le testimonianze di più di 50 donne soldato che avevano prestato servizio nei luoghi più disparati dei territori. Ynet in questo rapporto presenta alcune delle più significative testimonianze. Golan ha notato che le donne soldato non erano più disponibili dei loro camerati maschi nei confronti dei palestinesi. “Abbiamo scoperto che le ragazze cercano di essere perfino più violente e brutali dei ragazzi,” ha raccontato, “proprio per diventare come uno di quei tipi.” Una Guardia di Confine donna della linea di congiunzione, ha parlato dell’inseguimento in cerca di stranieri illegali: “In mezz’ora puoi acchiappare 30 persone senza alcuno sforzo.” Poi viene il problema di quello che dovresti fartene di quelli che sono stati catturati comprese donne, bambini e vecchi: “Si dovrebbe farli stare in piedi, e poi c’è la ben nota canzone delle Guardie di Confine (in arabo): “Uno per l’hummus, uno per i fagioli, io amo la Guardia di Confine” che pretendevano che loro cantassero. Cantassero e saltassero. Proprio come fanno con le reclute….La stessa cosa, ma solo molto peggio. E se uno di loro avesse provato a ridere o se essi avessero deciso che qualcuno stesse ridendo, lo avrebbero picchiato. Perché hai riso? Uno schiaffo…e potrebbe andare avanti così per ore, dipendendo solo da quanto sono annoiati. Un turno dura otto ore, si deve pur passare il tempo in qualche modo.” La maggior parte delle donne soldato dice di aver intuito, che c’era un problema durante il loro servizio, ma non avevano fatto nulla. Un’altra testimonianza di una donna soldato, che aveva prestato servizio al posto di blocco di Erez, suggerisce quanto fosse profondamente radicata la violenza nella routine quotidiana. “C’era una procedura secondo la quale prima di rimandare un palestinese nella Striscia lo devi portare dentro alla tenda e lo devi picchiare.” Quella era una procedura? “Sì, tutti insieme con i comandanti.” Quanto tempo è durata? “Non moltissimo, entro 20 minuti avrebbero dovuto essere alla base, ma i soldati si sarebbero fermati alla postazione a bere caffè e fumare sigarette, mentre i tipi del posto di comando li avrebbero picchiati brutalmente.” Questo è successo con tutti gli stranieri illegali? “Non è capitato molte volte…non sono cose che fai ogni giorno, ma una sorta di procedura. Non so se ti obbligano a comportarti tassativamente così in tutti i casi….ho impiegato un po’ di tempo per rendermi conto che se io rilascio uno straniero illegale che è in mano mia, per tutto il tempo che impiega a ritornare a Gaza egli dovrà passare per l’inferno…due o tre ore possono trascorrere dal momento in cui egli entra nella Striscia. Nel caso del ragazzino, è stata una notte intera. Tutto ciò è insensato, dal momento che c’è una decina di minuti di cammino. Li avrebbero bloccati lungo la loro strada e ciascun soldato avrebbe dato loro una “ripassata”, compresi i comandanti.” “Mano di bambino rotta su una seggiola” Una donna soldato dell’unità di polizia militare Sachlav, con base a Hebron, ha rievocato il caso di un bambino palestinese che avrebbe provocato sistematicamente i soldati scagliando loro delle pietre e con altre azioni dello stesso tipo. Una volta egli aveva cercato perfino di spaventare un soldato il quale era poi caduto dalla sua postazione e si era rotta una gamba. La vendetta venne subito dopo. “Non so chi e come, ma so che due dei nostri soldati lo misero nella jeep e che due settimane dopo il ragazzino si aggirava nei paraggi con un’ingessatura su entrambe le braccia e le gambe….Si parlò abbastanza a lungo del fatto nell’unità su come l’avevano messo a sedere ed avevano messo la sua mano sulla sedia e gliela avevano semplicemente rotta, proprio là sulla sedia.” Perfino i bambini piccoli non sfuggono a questi atti di violenza arbitraria, ha affermato un’agente donna della Guardia di Confine che presta servizio presso la barriera di separazione: “Catturammo un bambino di cinque anni…non riesco a ricordare che cosa avesse fatto….lo stavamo riportando indietro nei territori o qualcosa d’altro, e gli ufficiali lo sollevarono appena, lo schiaffeggiarono da tutte le parti e lo misero in una jeep. Il bambino stava piangendo e l’ufficiale vicino a me gli disse “non piangere” e cominciò a deriderlo. Alla fine il bambinello provò a sorridere quando l’ufficiale improvvisamente gli dette un pugno nello stomaco. Perché? “Non ridermi in faccia,” egli disse. Ci furono anche abusi su donne? “Sì” replicò la stessa soldatessa. “Sberle, cose di questo tipo. Specialmente sberle.” Da uomini? “Anche. Da