http://znetitaly.altervista.org
Counterpunch
6/8 giugno 2014

Attenzione a stuzzicare l’orso e il dragone!
di Andre Vltchek
traduzione di Giuseppe Volpe

Il nemico interno

E’ imprudente e rischioso ficcare una barra di ferro nelle fauci di un dragone. Qualsiasi cosa si dica in occidente dei dragoni, qui in Asia il dragone è onorato come la più grande creatura favolosa del cielo e della terra. Il dragone è saggio e paziente e quasi mai usa la forza per primo. Ma se minacciato di irriverenza e aggressione è capace di contraccambiare in modo mortale, deciso e potente.

E’ anche da idioti andare a cominciare a impaurire un orso che dorme. E’ ovvio che cosa succede se si scende nella tana di un orso e si comincia a picchiare in testa una creatura in letargo. Non ne segue nulla di buono, assolutamente nulla di buono.

Ma pare che quelli che governano l’Impero non siano ossessionati dalla prudenza. Sembrano stanchi di conflitti minuscoli, che scatenano in continuazione in tutto il globo. La Libia non è sufficiente; il Congo non è sufficiente. Hanno bisogno di qualcosa di grosso, di davvero grosso; anche molto più grosso di quanto abbiano già ‘realizzato’ alcuni decenni fa: come la distruzione dell’intera Indocina o Indonesia.

L’Impero ha bisogno di uno scontro mortale con avversari potenti.

Invece di contribuire a costruire un mondo onesto e pacifico, ha necessità di ricoprire il nostro pianeta di innumerevoli cadaveri.

Questa volta, se gli sarà consentito, come gli fu consentito settant’anni fa, scompariranno decine di milioni di persone, forse molte di più.

Ancora una volta dovranno essere un dragone e un orso, questa volta all’unisono, ad affrontare il fascismo e a combattere per la sopravvivenza del mondo.

***

Gli strepiti della propaganda anticinese e antirussa stanno giungendo a un crescendo assordante, specialmente in Asia. I canali mediatici occidentali hanno innestato la marcia più alta, diffondendo propaganda sia attraverso i canali propri sia attraverso gli affiliati mediatici locali nei paesi satelliti, prevalentemente di proprietà delle grandi imprese.

Cina e Russia sono oggi svillaneggiate, insultate apertamente e incolpate dell’intensificazione delle tensioni nella regione Asia-Pacifico e per il crescendo militare. L’intera potente macchina della propaganda occidentale è ora all’opera per demonizzare Cina, Russia e altri paesi indipendenti.

E’ perché l’occidente stava evidentemente spingendo questo pianeta alla guerra. Non vedere questo richiede una disciplina davvero grande.

I politici sfilano in parata, uno dopo l’altro, davanti alle telecamere, giurando fedeltà al capitalismo, al regime in stile occidentale o, in parole povere, all’Impero. Tutti quei discorsi spregiativi e provocatori contro i loro ‘nemici’ sono imbarazzanti, trasparenti, ma nessuno nell’America del Nord e in Europa ride, poiché stanno diventando la norma.

Molti stanno avvertendo che questo può portare a una guerra mondiale, ma l’occidente ha perso ogni ritegno ed è pronto a inondare il pianeta di sangue, ancora una volta. Un quarto di secolo fa pareva che, con la distruzione del blocco orientale e poi con la Cina su un corso sempre più capitalista, l’occidente avesse finalmente ottenuto ciò per cui aveva combattuto per secoli, per … il controllo assoluto e totale del pianeta.

Ma recentemente qualcosa è andato ‘storto’ per l’occidente. L’America Latina si è sollevata e la maggior parte di essa ha conquistato la libertà e ha poi sputato sulla Dottrina Monroe. La Cina ha cominciato a premere per riforme socialiste nell’assistenza sanitaria, istruzione, cultura e in molte altre sfere. E la Russia si è rifiutata di farsi prevaricare e umiliare, ricordando sia all’Europa sia all’America del Nord che è potente come sempre e non si farà calpestare come accadde nell’era Gorbaciov e Yeltsin.

