Costruiamo un Ponte per gli Ecopacifisti Iraniani
di Alfonso Navarra

Coordinamento fermiamo chi scherza col fuoco atomico
c/o Campagna OSM-DPN


Le elezioni in Iran si stanno concludendo con un "colpo di mano" del regime teocratico, che - denuncia la stessa opposizione islamica di Mousavi, certamente non
sospettabile di connivenze con il "Satana Imperialista" - ruba al popolo iraniano la sua vera espressione di voto.

Il "Papa sciita" Khamenei ha riconfermato Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica, preferendo il tran tran dell'ottusità clericale, burocratica, nazionalista, militarista, all'incognita di un processo di "glasnost", di apertura al mondo e di disgelo democratico della società iraniana.

Ma l'"Onda Verde" dei giovani e delle donne che sognano più libertà e più diritti non molla, scende ancora in piazza ed affronta a viso aperto, in modo essenzialmente pacifico e nonviolento (facendo attenzione ai provocatori infiltrati travestiti da Green Block" - vedi flash di "Repubblica" sotto riportato" ) la brutale e sanguinosa repressione.

Per i manifestanti di Tehran abbiamo un dovere di solidarietà, ma anche di dialogo, nella prospettiva dell'"Internazionale dei diritti umani".

La lotta per la denuclearizzazione - civile e militare - del Mediterraneo e del Medio Oriente è comune, ed è anche nostro interesse, di italiani amanti della pace disarmata, che si creino le condizioni per evitare lo scontro delle civiltà, fomentato dalla tenaglia tra complessi militar-petrolifero-industriali, ed i nazionalismi e fondamentalismi religiosi.

Anche in questa occasione, ribadendo che siamo per la soluzione "due popoli- due Stati" in Palestina, e che ci battiamo contro il nucleare israeliano (abbiamo aiutato Mordechai Vanunu), contro l'occupazione militare israeliana (e contro ogni cooperazione militare italo-israeliana), è comunque giusto sollecitare i nostri giovani interlocutori a condannare le provocatorie affermazioni contro la Shoah
e contro lo Stato di Israele del presidente iraniano Ahmadinejad.

E' anche compito nostro cogliere l'opportunità di una svolta pacifica offerta dal presidente USA Obama a tutto il Medio Oriente, andando oltre i suoi limiti e le sue contraddizioni, e facendo sì che non si inneschi la spirale che potrebbe condurre addirittura ad una guerra nucleare. Le dinamiche del gioco della potenza, sulla cui razionalità e controllabilità non è il caso di fare eccessivo affidamento, rendono,
purtoppo, questa ipotesi, maledettamente realistica: Israele può lanciare l'attacco contro i programmi nucleari di una "minaccia esistenziale", l'Iran risponde, gli USA restano coinvolti e intervengono a loro volta... l'incendio può dare fuoco alla santabarbara nucleare del Pianeta! E la guerra nucleare è una cosa molto speciale, che va ben oltre le uccisioni e devastazioni dei conflitti convenzionali cui, disgraziatamente, siamo abituati: anche se spazialmente circoscritta, rende comunque, nella migliore delle
ipotesi, il territorio permanentemente (in pratica perennemente) desertificato dal punto di vista umano.

Anche i governi europei, incluso quello italiano, in considerazione dell'enormità del rischio, non possono stare a guardare: nel caso specifico della crisi iraniana, devono pretendere subito, come primo passo, il libero accesso della
stampa internazionale (giornalisti del TG3 , ad es. sono stati
aggrediti a Tehran) e la presenza di osservatori per controllare la regolarità di un eventuale riconteggio delle schede elettorali.

In questi giorni, a Roma, sono in corso dei sit-in sotto l'ambasciata iraniana (via Nomentana) e la partecipazione dei "pacifisti", finora disattenti, alle proteste contro il regime teocratico di Tehran sarebbe caldamente auspicabile.

Agli attivisti romani, fisicamente presenti (speriamo), proponiamo una "missione" particolare: prendere i contatti
anche in nostro nome con l'"opposizione" democratica iraniana, in particolare con quella più affine ai nostri contenuti ed alle nostre sensibilità (il premio Nobel Shirin Ebadi, per esempio, è contraria anche al nucleare civile) affinchè si indica una specifica riunione sull'idea ed il progetto di una Ambasciata di pace dei no-war europei a
Tehran; progetto che andrebbe aggiornato e rimodulato sul drammatico ed ugente precipitare di conflitti e di repressioni che vediamo dipanarsi in questi giorni.

Noi, con la consulenza della Presidenza Rete Ipri-
CCP, che ci ha esplicitamente incoraggiato in questo senso, ci impegnamo a ripresentare il progetto dell'Ambasciata di pace facendo tesoro della più ampia discussione possibile, nella consapevolezza che, pur dovendo scontare un grave ritardo, abbiamo sempre la possibilità di partire con il piede giusto: POSSIAMO E DOBBIAMO inserirci, con una
azione efficacemente preventiva di dialogo e di pace, nel punto più delicato oggi degli equilibri geopolitici mondiali.

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