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Mer, 06/08/2014

 

2.000 uiguri uccisi dalle forze di sicurezza cinesi

 

Rebiya Kadeer, leader in esilio delle comunità Uiguro, ha affermato che almeno 2.000 uiguri sono stati uccisi dalle forze di sicurezza cinesi dopo le rivolte della scorsa settimana. Citiando prove alla mano, la presidente del Congresso mondiale degli uiguri con sede in Germania (WUC), ha accusato le autorità cinesi di coprire quello che lei chiama un massacro degli uiguri nella contea di Yarkand il 28 luglio scorso. "Abbiamo le prove in mano che almeno 2.000 uiguri in prossimità della borgata di Elishku sono stati uccisi dalle forze di sicurezza cinesi nel primo giorno dell'incidente e hanno ripulito dai corpi morti il secondo e terzo giorno durante l’imposizione di un coprifuoco".

"Abbiamo registrato messaggi vocali dalla gente del quartiere e testimonianze scritte, su ciò che è accaduto esattamente in Elishku, comune della contea di Yarkand, durante questo massacro", ha detto, aggiungendo "che le vittime erano prevalentemente dei villaggi n° 14, 15 e 16 nella borgata".

"Possiamo condividere questi fatti senza rilasciare la fonte delle informazioni, per non mettere a rischio la loro sicurezza", ha detto Kadeer, che vive in esilio a Washington da quando è stata rilasciata da una prigione cinese nel 2005.

Kadeer ha detto che il bilancio delle vittime della violenza in Yarkand è il più alto mai riportato in Xinjiang. Supera i 200 uccisi nel 2009, durante gli scontri nella capitale regionale Urumqi, che coinvolsero gli uiguri per lo più musulmani e i membri della maggioranza Han della Cina.

"E' chiaramente terrorismo di stato e un crimine contro l'umanità per qualsiasi standard, commesso dalle forze di sicurezza cinesi contro la popolazione inerme uiguri", ha accusato.

Kadeer ha detto che i disordini sono stati innescati dalla marcia di un gruppo di uiguri fino alla stazione di polizia e agli uffici governativi per chiedere giustizia "per l'uccisione di abitanti innocenti", tra cui l'uccisione di una famiglia di cinque persone da parte della polizia per una disputa nell’indossare foulard tradizionali.

La Kadeer ha affermato che la polizia ha freddato quasi tutti i manifestanti ed ha continuato a uccidere gli altri cercandoli casa per casa.

"Come al solito le forze di sicurezza cinesi hanno considerato questo raduno di massa degli uiguri come un crimine che doveva essere messo a tacere, e ha iniziato a sparare contro di loro senza nemmeno ascoltare le loro preoccupazioni", ha insistito Kadeer.

Aggiungendo che alcuni uiguri, armati di bastoni, hanno attaccato i veicoli governativi e i dipendenti del governo in segno di protesta contro le violenze da parte delle forze di sicurezza.

"Le forze militari cinesi hanno immediatamente chiesto rinforzi e iniziando a sparare e uccidere tutti i partecipanti della marcia e gli altri abitanti del villaggio durante il rastrellamento casa per casa."


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Mer, 06/08/2014

 

2,000 Uyghurs killed by Chinese security forces

 

An exile Uyghur leader has claimed that at least 2,000 Uyghurs may have been killed by Chinese security forces following riots last week.Citing “evidence” from the ground, Rebiya Kadeer, president of the Germany-based World Uyghur Congress (WUC), accused the Chinese authorities of a cover up of what she called a “massacre” of Uyghurs in Yarkand county on July 28.“We have evidence in hand that at least 2,000 Uyghurs in the neighborhood of Elishku township have been killed by Chinese security forces on the first day [of the incident] and they ‘cleaned up’ the dead bodies on the second and third day during a curfew that was imposed,” she said.

“We have recorded voice messages from the people in the neighborhood and written testimonies on exactly what had taken place in Elishku township of Yarkand county during this massacre,” she said, adding that the victims were mainly from villages No. 14, 15 and 16 in the township.

“We can share these facts without releasing the source of the information as their security and safety is at risk,” said Kadeer, who has been in exile in Washington since being released from a Chinese prison in 2005.

Kadeer said the death toll in Yarkand was the highest reported in Xinjiang violence, surpassing the 200 killed in rioting in the regional capital Urumqi in 2009 involving the mostly Muslim Uyghurs and members of China's Han majority.

“It is clearly state terrorism and a crime against humanity by any standard committed by Chinese security forces against the unarmed Uyghur population,” she charged.

Kadeer said that the riots were triggered by a march by a group of Uyghurs to the police station and government offices to seek justice “for the killing of innocent villagers,” including the shooting death of a family of five by police over a dispute about wearing traditional headscarves.

She claimed the police gunned down nearly all the protesters and went on to kill others in a house-to-house search.

“As usual Chinese security forces have regarded this mass gathering of Uyghurs as a crime and that they should be silenced, and started to shoot at them without even listening to their concerns,” Kadeer said.

She said that some Uyghurs, armed with sticks, attacked government vehicles and government employees in protest against the violence by the security forces.

“Chinese military forces immediately called for [reinforcements] and started to shoot and kill all the participants of the march and other villagers during house-to-house searches.”

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