La Corea del Nord e l’Iran (paesi che non hanno mai aggredito nessuno nella storia moderna) si sono resi conto che il solo modo per sopravvivere e non essere ridotti in polvere consiste nel disporre di un proprio potenziale nucleare.

E tutte queste nazioni (numerose in America Latina e Cina, Russia e Iran) hanno unito le forze e hanno deciso: “Mai più!” Mai più permetteranno al mondo di precipitare negli orrori del colonialismo occidentale.

Il sogno orgasmico dell’occidente di un dominio incontrastato sul mondo sta cominciato a svanire nel nulla. L’occidente rischierà la distruzione del nostro pianeta solo perché non può esserne padrone?

***

“Stephen Harper attacca Vladimir Putin e il ‘male’ del comunismo”, ha riferito il canale giornalistico canadese CBD News il 31 maggio 2014 riferendosi al ‘lungo discorso di apertura’ a un evento di raccolta fondi che il primo ministro canadese di destra ha tenuto a Toronto. Il discorso è stato riscaldato da un “linguaggio evocativo dei picchi della Guerra Fredda”.

Grottescamente, Barack Obama, il presidente del paese più aggressivo della terra, gli Stati Uniti, prometteva di ‘fermare l’aggressione’ di Russia e Cina, due paesi che non hanno mai invaso nessuno negli ultimi decenni.

In un discorso chiaramente mirato a provocare la Cina, il Segretario alla Difesa Chuck Hagel, ha parlato più da violento che da politico: “Gli Stati Uniti non guarderanno da un’altra parte quando sono sfidati i principi fondamentali dell’ordine internazionale”.

‘Quale ordine?’, chiederebbe qualcuno.  Stava parlando dell’ordine imposto al mondo da Washington e dalle capitali europee e che lo è stato per secoli, al costo di centinaia di milioni di vite umane? Un bell’ordine davvero!

Christopher Black, un eminente avvocato penalista residente a Toronto, ha offerto un’analisi per questo articolo:

Il discorso tenuto dal Presidente Obama a West Point, l’accademia militare statunitense, che il fulcro della politica statunitense sarà fermare l’’aggressione’ di Russia e Cina, seguito immediatamente dal suo Segretario alla Difesa Hagel a Singapore che ha accusato la Cina di destabilizzare il Mar Cinese Meridionale, giustamente caratterizzato dal generale di corpo d’armata Wang GuanZhong come ‘minacce e intimidazioni’, esprime la chiara intenzione degli Stati Uniti di scatenare una guerra in tutti i suoi aspetti contro le due nazioni potenti che osano svilupparsi indipendentemente dal dominio statunitense.

Gli Stati Uniti hanno attaccato molte volte la Cina dopo la seconda guerra mondiale; la prima volta nella guerra di Corea, seguita da decenni di tentativi di sabotaggio e isolamento e poi dal bombardamento NATO dell’ambasciata cinese di Belgrado nel 1999. Oggi continuano tale pressione cercando di destabilizzare la Cina internamente mediante vari meccanismi d’infiltrazione di gruppi per i “diritti umani” nella società cinese ed entro i meccanismi militari e amministrativi della Cina e con una costante campagna di diffamazione della Cina e del suo popolo in giro per il mondo. Lo slancio di questa strategia è stato potenziato da recenti attacchi di gruppi mussulmani fanatici della Cina occidentale contro civili cinesi in città e snodi dei trasporti chiave e l’uso di provocatori per attaccare interessi cinesi in Vietnam, Tailandia, Filippine e Africa e le recenti assurde accuse di attacchi informatici contro dirigenti militari cinesi.

I recenti eventi in Ucraina dimostrano che il ritmo di quest’aggressione sta accelerando con gli Stati Uniti che tentano di completare l’accerchiamento della Russia e della Cina facendo avanzare la NATO ai confini della Russia e riposizionando il 60 per cento della loro forza militare nel Pacifico.”

Ma oggi gli aggressori reali accusano di ‘aggressione’ le vittime. Nulla di nuovo sotto il sole. La Germania nazista e i suoi propagandisti impiegarono la stessa ‘logica’ e gli stessi argomenti prima e durante la seconda guerra mondiale. E i francesi li hanno usati in Algeria e nelle loro altre colonie così come hanno fatto in britannici in tutte le loro ‘dipendenze’.

