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23/03/2015

 

Le minacce alla libertà religiosa incrinano il potere del Partito comunista vietnamita

di Nguyen Hung

 

Il governo di Hanoi, mentre ostenta un liberalismo facciata, continua le repressioni e le minacce a discapito delle minoranze religiose nel tentativo di controllare l'operato delle chiese. Nonostante questo la Chiesa cattolica ribadisce la propria fedeltà a Roma, mentre l'oppressione e l'ingiustizia del partito comunista fa perdere la fiducia della popolazione nelle istituzioni, mettendo a repentaglio l'intero sistema.

 

La Chiesa vietnamita coglie l'occasione fornita dal periodo quaresimale per dichiarare la propria fedeltà alla Chiesa cattolica e a papa Francesco. Alcuni parrocchiani vietnamiti, infatti, dicono ad AsiaNews: "Noi crediamo sempre in Dio e nella Chiesa. Noi preghiamo per le comunità cattoliche del Vietnam. Se noi non siamo in comunione con la Chiesa, non siamo cattolici".

La situazione della Chiesa cattolica (ma anche di altre confessioni) in Vietnam rimane complessa e delicata, perché le comunità di credenti e i religiosi devono fare i conti con il controllo statale operato dal Partito comunista che ha riunificato il Paese nel 1976. L'apertura di facciata con il cosiddetto "Decreto 92", in vigore nel 2013, è contraddetta dai fatti. Mentre si proponeva di far aumentare la libertà religiosa nel Paese, fin dalla sua approvazione, il decreto è stato definito illiberale sia dalla Chiesa cattolica sia da esponenti di altre religioni (come l'Unione buddista, non riconosciuta da Hanoi) e si è rivelato l'ennesimo tentativo del Partito comunista di avere pieno controllo sulle attività delle comunità religiose locali.

Su questo tema si è espresso anche Heiner Bielefeldt, inviato speciale delle Nazioni Unite per la libertà religiosa, che lo scorso agosto sottolineava il fatto che ci sono "serie violazioni della libertà religiosa in Vietnam".

In particolare, i governi locali sopprimono con regolarità le minoranze religiose (la Chiesa cattolica, l'Unione buddista, le religioni tradizionali Cao ?ài e Hòa H?o) con la forza o con minacce, limitando anche la libertà di espressione con la censura della stampa.

Leader religiosi di confessioni diverse sono unanimi nel dichiarare che "il problema maggiore è l'interferenza del governo nelle questioni interne delle religioni, come la nomina o il trasferimento dei religiosi, che causano pericolose divisioni tra i fedeli vietnamiti, creando un conflitto tra i capi religiosi".

Mentre il Vietnam continua a ribadire alla comunità internazionale che la libertà religiosa e il rispetto dei diritti umani hanno avuto un progresso negli ultimi tempi, un "prigioniero di coscienza" racconta ad AsiaNews: "È evidente che il governo del Vietnam sta violando i diritti umani. Nemmeno l'Assemblea Nazionale del Vietnam [organo che detiene il potere legislativo, ndr] protegge i diritti umani delle persone. Ci sono stati più di 100 prigionieri di coscienza. Noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle questo problema. Abbiamo mandato un rapporto all'Assemblea Nazionale", continua, "ma non è stata fornita alcuna risposta né a noi né al popolo. Loro dovrebbero ascoltare le raccomandazioni, i consigli e le lamentele della popolazione, ma le ignorano sempre. Forse è proprio questa l'essenza dell'Assemblea Nazionale. L'Assemblea Nazionale sta servendo il Partito comunista. Non hanno il servizio al popolo come priorità".

Circa 20 organizzazioni della società civile vietnamita si sono espresse in questi termini: "Durante il 2014 e negli ultimi mesi, il Partito comunista vietnamita è stato sempre più screditato dalla popolazione. A causa delle sue politiche sociali, la legge e la sua applicazione sono opposte l'una all'altra. I governi locali usano sempre più violenza e imposizione nelle loro operazioni e stanno sempre più perdendo la fiducia della gente".

Alcuni esperti di diritto, docenti della facoltà di Scienze sociali della University of Social Sciences and Humanities, dicono ad AsiaNews: "Il Vietnam ha molti tipi di leggi, vari decreti, molte politiche sociali ecc., ma esse parlano senza agire. La legge e la sua attuazione sono ancora molto distanti in Vietnam".

Il Prof. Tr?n Ng?c, docente della facoltà di studi umanistici, è d'accordo con questa visione: "Oggigiorno una delle cause di violenza nella società vietnamita è il fatto che la popolazione non crede nelle leggi del Vietnam. La maggior parte dei gruppi di giovani e della popolazione nella società è diventata aggressiva. Essi vogliono combattere e usare la violenza per risolvere i problemi sociali".

Da tutto questo, appare evidente che la repressione religiosa e il formalismo delle leggi senza attuazione rischia di minare le basi dell'intero sistema comunista, come sottolineano alcuni studiosi di storia vietnamiti: "Nello sviluppo storio delle civiltà umane, le nazione che seguono il comunismo non durano più di 80 anni".

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