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Lunedì 15 dicembre 2014
GB-USA, i compari
di Emy Muzzi
Londra: E’ stato sufficiente aspettare pochi giorni di assestamento delle breaking news e dei titoli sulle prime pagine, perché la verità sul report - CIA che qui a Londra si sospettava venisse a galla. Per la conferma di Downing Street che i servizi inglesi e americani abbiano avuto diversi incontri prima della pubblicazione del report sulle torture inflitte dalla CIA ai presunti sospetti terroristi, abbiamo dovuto aspettare solo due giorni.
Gli incontri tra l’MI6 ed i colleghi d’oltreoceano erano cominciati subito dopo l’inizio dell’indagine della commissione del Senato Usa nel 2009. Pertanto, è il caso di dedurre, nelle oltre 480 pagine del report rese pubbliche, non c’è alcun riferimento ad alcun coinvolgimento del governo, dell’intelligence, o di agenzie britanniche nelle operazioni di ‘rendition’. Il totale delle pagine ancora segrete, ‘classified’, è di 6mila, i dati raccolti in sei anni ammontano a sei milioni di pagine. Nella sintesi finale si è perso qualcosa...
Quel ‘qualcosa’ di rilevante si è perso probabilmente negli incontri - almeno 21 in due anni secondo il The Guardian - tra l’ambasciatore britannico a Washington, Sir Peter Westmacott, e la senatrice Dianne Feinstein, a capo della Commissione Intelligence del Senato USA. Ma sembra che i ‘meetings’ fossero il proseguimento di una tradizione diplomatica nata con il report stesso. In aggiunta il ministro degli interni inglese, Teresa May, non ha mancato di onorare la Commissione Intelligence Usa con una visita sulla quale è stata chiamata a rispondere in Parlamento.
Il programma anti terrorismo ‘rapimento, internamento e tortura in prigioni nascoste’ (più diplomaticamente conosciuto come rendition), inaugurato da George W Bush dopo gli attacchi dell’11 Settembre, ha coinvolto diversi paesi e governi, inclusa l’Italia, e sembra poco credibile che i cugini inglesi, fronte europeo della lotta contro il terrorismo, non abbiano fatto la loro parte. A quanto denuncia Reprieve, ONG inglese a sostegno dei diritti umani, le torture sarebbero state inflitte nelle prigioni nascoste controllate dalla CIA (black sites) anche in territorio britannico, come l’isola Diego Garcia, atollo nell’Oceano Indiano appartenente alla Corona, sede della più vasta base militare americana in territorio estero e di un ‘black site’ che avrebbe ‘ospitato’ nel 2004 il dissidente libico Abdel Hakim Belhadj o almeno lo scalo del volo che lo rimpatriava in Libia per essere incarcerato e poi torturato dalla polizia segreta di Gheddafi in una operazione congiunta MI6-CIA.
Adesso le autorità britanniche sono chiamate a rendere conto della eventuale responsabilità che i rapimenti dei sospetti e le torture inflittegli possano essere avvenute in territorio britannico. In queste ore trionfa il giustificazionismo: l’ex ministro degli esteri conservatore, William Hague, il giorno la diffusione del report ha preso le distanze: “Penso che tutti noi prima dovremmo leggere il report - ha dichiarato ad una TV londinese - ma ciò che so come ex ministro degli esteri e come responsabile per alcune delle nostre intelligence agencies fino a pochi mesi fa, è che in questo paese i nostri servizi segreti non solo hanno fatto un lavoro fantastico garantendo la sicurezza dei cittadini, ma anche mantenendo una stretta osservanza della legge e dei diritti umani in tutto il mondo. Noi possiamo garantire per le nostre agenzie e dobbiamo vedere cosa il report dice riguardo a ciò che la CIA ha fatto in passato”. Una dichiarazione che equivale ad un no-comment.
La pubblicazione del report, del resto, preoccupava Hague da diversi mesi. Nel luglio scorso, quando era ancora a capo del Foreign Office, nel rassicurare che “il governo britannico non ha mai cercato di influenzare il contenuto del report” aveva scritto in una lettera indirizzata ai responsabili di Reprieve riferendosi agli incontri con i rappresentanti del Senato Usa: “Abbiamo formalmente chiesto rassicurazioni affinché fossero seguite le procedure ordinarie che prevedono l’autorizzazione nel caso in cui la documentazione fornita alla Commissione del Senato venga resa pubblica”. La documentazione riguardante il Regno Unito c’è, ma non compare nel report. Diciamo che non è sopravvissuta alla ‘redazione’ finale, al pari di quella riguardante altri paesi.
Nella mappa delle location dell’orrore l’aeroporto di Prestwick (Glasgow) è segnato come uno degli scali principali. Secondo il report del Consiglio d’Europa nel 2006, in alcuni aeroporti britannici (militari e civili?) hanno fatto scalo i voli della CIA con a bordo sospetti rapiti e trasportati in luoghi segreti e remoti per essere sottoposti a torture.
Nello stesso report UE anche Roma è segnata tra gli scali principali ed in altre mappe relative ad inchieste sulle renditions, l’Italia è segnata come uno dei paesi in cui i rapimenti venivano effettuati. Un esempio di ciò fu il caso dell’Imam Abu Omar, rapito a Milano dagli agenti della CIA coadiuvato dal Sismi (allora guidato da Pollari), trasportato segretamente in Egitto, torturato, rilasciato da un tribunale egiziano in quanto innocente con conseguente condanna (simbolica e non effettiva) dei 23 agenti americani nel 2009 da una corte di giustizia italiana.
In quel caso la giustizia ha salvato una delle vittime innocenti del programma anti-terrorismo della CIA; altri non sono sopravvissuti a torture che hanno portato in molti casi anche alla morte di persone considerate sospette senza alcuna prova e private del diritto alla giustizia. Il terrorismo degli "antiterroristi". |