***

In Asia, a livello locale, la stampa servile in paesi come le Filippine prende ordini dall’occidente e spesso supera in zelo i suoi manipolatori.

Il 25 maggio 2014 il The Philippine Star ha cominciato ad attaccare la Cina, proseguendo con la citazione delle parole dell’ammiraglio William Locklear III, comandante delle forze USA del Pacifico, che “La Russia ha il proprio ‘perno’ in Asia”. Poi il giornale ha finalmente prodotto alcuni pezzi di analisi ‘brillanti’: “Fonti ufficiali hanno affermato che l’incursione della Russia in Ucraina ha suscitato preoccupazione a Washington che la Cina possa tentare qualcosa di simile per sostenere le sue rivendicazioni territoriali, sotto il pretesto della protezione dei propri cittadini all’estero.”

‘Incursione della Russia in Ucraina?’ Suona più come propaganda strillata dalle pagine dei quotidiani nordamericani ed europei. In circa quindici anni di lavoro nella regione, dopo aver interagito con centinaia di persone dei media di tutta l’Asia sud-orientale, devo testimoniare che un’idea come quella citata non sarebbe mai potuta venire a un giornalista locale. Qui la conoscenza dell’Europa orientale e molto prossima allo zero assoluto. E dopo aver subito il lavaggio del cervello a Londra, New York e altrove i giornalisti locali non fanno confronti. L’ha scritto qualcun altro. Chi? Lo sappiamo tutti. E’ la stessa fonte che manda troll ad attaccare tutti i miei articoli scritti per Russia Today.

La maggior parte della stampa delle Filippine ha concluso generalmente che gli Stati Uniti fondamentalmente non hanno altra scelta che espandersi militarmente, a causa delle ‘mosse aggressive della Cina’.  Quasi tutti i giornali hanno citato l’elevato costo delle basi militari USA permanenti nella regione, sostenendo anche che i ‘raggi’, le basi appartenenti a paesi locali ma spalancate all’utilizzo delle forze statunitensi, sono la vera via da percorrere. Tali basi sarebbero localizzate anche in territori australiani e giapponesi e possibilmente a Singapore, in Tailandia e in Malesia.

Oggi la Tailandia è certamente ‘assicurata’, dopo che l’esercito ha ucciso milioni di persone nella regione per conto dell’occidente, ha rovesciato il governo progressista eletto e ha assunto il controllo del paese. Il colpo di stato è arrivato proprio al momento giusto, vero?

Come se già non fosse sufficiente avere innumerevoli basi in Africa, Medio Oriente, Giappone, Oceania e quegli stati satelliti ancora rimasti in America Latina. Ma naturalmente sono troppo lontani dai bersagli principali: Cina e Russia.

I media prevalenti nelle Filippine non si prendono neppure il disturbo di mettere in discussione l’integrità di tale accordo militare, che costituisce una violazione diretta della Costituzione della nazione. E’ perché i giornalisti dell’Asia sud-orientale non sono pagati e mandati in massa ad addestrarsi all’estero per moralizzare. Sono pagati per scrivere quello che sta bene alle élite e ai loro controllori stranieri.

Eduardo Tadem, professore di Studi Asiatici presso l’Università delle Filippine ha spiegato, nel corso di una nostra recente conversazione a Manila:

L’accordo recentemente firmato tra le Filippine e gli Stati Uniti è chiamato EDCA (Accordo di Difesa e Cooperazione Economica). In tale accordo il governo delle Filippine ha offerto virtualmente tutte le basi militari delle Filippine in accesso totale ai soldati statunitensi per un periodo di dieci anni. Ma chissà per quanto, in realtà … Ciò è molto pericoloso perché tutte le installazioni militari del paese sono ora aperte all’”ingresso” delle forze statunitensi. E certamente questo viola la Costituzione delle Filippine, che vieta l’insediamento di basi straniere nel nostro territorio.”

E allora che cosa è realmente successo? Perché il cambiamento improvviso?