chiunque. Erano specialmente le donne soldato combattenti a picchiare la gente. Ce n’erano due a cui piaceva tanto picchiare la gente. Ma anche gli uomini, essi non si ponevano alcun problema a schiaffeggiare una donna. Se esse avessero strillato, le avrebbero detto, “Zitta”, con un’altra sberla. Una routine di violenza. C’erano anche quelli che non prendevano parte, ma tutti erano a conoscenza di quanto succedeva.” Talvolta era necessario uno “spettacolo” completo per soddisfare il forte desiderio di violenza. “C’è una sensazione di violenza,” ha asserito una donna poliziotto di frontiera dell’area di Jenin. “ E certo, ci si annoia, in tal caso creeremo qualche azione. Dovremo andare alla radio per dire che loro ci hanno tirato dei sassi, per cui si sarebbe arrestato qualcuno e loro avrebbero cominciato ad interrogarlo…..C’era una donna poliziotto che era annoiata, così d’accordo, lei ha dichiarato che le hanno tirato dei sassi. Le hanno chiesto chi è stato a tirarglieli. ‘Non so, due con delle magliette grigie, non sono riuscita a vederli.’ Loro hanno catturato due tizi con le magliette grigie….e li hanno picchiati. Sono loro? ’No, penso di no.’ D’accordo, un incidente completo, gente è stata picchiata duramente. Quel giorno non è successo nulla.” Un sottufficiale donna per la formazione della Guardia di Confine portò i suoi ufficiali per una domenica di cultura - ad uno spettacolo a Tel Aviv. Quando ritornarono alla loro base nella Striscia di Gaza, essi rimasero sconcertati dalla considerazione del contrasto un attimo prima stavano applaudendo in un teatro, in un istante successivo si stavano comportando come bestie. “Attraversare il posto di controllo, è come entrare in un altro mondo….Palestinesi che camminano sul lato della strada con carrelli, con carri, ciuchi….così le Guardie di Confine prendono un autocarro con le rimanenze di cibo e cominciano a lanciarglielo…formaggio fresco, verdure andate a male….è stata la cosa più sconvolgente che abbia mai vissuto nei territori.” La soldatessa sostiene di aver provato a protestare, ma che venne fatta tacere dagli ufficiali comandanti. Quando lei cercò di aggirarli rivolgendosi alle autorità superiori, trovò una soluzione. “Quasi subito entrai in un corso ufficiali.” “Tu non sai da quale parte stai” Alcune delle testimonianze documentano incidenti di vandalismo nei confronti di proprietà palestinesi, e persino furti. La stessa donna soldato che ha rammentato il suo tempo trascorso al posto di controllo di Erez ha detto, “Molte volte i soldati avrebbero aperto il cibo dei palestinesi.” E l’avrebbero pure preso? Sì. Durante tutto il tempo trascorso ai posti di confine nei territori essi non fanno altro che prendere cose. Non potresti mai vedere un soldato senza musabaha (passata di ceci simile all’hummus). E quella è qualcosa che forniscono molte volte….Sono così disperati di passare che perfino una sorta di mazzetta i soldati un poco …….” Un ufficiale donna della Guardia di Confine ha parlato di come i bambini palestinesi sarebbero arrivati ai posti di controllo con un sacco di giochi da vendere e di come la Guardia di Confine si sarebbe accordata con loro. “D’accordo, getta via la borsa. Oh, ho bisogno di alcune batterie,” e le avrebbero prese, avrebbero preso tutto ciò che volevano.” Che cosa avrebbero preso? “Giochi, batterie, qualsiasi cosa,….sigarette. Sono certo che abbiano preso anche del denaro, ma non lo ricordo in modo particolare.” Lei ha parlato anche di un particolare incidente nel quale il saccheggio è stato ripreso da una videocamera tanto che è esploso il caso. “Allora il comandante di compagnia ci riunì e ci rimproverò: ‘Come potete pensare che non vi possano vedere?’ “ Nessuno venne punito. “Veramente, era un’atmosfera nella quale a noi era permesso picchiare e umiliare.” Alcuni dei racconti più gravi giungono da Hebron. Una donna soldato Sachlav ha parlato di uno dei passatempi della compagnia: Pistole giocattolo. “Quelle pallottole di plastica fanno effettivamente male…ne avevamo una gran quantità….te ne stavi seduto di guardia e ‘tak’ spari ad un ragazzo, ‘tak’ spari ad un altro ragazzo.” Lei ha riferito di un incidente nel quale un reporter palestinese aveva preso una fotografia di uno dei soldati che puntava una pistola alla testa di un ragazzo. Ha raccontato di come arrivò ad Hebron una pattuglia speciale e se ne tornò indietro con le fotografie. La soldatessa disse che o avevano pagato il reporter o l’avevano minacciata. E le fotografie erano circolate nella compagnia? “No, vennero distrutte