http://www.newstatesman.com Resa dei conti per Israele traduzione di Alessandra per Action for Peace > La farsa del Vertice sul clima a Copenhagen ha affermato un mondo > guerresco sostenuto dai ricchi contro la maggior parte dell'umanità. > Ha anche illuminato una resistenza crescente come forse mai prima: un > internazionalismo che lega la giustizia per il pianeta ai diritti > umani universali, e giustizia penale per coloro che invadono e > espropriano impunemente. E le notizie migliori vengono dalla Palestina. > > La resistenza dei palestinesi al furto della propria terra ha > raggiunto un momento critico nel 2001 quando una conferenza delle > Nazioni Unite sul razzismo a Durban, in sud Africa, ha identificato > Israele come uno Stato di apartheid. Per Nelson Mandela, la giustizia > per i Palestinesi è "la questione morale numero uno della nostra > epoca". L'appello della società civile palestinese al boicottaggio, al > ritiro degli investimenti, alle sanzioni (BDS) è uscito il 9 luglio > 2005, in effetti riconvocando il grande movimento non violento che ha > spazzato il mondo ed ha portato al crollo l'impalcatura dell'apartheid > Africano. > > “Attraverso decenni di occupazione e espropriazione, ha scritto > Mustapha Barghouti, una saggia voce della politica palestinese, "90% > della lotta palestinese è stata non violenta...Una nuova generazione > di dirigenti palestinesi (oggi parla) al mondo esattamente come lo ha > fatto Martin Luther King. Lo stesso mondo che rifiuta qualsiasi uso > della violenza da parte palestinese, perfino se è chiaramente > autodifesa, sicuramente non dovrebbe rimproverarci la non violenza > usata da uomini come King e Gandhi": > Non più un tabù > Negli Stati Uniti e in Europa, sindacati, importanti chiese, e > associazioni accademiche hanno ripreso le strategie che erano state > usate contro l'apartheid in Sud Africa. In una risoluzione votata con > 431 voti contro 62, la Chiesa presbiteriana degli stati Uniti ha > approvato per un processo di " progressivo e selettivo ritiro degli > investimenti" in aziende multinazionali che fanno affari con Israele. > Questo è avvenuto in seguito al parere della Corte Internazionale di > Giustizia che il Muro di israele e le sue colonie sono illegali. Una > dichiarazione analoga, nel 1971 della Corte, che denunciava > l'occupazione da parte del Sud Africa della Namibia, dette avvio al > boicottaggio internazionale. > > Come per la campagna sud africana, la questione del diritto è > centrale. A nessuno Stato è consentito di contravvenire al diritto > internazionale così intenzionalmente come Israele. Nel 1990, una > Risoluzione ONU del Consiglio di sicurezza, chiedeva che Saddam > Hussein se ne andasse dal Kuwait, quasi con le stesse parole di quella > che chiede che Israele se ne vada dalla Cisgiordania. L'Iraq è stato > fatto uscire, mentre Israele è stata ripetutamente ricompensata. L'11 > dicembre, Barack Obama ha annunciato un aiuto di 2.8 miliardi di > dollari per Israele, parte di quei 30 miliardi di dollari che i > contribuenti negli Stati Uniti daranno per la loro economia colpita in > questo decennio. > > L'ipocrisia adesso è ben compresa negli Stati Uniti. La campagna > "Bellezza rubata" persegue adesso i cosmetici Ahava, che sono prodotti > nelle colonie illegali della Cisgiordania; lo scorso autunno ha > costretto l'azienda a mollare la sua "ambasciatrice" Kristin Davis, > una stella di Sex and the City. In Gran Bretagna, Sainsbury's e Tesco > sono sotto pressione affinché identifichino i prodotti provenienti > dagli "insediamenti", la cui vendita contravviene le condizioni sui > diritti umani nell'accordo di asociazione UE-Israele. > > In Australia, un consorzio diretto da Veolia ha perso la sua offerta > per una fabbrica di desalinizzazione da due miliardi di dollari, in > seguito ad una campagna che metteva in luce un piano, che coinvolgeva > anche la azienda francese, per costruire una metropolitana leggera di > collegamento tra Gerusalemme e gli "insediamenti". In Norvegia, il > Fondo pensioni del Governo, ha ritirato il suo investimento nella > azienda israeliana ad alta tecnologia Elbit Systems, che ha aiutato a > costruire il muro attraverso la Palestina. E questo è il primo > boicottaggio ufficiale da parte di un paese occidentale. > > Nel 2005, L'associazione dei docenti universitari britannici, ha > votato di boicottare le istituzioni Accademiche per complicità > nell'oppressione dei palestinesi. L'Associazione è stata obbligata a > tornare indietro quando la lobby di Israele scatenò una bufera > violenta con accuse di antisemitismo. Lo scrittre e attivista Omar > Barghouti ha chiamato questo "terrore intellettuale": una perversione > della moralità e della logica che dice che essere contro il razzismo > anti palestinese trasforma in antisemiti. Tuttavia, l'assalto > israeliano su Gaza il 27 dicembre 2008 ha cambiato quasi tutto. Si è > formata la Campagna US per il boicottaggio accademico e culturale di > israele, con Desmond Tutu nel suo Consiglio Consultivo. Nel 2009 in > Gran Bretagna il TUC ha votato per un boicottaggio dei consumatori. > Non c'è più "il tabù Israele". > > Crimini contro l'umanità > > A completare, c'è il rapido sviluppo del diritto penale internazionale > dal caso Pinoche del 1998-99, quando l'ex dittatore cileno venne messo > agli arresti domicialiari in Gran Bretagna. I signori della guerra di > Israele si trovano adesso di fronte ad una situazione simile nei paesi > che hanno leggi di "giurisdizione universale". In Gran Bretagna, la > Convenzione di Ginevra del 1957 è rafforzata dal rapporto UN su Gaza > del Giudice Richard Goldstone, che a dicembre, ha obbligato un > magistrato londinese ad emettere un mandato di arresto per Tzipi > Livni, la ex Ministro israeliana degli affari esteri, per crimini > contro l'umanità. E a settembre solo un'ottenuta immunità diplomatica > ha salvato Ehud Barak, ministro della difesa israeliano durante > l'attacco a Gaza, dall'arresto di Scotland Yard. > > Proprio circa un anno fa, 1,400 persone indifese a Gaza, sono state > assassinate dagli Israeliani. Il 29 dicembrer, Mohamed Jassier e > diventato il 367° abitante di gaza a morire, perché perfino quelli che > avevano bisogno di trattamenti salva-vita non vengono fatti passare > per uscire. Tieni questo a mente quando vedrai la prossima volta alla > BBC l'"equilibrio" tra questa sofferenza e le furbesche rimostranze > degli oppressori. > > C'è adesso un impulso chiaro. Per segnare il primo anniversario > dell'atrocità di Gaza, una processione umanitaria di 42 paesi - > musulmani, ebrei, cristiani, atei, vecchi e giovani, sindacalisti, > scrittori, artisti, musicisti, e quelli che portavano convogli di cibo > e medicine - si sono ritrovati in Egitto. E anche se la dittatura > nutrita dagli Stati Uniti al Cairo ha impedito alla maggior parte di > riuscire a entrare a Gaza, la popolazione in quella prigione a cielo > aperto ha saputo che non era sola, e i ragazzi si sono arrampicati sui > muri e hanno issato la bandiera palestinese. E questo è solo l'inizio. |