Fonte: http://www.informationclearinghouse.info

http://www.comedonchisciotte.org/

https://terracinasocialforum.wordpress.com

30 giugno 2014

 

Sta arrivando la "open source revolution" ne parla un'ex spia

di Nafeez Ahmed

traduzione di Bosque Primario.

 

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

Robert David Steele, ex Marine, agente CIA e co-fondatore della attività di intelligence US Marine Corps, si è dato una missione che spaventa l’intelligence USA.

Con 18 anni di esperienza nella comunità di intelligence degli Stati Uniti, e altri 20 anni di intelligence commerciale, la carriera esemplare di Steele ha toccato quasi tutti i settori del mondo clandestino. Entrò come fante nei Marine Corps e come ufficiale nell’intelligence. Dopo quattro anni in servizio attivo, entrò a far parte della CIA e dopo una decina di anni co-fondò la Marine Corps Intelligence, divenendo vicedirettore. Ampiamente riconosciuto come il leader del paradigma Open Source Intelligence (OSINT), Steele ha continuato a scrivere i manuali OSINT per la NATO, per la Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti e per la US Special Operations Forces. Per inciso, lui – personalmente – ha addestrato 7.500 agenti di oltre 66 Paesi diversi.

Nel 1992, nonostante l’opposizione della CIA, ha ottenuto dai Marine Corps il permesso di organizzare una conferenza internazionale che fu il punto di riferimento della open source intelligence – il paradigma che prevede la raccolta di informazioni a supporto delle decisioni politiche, non attraverso attività segrete, ma ricavandole da fonti pubbliche aperte a disposizione di tutti. La conferenza fu un tale successo che arrivarono oltre 620 partecipanti provenienti da tutto il mondo dell’intelligence.

Ma la CIA non ne fu contenta e informò Steele che gli avrebbe vietato organizzare una seconda conferenza. Questo scontro lo spinse a dimettersi dalla Marine Corps Intelligence e a sviluppare un proprio paradigma sulle open source altrove. Infatti fondò e diresse la Open Source Solutions Network Inc. e poi la non profit Terra Intelligence Network che gestisce il Public Intelligence blog.

Ho incontrato Steele per la prima volta quando fece una recensione del mio terzo libro,”The War on Truth: 9/11” (Disinformazione e Anatomia del terrorismo), su Amazon.

Il mese scorso, Steele ha presentato alla conferenza Libtech di New York un documento sorprendente , dove si enunciavano alcuni elementi del suo ultimo libro, “The Open-Source Everything  Manifesto: Transparency, Truth and Trust”, e parlava in pubblico di tutti i sintomi che si sentono nell’aria oggi e che sembrano presupposti per una rivoluzione, sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna.

Il libro di Steele è un must-read, una tabella di marcia potente ma ancora pragmatica su un nuovo paradigma di civiltà che offre una critica tagliente e implacabile sull’ordine globale dominante. Ha un “approccio interdisciplinare sull’intero sistema” e collega drasticamente la crescente corruzione, l’inefficienza e l’irresponsabilità del sistema di intelligence e dei suoi padroni politici e finanziari, con le crescenti disuguaglianze e crisi ambientali. Ma offre anche una visione globale di speranza che le reti di attivisti come Reclaim stanno mettendo in piedi.

“Siamo alla fine di un processo storico durato 5.000 anni, durante il quale la società umana è cresciuta esponenzialmente abbandonando gli antichi valori dettati dalla saggezza indigena e dalla decisione della comune”, scrive in “The Open Source Everything Manifesto”.

“Il potere è accentrato nelle mani di «élite» sempre più specializzate e di «esperti» che non solo non hanno raggiunto quello che avevano promesso, ma che hanno usato informazioni segrete ed il controllo dell’informazione per ingannare il pubblico e per controllare, con il potere acquisito, le risorse comunitarie che, in ultima analisi, hanno saccheggiato”.

Il capitalismo di oggi, sostiene, è per sua natura predatorio e distruttivo: “Nel corso degli ultimi secoli, i beni comuni sono stati assediati, e tutto, dall’agricoltura all’acqua è diventato una commodity, senza tener conto che le risorse non rinnovabili hanno un costo reale. In questo modo gli esseri umani, che avevano impiegato secoli per liberarsi dalla schiavitù, sono stati ri-schiavizzati dall’era-Industriale.”

