http://ilmondodiannibale.globalist.it L'orgia dei cinismi Il film globale che abbiamo visto in questi giorni offendere intenzionalmente una religione e prezzolare assalitori e assassini si intitola "Orgia dei cinismi". Eccone alcuni Un gruppetto ancora non identificato di persone produce un film al contempo pazzesco e ridicolo con il preciso di intento provocare un incendio nel mondo islamico. Ancora non sappiamo chi esattamente abbia contribuito, come e perché, all'impresa: è questa la sfida del giornalismo investigativo americano. Resta il fatto che il cinismo di chi ha guidato la mano di questo provocatori è chiaro. E' il primo cinismo. POi ci sono i leader salafiti, cioè quelli che sfidando i loro dettami che proibiscono la democrazia, hanno partecipato e perso alle recenti elezioni. Appena la notizia giunge al loro orecchio la usano come pretesto per coprire l'azione terroristica libica e per raccogliere i disperati di mille periferie, dargli qualche spicciolo e lanciarli all'assalto delle ambasciate americane, e non solo. Vogliono liberarsi di questi pericoloso cammino ancora incerto, preoccupante, il cammino della democrazia araba, che li ha sconfitti. E' questo il secondo cinismo. Qui emerge un fattore interessante: istintivamente i Fratelli Musulmani abboccano, si sentono trascinati verso la retorica antioccidentale, è un sapore familiare ed eccitante. Ma ben presto si accorgono che questo va contro i loro interessi, soprattutto in Egitto: la prima vittima sarebbe il governo che loro presiedono. E si dissociano. Che sorpresa scoprire che anche Qaradawi, il telepredicatore di al Jazeera, notoriamente legato ai Fratelli Musulmani, anziché sull'accelatore preme sul freno. Qui emerge però il terzo cinismo: quello di numerose istituzioni islamiche "moderate" che chiedono all'Occidente di stabilire regole, di proibire la blasfemia. E loro, cosa proibiranno loro? Nulla? E' chiaro che la questione dell'offesa pone un problema, i provocatori ne pongono uno connesso, ma non si può chiedere di affrontare questo senza affrontare l'altro problema, evidentissimo, dell'indisponibilità alla critica, di certo pensiero religioso. Non si può chiedere di occuparsi del primo senza avere l'onestà di porre e occuparsi del secondo. E' il terzo cinismo. A questo riguardo è molto importante quel che dice oggi Rushdie: non si tratta di un osservatore "distaccato". Ma lui oggi tra mille preoccupazioni vede una luce: molti di quelli che in questi lunghissimi anni di persecuzione hanno manifestato contro di lui oggi si rendono conto che se loro hanno il diritto di criticare, allora lui deve avere analogo diritto. Detto da Rushdie non è poco, anzi. E' la riprova che se le istituzioni "moderate" islamiche si impegnassero anche in questo campo i cinici non sparirebbero, ma ne subirebbero un colpo. |