il giorno stesso.” Che cosa disse il comandante della compagnia al proposito? “Egli disse che era stato positivo il fatto che esse non fossero giunte all’Unità del portavoce dell’IDF.” Alcune delle testimonianze da Hebron trattano della posizione difficile nella quale si trovano i soldati, tra i palestinesi ed i coloni i quali essi affermano essere perfino più difficili da trattare. Alcune delle donne soldato erano sconvolte dal livello di violenza che i figli dei coloni utilizzavano contro i palestinesi. “Loro, i bambini ebrei, avrebbero lanciato pietre contro gli altri,” ha affermato una donna soldato Nahal, “e i genitori non avrebbero detto nulla…..lo si vede ogni giorno a Tel Rumeida.” Non ti sembra strano che un bambino lanci un sasso contro un altro bambino? “Dato che un bambino è ebreo mentre l’altro è palestinese, in qualche modo va bene…ed era ovvio che dopo ci sarebbe stato un casino. E tu inoltre non sai veramente da quale parte stai…devo fare una commutazione nella mia testa per continuare ad odiare gli arabi e giustificare gli ebrei. Nella sua frustrazione, la stessa donna soldato ha raccontato di come una volta lei abbia sputato su un palestinese in strada. “Non penso che lui abbia persino fatto qualche cosa. Ma d’altra parte, faceva freddo e quella era l’unica cosa che tu potevi fare…sai, non potevo vantarmi di aver preso un terrorista…Ma potevo sputare su di loro e avvilirli e ridere di loro.” Un’altra donna soldato Sachlav ha raccontato la storia del tempo in cui una ragazzina colona di sette anni ad Hebron aveva deciso di sfondare con una pietra la testa di un palestinese adulto che la incrociava passandole accanto sulla strada. “Boom! Lei saltò su di lui e lo colpì proprio qui sulla testa…poi cominciò a strillare ‘Puah, puah, il suo sangue è su di me’.” La soldatessa disse che il palestinese si voltò allora in direzione della ragazzina un movimento che venne interpretato come una minaccia da parte di uno dei soldati nella zona, che aggiunse di suo un pugno. “E io me ne stavo là inorridita….una innocente piccola bambina nel suo vestito da Shabbat…l’arabo coprì la ferita con la sua mano e corse via.” Lei rammentò un altro incidente con la stessa bambina: “Ricordo che lei aveva suo fratello nella carrozzina, un bambino piccolo. Lei gli stava dando dei sassi dicendogli: “Tirali agli arabi.” A 9 anni colpito a morte. Altre testimonianze sollevano scalpore come nel caso delle procedure per aprire il fuoco nei territori, in particolare le armi per il controllo della folla. Una Guardia di Confine donna ha esposto nei particolari il protocollo che lei ha chiamato “smantellare la gomma” il mettere fuori uso le pallottole di gomma da gruppi di tre a pallottole singole, e rimuovere da loro la gomma. Lei ha detto anche che, nonostante gli ordini chiari di sparare in aria o ai piedi dei dimostranti, era una procedura comune quella di sparare all’addome. Un ufficiale donna della Guardia di Confine a Jenin ha parlato di un incidente nel quale un palestinese di 9 anni che cercava di arrampicarsi sul reticolato, non c’era riuscito ed era fuggito era stato colpito a morte: “ Hanno sparato….quando lui era già nei territori e non rappresentava alcun pericolo. Il colpo è stato nell’area addominale, loro hanno affermato che lui era in bicicletta cosicché non erano in grado di colpirlo alle gambe.” Ma la soldatessa era più sconcertata per quello che era successo dopo tra i quattro soldati presenti: “Non appena proposero la loro versione…Venne effettuata una indagine, dapprima sostennero che era stato un omicidio ingiustificato…alla fine essi dichiararono che lui stava controllando la via di fuga per terroristi o qualcosa d’altro…ed hanno chiuso il caso.” Una donna soldato nel campo delle informazioni che aveva prestato servizio vicino ad Etzion ha rammentato un incidente nel quale dei cecchini avevano ucciso un ragazzo sospettato di aver lanciato una Molotov.I soldati avevano coordinato i loro racconti e la donna soldato era sconcertata, specialmente per l’atmosfera felice che contornava l’incidente. “Era stato scritto nella valutazione della situazione dopo l’incidente che da quel momento in poi essa sarà tranquilla. Questo è il miglior tipo di deterrenza.” “Loro non sanno come comportarsi con le donne” Le donne soldato fanno ripetutamente riferimento alle particolari difficoltà che hanno avuto in quanto donne che dovevano dimostrare che essere “combattenti” nel bel mezzo di soldati uomini combattenti da un lato e palestinesi che vivevano un periodo difficile nel