In questo contesto, diventa necessario che “Open source” possa dare la possibilità di costruire sulla base di quello che abbiamo imparato attraverso l’industrializzazione, e dai nostri errori e focalizzarci sulla conoscenza, sulla apertura – e la redistribuzione – dei beni comuni, per riavviare un processo che faccia uscire dal giogo di strutture di potere ormai superate, per dare una possibilità di prosperità per tutti.

“Condivisione, non segretezza, è il mezzo con cui potremo realizzare un destino tanto alto, come creare una ricchezza infinita, una ricchezza delle reti, del patrimonio di conoscenze – una ricchezza rivoluzionaria -. Tutti possono creare un valore NON-ZERO, un sistema win-win per la Terra dove tutti lavorano per il 100% dell’umanità. Questa è la “utopia” che immaginò Buckminster Fuller, che ora però è alla nostra portata “.

L’obiettivo, conclude, è rifiutare “Quegli aggregati di ricchezze accumulate illecitamente che sono in gran parte delle ricchezze-fantasma, possedute da una ricca-comunità, definita genericamente, che condivide le informazioni e che può stabilire qual è la verità che deriva dalla trasparenza e dall’autenticità, è proprio questo il vero arbitro della ricchezza condivisa”.

Malgrado questa sua visione sfacciatamente radicale, Steele è molto rispettato dagli alti ranghi dell’intelligence militare di tutto il mondo, per la sua opera di ricercatore al War College dell’esercito americano, per essere autore di diverse monografie, per aver insegnato al Dipartimento di Stato USA, al Dipartimento della Homeland Security, ecc.

Steele resta comunque un aperto critico sui comportamenti dell’intelligence USA e sul suo ruolo che fondamentale sta rendendo più gravi e non più lievi le maggiori minacce e le sfide del mondo.

Questa settimana, ho avuto la fortuna di incontrare Steele e parlare a fondo della sua recente analisi del futuro della politica degli Stati Uniti nel contesto delle sempre più urgenti sfide ambientali. La prima cosa che ho chiesto è stata come pensa che andremo a finire nel prossimo decennio, secondo il suo punto di vista olistico.

“Sono le persone che hanno una corretta istruzione, quelle che apprezzano un approccio olistico a qualsiasi sfida. Ciò significa che si rendono conto sia della causa che degli effetti e della complessità di questo intreccio”- ha detto -. “Una parte importante del nostro problema nell’arena politica pubblica è il declino di una intelligenza integra tra i politici più importanti e tra le persone che fanno opinione, che insegnano all’università, che sono determinanti nelle organizzazioni non governative, tutti hanno vissuto una regressione intellettuale di questo tipo”.

“La mia formazione universitaria avvenne negli anni ‘70 quando era di gran moda la “crescita senza limiti” e il “federalismo mondiale”. Entrambe queste teorie hanno tentato di abbracciare le sfide sistemiche ma entrambe hanno sofferto di un eccesso di arroganza. Quello che era chiaro negli anni ‘70 e che oggi è tenuto nascosto dal tradimento politico e finanziario avvenuto nell’ultimo mezzo secolo, è che tutto è collegato: quello che facciamo, ad esempio, asfaltando una zona umida, o quando, “inavvertitamente” avveleniamo le acque sotterranee a causa della dipendenza dell’agricoltura da pesticidi e fertilizzanti, che non rispettano i necessari ‘principi di precauzione’, alla fine tutto porta a catastrofi climatiche che sono atti provocati dall’uomo, non certo atti di dio”.

Indicandomi la sua enorme collezione di libri su cambiamenti climatici, malattie, degrado ambientale, sul picco del petrolio , e sulla scarsità d’acqua, prosegue: “Vedo cinque principali minacce nell’orizzonte più immediato e sono tutte collegate:

– il collasso delle società (troppo) complesse;

– l’accelerazione della distruzione della Terra per effetto di cambiamenti ambientali – che dovrebbero avvenire, normalmente, ogni 10.000 anni – che ora avvengono ogni due o tre anni;

– i predatori e gli shock provocati dal capitalismo e dalla criminalità finanziaria, non solo nella City o a Wall Street;

– la corruzione politica esponenziale;

– l’appoggio dato a 42 su 44 dittature.