Ha a che fare con certi fattori. Uno, ovviamente, è il fattore del cosiddetto ‘perno USA’ verso l’Asia. Sotto Obama c’è questa strategia di ‘far perno sull’Asia’. Un secondo ha a che fare con il cosiddetto Partenariato Trans-Pacifico proposto dagli Stati Uniti; costruire una specie di mercato integrato nella regione Asia-Pacifico. Salvo che per il momento le Filippine non ne fanno parte … Il terzo ha a che vedere con le dispute territoriali che stanno avendo luogo in questa regione, sia nel Mar Cinese Meridionale sia nel Mar Cinese Settentrionale.”

Cina

“E’ principalmente una questione di nazionalismo. Ed è anche perché qui chiedevano sempre maggiore assistenza, compresa l’assistenza militare. E questo è il modo per ottenere tale assistenza. Va anche ricordato che i presidenti delle Filippine sono stati costantemente a favore degli USA. Hai probabilmente visto l’indagine che mostra che il popolo filippino ama gli Stati Uniti più di quanto gli statunitensi amino sé stessi. Così per gli statunitensi è facile ottenere appoggio qui alla loro politica nei confronti della Cina.”

Ho chiesto sia a Teresa Tadem, docente di Scienze Politiche all’Università delle Filippine, sia al professor Eduard Tadem com’era possibile che un paese come le Filippine che aveva sofferto tanto duramente nel corso della sua occupazione da parte degli Stati Uniti, nell’era coloniale, quando c’erano violazioni dei diritti umani, massacri … com’è che ha un atteggiamento così favorevole nei confronti del suo ex brutale colonizzatore?

“Ha a che fare con la macchina di propaganda statunitense estremamente intensa, che ha presentato l’era coloniale come un genere benevolo di colonialismo. Le atrocità nel corso della guerra Filippine-Stati Uniti del 1898-1901, che vide ucciso un milione di filippini, quasi un decimo della popolazione dell’epoca, sono state fatte sparire dalla coscienza della gente … il genocidio, le torture … Le Filippine erano note come il ‘primo Vietnam’ … tutto questo è stato convenientemente dimenticato,  nascosto nei libri di storia. E poi naturalmente l’immagine di Hollywood, da cui siamo bombardati …”

Quanto è pericoloso inimicarsi la Cina e persino la Russia? Per secoli la Cina è stata un paese molto pacifico, e lo è tuttora. Molti filippini vengono dalla Cina; è un naturale alleato storico … Mentre l’occidente sta liquidando e bombardando interi paesi radendoli al suolo, rovesciando governi, la Cina piazza un impianto di trivellazione in acque disputate, innaffia qualche barca con cannoni ad acqua ed è immediatamente definita un aggressore.

“E’, di nuovo, tutta una questione di propaganda. Hanno dipinto la Cina come comunista ed eccoli ad appiccicare una connotazione negativa a tale termine”, ha affermato la professoressa Teresa Tadem.

“Per me il paese più pericoloso al mondo oggi sono gli Stati Uniti”, prosegue Eduardo Tadem. “Sono stati quello più aggressivo … intervenendo in molti paesi di tutto il mondo, a migliaia di chilometri dalle proprie coste, cercando di imporre sul pianeta la propria visione di un sistema capitalista globale. Così, se si confronta quello che la Cina sta facendo in prossimità del proprio territorio con quello che gli Stati Uniti stanno facendo in ogni parte del mondo, in ogni continente … allora si vede chiaramente la disparità nell’immagine che è stata creata, dipingendo la Cina come un pericolo per la pace nel mondo.”  

Entrambi i professori hanno poi manifestato la propria profonda preoccupazione per il fatto che la propaganda occidentale sta accendendo la sinofobia nei filippini e in altri asiatici. Hanno indicato che quello che gli Stati Uniti stanno facendo è in realtà alimentare l’ultranazionalismo, che può facilmente trasformarsi in fascismo. Questa, secondo loro, è una situazione estremamente pericolosa: piantare semi di sinofobia in tutto il continente.

“Questo può portare a un punto di non ritorno”, Spiega Eduardo Tadem. “Io temo che sia questo che sta succedendo oggi nelle Filippine così come in altre parti dell’Asia dove hanno luogo le dispute territoriali.”

