Nonviolenza. Femminile Plurale Numero 276 del 18 settembre 2009 Scrittrici e Registe Iraniane per la Liberta' di Anna Maria Pasetti [Dal quotidiano "Il Riformista" del 12 settembre 2009 col titolo "I Green Days di Hana" e il sommario "Nuova onda verde al Lido fuori concorso. Applausi per la figlia piu' giovane della factory del regista Makhmalbaf. Un documento audiovisivo girato in digitale, in pochi giorni, dal valore politico importante. Per la causa questa e altre iniziative"] "L'ottanta per cento degli iraniani vuole cambiare. E a tutti i costi. Per questo il movimento verde sta rafforzandosi come linfa vitale per portare liberta' e democrazia nel nostro Paese. Abbiamo bisogno della costante attenzione da parte di tutto il mondo. Ben vengano i social network e ogni mezzo possibile". Siba Shakib, scrittrice e attivista iraniana che vive tra New York, Italia e Dubai, poliglotta, possiede la calma di una che sa perfettamente di cosa sta parlando. "Non e' un'utopia, ma il cambiamento puo' realmente avvenire. E avverra'". Lei e' al Lido in qualita' di migliore amica della regista Shirin Neshat, qui in corsa con Donne senza uomini, ma anche per cercare coproduttori al suo film d'esordio. "E' tratto - spiega - dal mio ultimo libro Samira & Samir (uscito in Italia per Piemme, La bambina che non esiste, ndr). Per ora abbiamo ricevuto i fondi per la sceneggiatura, trovato le location in Marocco, dove ha girato anche Shirin non potendo girare a Teheran, e il produttore principale, la societa' tedesca Gemini". La signora Shakib, incontro fortunato durante gli ultimi giorni della Mostra del cinema di Venezia, rappresenta un'ulteriore conferma di quanto l'Onda Verde abbia utilmente invaso la 66ma edizione. Accanto a Donne senza uomini, diversi i film iraniani in cartellone: Tehroun di Takmil Homayoun Nader, Chaleh di Alim Karim - entrambi in "Settimana della critica" -, Sokoote beine do fekr (Silenzio tra due pensieri) di Babak Payami inserito nel palinsesto di "Cinema e diritti umani", ma soprattutto, applauditissimo ieri fuori concorso, il nuovo lavoro di Hana Makhmalbaf, Green Days. La piu' giovane della prodigiosa factory di papa' Mohsen (e' del 1988 e ha girato il suo primo film a soli 9 anni) non poteva scegliere titolo piu' pertinente per il suo appassionato racconto. Girato in agile digitale e pochi giorni, e' piu' un documento audiovisivo che un reportage, facendosi portavoce di un evento che raccolse allo stadio della capitale decine di migliaia di persone durante le ultime settimane di campagna elettorale per Mir-Hussein Moussavi. Hana, mostra la sua protagonista alter ego Ava in tre situazioni che alterna durante l'intero film: nella veste di intervistatrice presso la folla mentre si reca a o ritorna dall'evento, nel ruolo di regista teatrale in cui dirige tre ragazze avvolte di nero e con la bocca sigillata da nastro adesivo, e infine nella rappresentazione di un se' solitario in preda alla depressione e alla delusione. La sua voce narrante e' di dolore e si volge alla citta' come se fosse un amante: "Teheran tu sei le mie lacrime. Teheran tu eri la mia speranza, oggi tu sei sofferenza. Teheran pero' io ti amo". La Makhmalbaf si chiede in continuazione se e fino a che punto anche il voto a Moussavi - prima dello scandalo elettorale perpetrato da Ahmadinejad - puo' cambiare la situazione del suo Paese. E lo chiede a giovani dipinti e abbigliati di verde, tifo da stadio, volti illuminati. "Lui ci fara' cambiare, Ahmadinejad e' un assassino", rispondono alcuni. Ma altri, meno fiduciosi di lei, temono che "alla fine si tratta solo di votare il meno peggio. Perche' e' sempre un regime che ci fa scegliere relativamente, non in maniera assoluta". Non di grandissimo valore artistico, il filmato di Hana esprime il dovere e il sentire di una giovane iraniana costretta a vivere fuori confine (a Londra) come tutti gli artisti iraniani "criminali" secondo il regime. E "per la causa" - come amano chiamarla qui al Lido - oltre ai film numerose sono state le iniziative organizzate. L'Ente dello spettacolo, per volonta' del presidente Dario E. Vigano', insieme all'Ass. Interfilm e all'Ass. Protestante Cinema di Roberto Sbaffi hanno dato vita al focus sull'Iran "Storie di dignita' umana e cinema", presenti alcuni registi qui in Mostra. Presso lo spazio delle Giornate degli autori si e' tenuta una serata dedicata ai corti iraniani intitolata "Where is my vote?" voluta dal giornalista Camillo De Marco. Cinque i cortometraggi presentati: brevi ma sostanziali contributi cinematografici contro chi vuole mettere gli artisti a tacere. E ieri sera, per chiudere in bellezza, lo splendido concerto di Mohsen Namjoo, Echoes of Iran, ideato da Fabrica e Cinecitta' Luce. Applausi per una speranza che resistendo si fa sempre piu' azione. |