Per questo stiamo rischiando delle catastrofi di massa”.

Perché gli Stati Uniti dovrebbero essere sull’orlo di una rivoluzione?

“Rivoluzione significa rovesciamento – il completo rovesciamento dello status quo ante. Siamo alla fine dei secoli che Lionel Tiger chiama ‘La Fabbrica del Male’, quelli in cui le banche commerciali guidate dalla City di Londra hanno cospirato con i governi – presi in ostaggio – per concentrare le ricchezze e i beni, inclusi gli esseri umani. Il significato del termine ‘rivoluzione’ è praticamente un equilibrio che è stato perso e uno status che è diventato insostenibile, ma esistono almeno due elementi, due ‘limitazioni’ che obbligheranno questa avidità all’ennesima potenza a fermarsi: il primo sono i limiti stessi della Terra, e il secondo è la sensibilità umana. Ora siamo ad un punto in cui entrambe queste limitazioni stanno dando evidenti segnali”.

Ma questo non è solo un problema degli Stati Uniti – aggiunge.

“Ci sono i presupposti di rivoluzione nel Regno Unito, e nella maggior parte dei Paesi occidentali. La quantità di pre-condizioni attive è abbastanza sorprendente, a partire dall’isolamento delle elite, dalla concentrazione della ricchezza, da una istruzione ed una socializzazione inadeguata, dalla concentrazione delle proprietà terriere, dalla perdita di potere di repressione delle nuove tecnologie, soprattutto in relazione all’energia, fino ad arrivare all’atrofia del settore pubblico e alla diffusione della corruzione, alla disonestà dei media, alla disoccupazione di massa dei giovani …. e si potrebbe continuare”.

Allora, perché non succede niente?

“Le precondizioni non sono le “condizioni”. Qui in Occidente stiamo aspettando il nostro venditore di frutta tunisino. Le popolazioni riusciranno a sopportare ancora delle forti repressioni, soprattutto se consideriamo che i grandi outlet e media e delle scuole si stanno attivamente prodigando a spiegarci che ‘siamo tutti impotenti, questo è il solo ordine delle cose’. Solo quando ci sarà uno scandalo tanto esasperante da non poter essere ignorato né nel Regno Unito né in America, scoppierà quella rivoluzione che sconvolgerà i sistemi politici corrotti di entrambi i Paesi, e forse riuscirà a sbattere molte banche fuori dal mercato. Vaclav Havel definisce questa situazione ‘La potenza degli impotenti’. Una scintilla che provoca un violento incendio”.

Ma sicuramente serve qualcosa più di una rivoluzione nel senso di rovesciamento, per ottenere un cambiamento. Come si può inserire il manifesto di “open source everything” in tutto questo?

“L’Occidente ha seguito un percorso di industrializzazione che consente la privatizzazione della ricchezza dei beni comuni, e al tempo stesso la criminalizzazione del diritto ai beni comuni per i cittadini, nonché l’esternalizzazione di tutti i relativi costi. Non importa che il fracking produca terremoti e avveleni le falde acquifere. Politici corrotti a livello locale, statale, provinciale e nazionale sono fin troppo felici di prendersi le mazzette e di guardare dall’altra parte. Ormai tutto il nostro sistema commerciale, diplomatico e informativo è cancerogeno. Quando nei trattati commerciali esistono delle sezioni segrete – o sono del tutto segreti – si può essere certi che si sta fottendo la popolazione e che la segretezza è solo un tentativo di evitare di far scoprire le responsabilità. È la segretezza che permette la corruzione, esattamente la stessa cosa che fa una popolazione disattenta: permette la corruzione”.

Allora si tratta di una crisi del capitalismo? Dobbiamo mettere fine al capitalismo per risolvere questi problemi? E se sì, come?