E chiaramente non è solo la sinofobia che può portare alla distruzione del mondo, sebbene la sinofobia parzialmente lo stia decisamente facendo. Anche alimentare l’odio contro la Russia è chiaramente sul menu di padroni occidentali della propaganda. Stephen Harper del Canada, politici polacchi e australiani e i loro irrazionali discorsi antirussi, tutto ciò sta portando a un risultato spaventoso: la costruzione del razzismo contro quelle nazioni che intralciano il cammino al dominio statunitense ed europeo del mondo.

Disumanizzare un potenziale nemico, scatenandogli contro sentimenti spregiativi e razzisti è il primo passo dell’’arte’ occidentale della guerra, il primo passo verso uno scontro.

Si dovrebbe contestare seriamente ciò che è in corso di pianificazione? Si dovrebbe pretendere di sapere, perché ciò che è pianificato è molto probabilmente davvero sinistro.

***

Le persone cominciano a parlar franco. Geoffrey Gunn, un eminente storico australiano e professore emerito all’Università di Nagasaki, in Giappone, mi ha scritto per questo articolo:

I media internazionali riservano grande spazio alla ‘minaccia cinese’ e tuttavia chi è il provocatore? Osserviamo il primo ministro giapponese a offrirsi a Singapore (il 30 maggio) di guidare una coalizione internazionale per controllare l’aggressione cinese offrendo vascelli giapponesi ‘di qualità’ a clienti riconoscenti, quali Filippine e Vietnam. Questa è una follia che viene da una nazione senza contrizione ufficiale che cerca anche di disfare il suo testo sacro, la ‘costituzione della pace’. Contemporaneamente il governo neo-con in Australia si spinge oltre con retorica intonata, facendo rullare il tamburo per il Segretario statunitense alla Difesa nell’offrirgli il proprio ‘perno’ per il Mar Cinese Meridionale. La mia idea è lasciare che i nazionalismi asiatici (Cina, Vietnam, Giappone, Corea) risolvano i loro problemi diplomaticamente – dopotutto il regno centrale esiste da diversi millenni – che gli estranei se ne tengano fuori, che i militaristi facciano attenzione a dove si intromettono e la Cina cresca pacificamente.”

Dal Vietnam, rattristato per la nuova ondata di ostilità tra due vicini comunisti, Vietnam e Cina, un famoso artista occidentale che non vuole essere nominato ha spiegato la situazione:

“Non ho dubbi che l’occidente sia deliziato per la svolta degli eventi e che farà tutto il possibile per esacerbare ulteriormente la frattura tra Cina e Vietnam e le altre. Naturalmente ciò rende un buon servizio al perno per l’Asia e ad altri maligni programmi USA NATO. Ma i vietnamiti sono proprio arrabbiati contro la prepotente Cina e non si può discuterne con loro. Il primo ministro vietnamita ha inviato SMS su tutta la rete mobile ammonendo le persone a non dare ascolto ai ‘cattivi’ e a protestare solo nel rispetto della legge locale e internazionale …”

È impressionante quanto spavaldo e sicuro di sé stia diventando ultimamente il Vietnam, considerando che di fatto sta facendo la stessa cosa della Cina: trivella in un’area contesa.

Molti fanno risalire le tensioni tra Vietnam e Cina alla spedizione punitiva cinese in Vietnam (dopo che il Vietnam era entrato in Cambogia e aveva deposto i Khmer rossi), nota come guerra Sino-Vietnamita del 1979. Ed è piuttosto bizzarro osservare quanto inflessibile sia il Vietnam nei confronti della Cina e quanto sia divenuto conciliante nei confronti degli Stati Uniti.

Nel corso della guerra sino-vietnamita persero la vita circa 10.000 civili vietnamiti, decisamente un numero non insignificante. Ma come potrebbe essere paragonato ai milioni di civili vietnamiti morti durante la ‘guerra statunitense’ (o la ‘guerra del Vietnam, come è nota in occidente)? Nel corso della guerra statunitense intere città furono rase al suolo, i campi furono avvelenati, le donne violentate e la gente bruciata dal napalm e da altre sostanze chimiche.  