trattare le donne in uniforme sull’altro lato. La storia seguente di un ufficiale donna della Guardia di Confine riassume la faccenda. Quando l’intervistatore le chiese se i palestinesi “tolleravano perfino di più da parte delle Guardie di Confine” donna, lei disse: “Sì,sì, perché non sanno come comportarsi con le donne. Nel momento in cui un uomo viene schiaffeggiato da una donna, egli è così umiliato, è tanto umiliato da non sapere che cosa fare di sé stesso….Io sono una ragazza forte e con un bel corpo, e questo per loro è perfino più duro da trattare. Così uno dei loro modi di superarla è quella di mettersi a ridere. Loro hanno appena cominciato a prendermi in giro. Il comandante mi guarda e mi dice. “Cosa? La lascerai passare? Guarda come sta ridendo di te.” “E tu, come uno che deve conservare il rispetto di se stesso….Ho detto loro di sedersi e ho detto a lui di venire…Gli ho detto di venire vicino, io mi ero davvero accostata a lui, come stessi per baciarlo. Gli dissi, ‘Vieni, vieni, di che cosa hai paura? Vieni da me!’ E lo colpii nelle palle. Gli dissi,’perché stavi ridendo? Lui era sconvolto e quindi si rese conto che….di non ridere. Non si sarebbe dovuto giungere ad una tale situazione.” Tu lo colpisti con il ginocchio? “Lo colpii nelle palle. Usai il mio piede, con la mia ostentazione militare, e lo colpii nelle palle. Non so se tu sei mai stato colpito nelle palle, ma sembra che faccia male. Egli cessò di ridermi in faccia perché la cosa lo faceva soffrire. Poi lo portammo ad una stazione di polizia e io dissi a me stessa, ‘wow, ora finirò nei guai.’ Lui si sarebbe potuto lamentare di me ed io avrei potuto ricevere un reclamo alla divisione criminale investigativa della polizia militare. “Lui non disse una parola. Io avevo paura e parlai. Avevo paura per me, non per lui. Ma lui non disse una parola. “Che cosa avrei dovuto dire, che sono stato picchiato da una ragazza?’ E lui avrebbe potuto parlare, ma grazie a Dio, tre anni dopo non ho ricevuto nulla e nessuno ne sa nulla.” Che cosa si è provato in momento come quello? “Potenza, forza che non avrei ottenuto in questo modo. Ma non me ne sono vantata. Questi sono i motivi per cui mi sono comportata in questo modo, uno sull’altro. Dissi loro di sedersi da parte, Vidi che lui non stava guardando. Dissi a me stessa che non aveva senso che come una ragazza che dà di più ed oltre e che vale più di alcuni ragazzi loro potrebbero ridere di me per una cosa come questa perché sono una ragazza. Perché tu pensi io non possa farlo….” Oggi, quando guardi il fatto tre anni dopo, avresti voluto comportarti diversamente? “Io cambierei il sistema. Esso è gravemente difettoso.” Che cosa significa ciò ? “Il sistema è profondamente scorretto. L’intera amministrazione, il modo in cui sono fatte le cose, non è giusto. Non so come potrei…Non penso di aver fatto le cose giuste in questo incidente ma era ciò che ho dovuto fare. E’ inevitabile in queste circostanze.” Tu stai dicendo che i piccoli soldati in campo non rappresentano il problema, bensì l’intera situazione che li circonda? “Sì, l’intera situazione è problematica.” In risposta alla pubblicazione l’ufficio del portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ha dichiarato: “Queste sono testimonianze anonime, senza alcun riferimento al tempo e al luogo e in alcun modo la loro credibilità non può essere verificata. L’IDF è un’organizzazione statale controllata, che impara e traccia lezioni e coopera con ogni ente serio con l’obiettivo condiviso di portare a termine qualunque inchiesta quando viene richiesta un’ispezione di questo tipo. “Le Forze del Comando Centrale sono impegnate in una battaglia giornaliera contro le organizzazioni terroristiche. I soldati sono sottoposti ad una preparazione professionale che comprende un riferimento speciale al contatto con la popolazione palestinese, preparazione mentale condotta da professionisti, un addestramento di routine fatto dai loro comandanti e controllo continuo. Un altro aspetto relativo alla supervisione dell’attività delle IDF è quello legale-investigativo. L’IDF comprende un numero di corpi il cui compito è quello di indagare sugli incidenti nei quali venga sospettata un’attività contro gli ordini. Fare appello a questi corpi è un diritto, ma anche un dovere di ogni soldato o comandante, che si rende conto che una qualche attività viene eseguita in contrasto con gli ordini. Le donne soldato e i comandanti ricevono lo stesso addestramento fornito ai combattenti.”
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