“Il capitalismo-predatore si basa sulla privatizzazione del profitto e sulla esternalizzazione dei costi. Si tratta di un assedio dei beni comuni, e della criminalizzazione degli usi e delle norme che fino a quel momento avevano regolato l’uso dei diritti comuni. Abbiamo bisogno di un sistema che tenga conto pienamente di tutti i tipi di costi reali. Che si continui a chiamarlo capitalismo o no, per me è irrilevante, ma comunque dovrà essere qualcosa che trasformerà radicalmente la dinamica del capitalismo di oggi, per arrivare ad un capitalismo open source. Che sia qualcosa che faccia trasparire quello che ha calcolato il mio collega JZ Liszkiewicz: per fare una maglietta di cotone bianco servono circa 280 litri d’acqua, 8-15 di carburante, e una quantità di tossine e di emissioni che comprendono i pesticidi, i gas di scarico, i metalli pesanti e altri composti che inquinano l’aria; nel tutto bisogna anche includere, generalmente, il lavoro minorile. Mettendo in conto tutti questi costi ed il loro vero impatto sociale, umano e ambientale si ha una visione totalmente differente sulle implicazioni che devono essere alla base dell’organizzazione della produzione e dei consumi che sono gli elementi del capitalismo predatorio di oggi”.

Così che cosa si intende esattamente per Open Source Everything?

“Abbiamo oltre 5 miliardi di cervelli umani che sono una risorsa infinita, che possono essere utili al progresso. Il crowd-sourcing ed il surplus-cognitivo sono due elementi che possono essere determinanti per l’evoluzione dinamica del potere e che possono sostituire gli ignoranti e corrotti oggi al vertice delle istituzioni con persone attente all’etica e all’ecologia. L’ecologia- open-source ha bisogno di un gran numero di “informazioni disponibili”.

L’ecologia open source si compone di una vasta gamma di informazioni da dis-segretare che riguardano tecnologie di agricoltura, allevamento, software, hardware, reti, denaro, sviluppo dello small business, brevetti, per citarne solo alcune. Il punto chiave è che tutti si dovranno muovere e sviluppare contemporaneamente, altrimenti il sistema attuale li isolerà rendendo ogni sforzo inefficace. Rendere pubblici i dati – Open data – sarà una mossa inutile se non si disporrà anche di open-hardware e open-software. Se non ci sarà trasparenza da parte dei governi, se non ci sarà una Open-Cloud e un Open-Spectrum, i soldi continueranno a dominare, come è sempre stato, ogni avanzamento e la velocità con cui ogni avanzamento sta avvenendo”.

Il 1° maggio, Steele ha inviato una lettera aperta al Vice Presidente USA Joe Biden chiedendogli di considerare l’istituzione di una Open Source Agency aperta che trasformerebbe il funzionamento della comunità di intelligence, riducendo drasticamente i costi, aumentando controlli e responsabilità, aumentando l’accesso alle migliori informazioni possibili a sostegno di politiche olistiche. Fino ad oggi, non ha ricevuto nessuna risposta. Non ne sono particolarmente sorpreso. Open source everything praticamente compromette tutto quello che rappresenta il sistema di sicurezza nazionale.

Perché preoccuparsi e perdere tempo a chiedere di prenderlo in considerazione addirittura al vicepresidente Biden?

“Lo stato di sicurezza nazionale è radicato nel segreto, che è usato come strumento per evitare qualsiasi responsabilità. Il mio primo libro “On Intelligence: Spies and Secrecy in an Open World” – che tra l’altro ebbe una prefazione del senatore David Boren, il penultimo presidente del Senate Select Committee for Intelligence – diceva chiaramente che lo stato di sicurezza nazionale è una macchina costosa, mostruosamente inefficace che, semplicemente, non è adatta allo scopo. In questo senso, lo stato di sicurezza nazionale è il peggior nemico di se stesso- è destinato a fallire”.

Data la sua posizione come esperto di intelligence, le critiche di Steele sugli eccessi perpetrati dall’intelligence degli Stati Uniti sono più che graffianti, sono schiaccianti.

“La maggior parte di quanto producono i metodi dei servizi segreti non è vera intelligence. Si tratta di informazioni semplicemente segrete che, il più delle volte, sono piuttosto generiche e quindi non molto utili per determinare decisioni critiche a livello governativo. La National Security Agency (NSA) non ha impedito nessun attentato terroristico, la CIA non riesce nemmeno a prendere per il verso giusto la popolazione della Siria e non fornisce nessun servizio di intelligence – nessun elemento utile – che possa servire alla maggior parte dei segretari di gabinetto, di vice segretari e di capi dipartimento per prendere una decisione. Infatti il generale Tony Zinni, quando era comandante in capo del Comando Centrale degli USA, durante la guerra, ha raggiunto il record di aver ricevuto, nella migliore delle ipotesi, un misero 4% di quello che aveva bisogno di sapere da fonti e dai metodi dei servizi segreti”.