Ma, come nel caso delle Filippine, la strisciante propaganda occidentale ha cancellato dalla mente delle persone molti degli orrori.

Ho trascorso tre anni a Hanoi. Avendo la cittadinanza statunitense ero trattato con rispetto e non sono mai stato insultato. In forte contrasto oggi le aziende cinesi sono attaccate e finiscono in fiamme, mentre i cinesi (della Cina continentale ma anche di Taiwan e da altrove) sono perseguitati, malmenati e persino uccisi.

Nel frattempo Russia Today ha riferito:

“Visitando Washington il generale Fang Fenghui ha anche incolpa il ‘perno’ dell’amministrazione Obama verso l’Asia come causa dell’intensificazione delle tensioni nella regione. Ha affermato che alcune nazioni asiatiche hanno sfruttato la svolta strategica per seminare zizzania nel Mar Cinese Meridionale e in quello Orientale.”

***

Siamo trascinati allo scontro globale finale, a una possibile terza guerra mondiale? Osservando dall’Asia-Pacifico o dall’Ucraina, risulta chiaramente di sì.

Christopher Black non ha dubbi che provocare, inimicarsi e insultare potenti paesi indipendenti come Russia e Cina può essere il prossimo passo verso la distruzione della razza umana:

“Tutte queste azioni sono preparativi per la guerra. Di fatto, il posizionamento delle batterie missilistiche statunitensi antibalistiche nell’Europa orientale è in preparazione di un attacco nucleare contro la Russia. Queste batterie sono dispiegate unicamente al fine di intercettare un attacco di rappresaglia delle forze nucleari russe dopo un primo attacco statunitense. Non hanno altro scopo. Questi preparativi per una guerra d’aggressione, di fatto una guerra nucleare, sono una chiara violazione della Carta dell’ONU e di tutte le leggi internazionali e possono essere giustamente considerati crimini di guerra. Ma poiché gli Stati Uniti se ne fregano di tutte le leggi internazionali e di parametri civili di comportamento, possiamo aspettarci che questi preparativi proseguano.

L’umanità è sull’orlo dell’annientamento per nessun’altra ragione che il perseguimento statunitense del profitto illimitato. Sono gli estremisti del sistema capitalista. Dobbiamo sperare che l’abile diplomazia che abbiamo visto impiegata sia da Russia sia da Cina, il ritmo accresciuto della loro collaborazione bilaterale e i loro passi intensificati per realizzare la cooperazione multilaterale nel mondo, dall’America Latina all’Africa, all’Europa e all’Asia cambieranno le dinamiche di potere del mondo in misura sufficiente a impedire che gli statunitensi e i loro alleati conseguano i loro obiettivi, affinché le gente del mondo possa vivere in pace e dedicare le proprie energie alla soluzione dei pressanti problemi dell’umanità.”

***

 


Andre Vltchek è un romanziere, regista e giornalista d’inchiesta. Si è occupato di guerre e conflitti in dozzine di paesi. La sua discussione con Noam Chomsky ‘On Western Terrorism’ [A proposito del terrorismo occidentale] sta andando ora in stampa. Il suo romanzo politico, acclamato dalla critica, ‘Point of No Return’ [Punto di non ritorno] è ora riedito e disponibile. Oceania è il suo libro sull’imperialismo occidentale nel sud del Pacifico. Il suo libro provocatorio sull’Indonesia post-Suharto e sul modello fondamentalista del mercato è intitolato “Indonesia  – The Archipelago of Fear” [Indonesia – l’arcipelago della paura]. Ha appena completato il documentario ‘Rwanda Gambit’ [Gambetto ruandese] sulla storia del Ruanda e sul saccheggio della Repubblica Democratica del Congo. Dopo aver vissuto per molti anni in America Latina e in Oceania, Vltchek attuale risiede e lavora in Asia Orientale e in Africa. Può essere raggiunto attraverso il suo sito web o al suo indirizzo Twitter.


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: http://www.counterpunch.org/2014/06/06/beware-of-kicking-dragon-and-bear/

top