Così Open Source farebbe abolire le agenzie di intelligence come le conosciamo oggi?

“Io sono una ex spia e credo che abbiamo ancora bisogno di spie e di segreti, ma abbiamo bisogno di ri-orientare la stragrande maggioranza dei soldi che si spendono oggi per i servizi segreti, senza buttare i soldi e puntando sulle informazioni che sono già ‘open-conosciute’. Ad esempio, si potrebbe usare il controspionaggio per combattere spietamente la corruzione, o altri mali orrendi come la pedofilia.

Che ci crediate o no, il 95% delle informazioni che possono servire a prendere decisioni eticamente corrette si può acquisire senza servizi segreti e senza procedure di intelligence, ma sono apertamente ed economicamente disponibili e conosciute, leggendo le notizie di società civile, commercio, governi, forze dell’ordine, media, informazioni militari, e organizzazioni non governative. Una ‘Open Source Agency’, come ho proposto, potrebbe non solo raccogliere e soddisfare il 95% del fabbisogno di intelligence, ma porterebbe lo stesso risultato a livello governativo, arricchendo l’istruzione, il commercio e la ricerca – potrebbe cioè far nascere quella che, nel 1995, descrissi come una ‘nazione intelligente’.

Il vero punto focale di Open Source Everything è cambiare la struttura dell’agenzia pubblica e diventare l’unica forma di informazione e di information technology che deve essere ritenuta accettabile dalla maggioranza delle persone che, pur lavorando in Paesi differenti, hanno compreso che è possibile conoscere rapidamente tutte le realtà locali del mondo, senza dover assoggettarsi alle imposizioni continue delle corporations”.

Per me è chiaro che quando Steele parla di Intelligence, come “supporto decisionale”, in realtà non intende che si debbano raccogliere “tutte le informazioni in tutte le lingue in ogni momento” – nel senso che non serve fare una ricerca multidisciplinare di tutto il passato e di tutto il futuro. La sua premessa più intrigante è che l’1% della popolazione non è assolutamente tanto potente, quanto crede e quanto vorrebbe farci credere che sia.

“Il potere di acquisto collettivo di 5 miliardi di poveri è 4 volte superiore a quello del miliardo di ricchi, secondo il pensatore di Harvard Prof C. K. Prahalad. Open Source Everything vuole mettere insieme i circa 5 miliardi di poveri per reclamare la loro parte di ricchezza collettiva e per mobilitarli in modo da trasformare le loro vite. Non c’è nessuna possibilità che questo tipo di rivoluzione possa essere domata. Una Agenzia pubblica sta nascendo, e la capacità del pubblico di mettere letteralmente qualsiasi banca o qualsiasi società fuori dal mercato in una sola notte sta diventando possibile. Per parafrasare Abe Lincoln, non è possibile metterla in quel posti a tutti, facendolo allo stesso momento. Noi questo lo abbiamo compreso. Quello che manca è solo un importante fattore che faccia precipitare gli eventi – manca solo il nostro venditore di frutta tunisino. Poi, quando arriverà la rivoluzione sarà profonda e duratura”.

L’analogia con la Primavera Araba ha, però, anche i suoi lati negativi e finora, non c’è davvero molto da augurarci che questo tipo di rivolta arrivi anche da noi. Mi piacerebbe poter sapere come si può fermare una rivoluzione di questo genere, prima che cominci a trasformarsi in un caos violento e distruttivo. Steele è caratteralmente un ottimista.

“Questa per me è una questione controversa, perché quello che vorrei vedere è la fine dei diktat nazionali e l’emergere di una trasparenza che venga dal basso, e che includa le diversità, l’integrità e la sostenibilità per i singoli cittadini USA, di tutte quelle persone che oggi non vengono considerate niente per effetto dei regolamenti federali e statali – per esempio per le assurdità di certe leggi che permettono la crudeltà contro gli animali e che autorizzano la distruzione della terra con il fracking. Quelli, come il mio collega Parag Khanna, che parlano di una nuova era, di una nuova città-stato, secondo me hanno ragione. Il sistema ‘top-down/dall’alto in basso’ ha fallito in maniera eclatante, è per questo motivo che sta emergendo tanta voglia di un potere del consenso che viene dal basso – e le cose non andranno avanti solo “perché lo dico io”. C’è una sola risorsa illimitata sul pianeta e questa è il cervello umano.

L’attuale strategia messa in atto dall’1% capitalista sta fallendo ogni giorno di più, perché sta uccidendo la gallina dalle uova d’oro a tutti i livelli. Sfortunatamente, il divario tra chi ha soldi e potere, da una parte, e chi sa esattamente di cosa stanno parlando, dall’altra parte, sta aumentando sempre di più. I ricchi si sono circondati da adulatori e da gente che ha qualcosa da chiedere e che, per questo, non vuole mettere in discussione il sistema in cui vivono. Come disse Larry Summers a Elizabeth Warren «Gli insiders – cioè quelli che stanno dentro il sistema – non criticano gli altri insiders»”.

Ma come si arriva ad una Visione Open Source?

“Per cominciare le informazioni sono disponibili sia a livello locale che globale, sono mischiate tra le altre, ma essenzialmente ci sono otto “settori” in cui cercare quello che può essere utile:

– mondo accademico;

– società civile, comprese le organizzazioni sindacali e le religioni;

– commercio, soprattutto le piccole imprese;

– governi locali;

– forze dell’ordine;

– mezzi di comunicazione;

– militari;

– non-governo/non profit.

Bisognerà creare dei Consigli locali per una buona amministrazione che mettano insieme personalità e informazioni provenienti da tutti gli otto settori, a tutti i livelli, senza perdere tempo. Chiunque di noi che comprenda e riconosca che Open Source è un sistema vitale può cominciare a lavorare per creare delle nuove strutture di base che funzionino dal basso verso l’alto, e deve farlo senza aspettare che cominci qualcun altro”.

Come si può trovare in “Open Source Everything” il potenziale per “re-ingegnerizzare la Terra?

Questa è la domanda più importante, e la risposta che mi dà Steele è ispirata.

“Open Source Everything è un sistema che vuole rivoltare tutto, metterlo sottosopra, in modo da far sentire una pistola puntata contro il potere attuale. Open Source Everything dovrà usare la verità, e non la violenza, come moneta per arrivare al potere. Open Source Everything sceglierà di mettere al centro dell’economia reale tutti i costi, senza lasciare conti in sospeso e facendo riferimento anche al ” concetto indigeno della ‘settima generazione di pensiero’, come, cioè, il nostro comportamento potrà influenzare la società tra 200 anni. La maggior parte dei nostri problemi di oggi possono essere ricondotti all’ascesa del militarismo unilaterale, del colonialismo virtuale, e del capitalismo predatorio, tutti sistemi basati sulla forza e sulle menzogne e sul loro sconfinamento sui beni comuni.

La sicurezza nazionale dello Stato lavora al servizio della City di Londra e di Wall Street. Sia la City che Wall Street stanno per essere rovesciate da una combinazione di operazioni alternative proposte da banche orientali, da capacità che possono portare ad uno sviluppo internazionale differente e da persone che riconoscono di avere il potere di ritirare i loro soldi dalle banche e di scegliere di non acquistare beni di consumo che servono a sovvenzionare corruzione e concentrazione della ricchezza. Ma queste persone hanno anche la possibilità di riprendersi i beni comuni e di rimetterli liberamente a disposizione di tutta l’umanità”.

Per Steele, una Open Source Revolution è inevitabile, semplicemente perché nessuno potrà fermare il crollo di un sistema che è in mano all’1% della popolazione, e perché le alternative che si verificherebbero se l’intera popolazione non dovesse rivendicare i beni comuni sono troppo tristi per parlarne.

Non abbiamo altra scelta se non questa scelta.

“Il mio motto, è un gioco di parole sul motto che la CIA continua a disonorare ogni giorno: «La verità ad ogni costo fa ridurre tutti gli altri costi»”, mi dice. “Altri, più saggi di me, hanno detto che la natura ha sempre l’ultima parola. Siamo alla fine di un’epoca in cui le menzogne possono essere ancora usate per rubare al pubblico e ai beni comuni. Ma siamo anche all’inizio di un’altra era in cui la verità al servizio del pubblico ci potrà riportare a vivere in uno stato di grazia”.

 


Link: http://www.informationclearinghouse.info/article38903.htm

 

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