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12/07/2012

 

Vaticano-Cina, preoccupazione per il fermo del neo vescovo

di Alessandro Speciale

 

La rispota di Padre Lombardi alla situazione sempre molto difficile con il governo del paese e le limitazioni della libertà religiosa e delle prerogative della Santa Sede

 

“Dispiacere” per una situazione che viene definita semplicemente “anomala”: il portavoce vaticano, p. Federico Lombardi, sceglie con cura le parole per rispondere alle domande dei giornalisti sul neo-vescovo ausiliare di Shanghai, monsignor Taddeo Ma Daqin.

 

Il presule è stato ordinato appena sabato scorso, con il benestare tanto della Santa Sede quanto del governo di Pechino. Durante il rito, però, monsignor Ma ha fatto un annuncio che non deve essere piaciuto alle autorità: avrebbe lasciato il suo incarico presso la Associazione Patriottica – l'organismo ufficiale che raccoglie i cattolici cinesi, riconosciuto dal governo ma considerato illegittimo dal Vaticano – per dedicarsi interamente al suo nuovo ruolo di vescovo. Da allora, monsignor Ma è irraggiungibile, confinato con ogni probabilità all'interno del seminario di Shanghai, nel santuario di Sheshan, e non ha comunicazioni con l'esterno.

 

Un dato quest'ultimo, confermato anche dal direttore della Sala Stampa vaticana: “Non abbiamo una comunicazione diretta con lui e non abbiamo informazioni specifiche”. Per il portavoce vaticano l'ordinazione di monsignor Ma è una “buona notizia” ed “è stata fonte di gioia e di soddisfazione” in Vaticano. Tanto più, quindi, “dispiace che si sia venuta a creare questa situazione anomala” e “non positiva”.

 

In queste ultime settimane, lo scambio di accuse reciproche e condanne tra Roma e Pechino è andato avanti a ritmo serrato. Dopo il comunicato con cui martedì la Santa Sede ha ufficializzato la scomunica per il nuovo vescovo di Harbin, monsignor Yue Fusheng, ordinato la settimana scorsa senza approvazione papale, l'Associazione Patriottica e il Consiglio dei vescovi cinesi – una sorta di conferenza episcopale, anche questa non riconosciuta dal Vaticano – hanno risposto accusando il vaticano di “non favorire l'unità, la comunione e il sano sviluppo della Chiesa in Cina”. Allo stesso tempo, le due organizzazioni hanno ipotizzato una “grave violazione” nell'ordinazione di monsignor Ma e hanno quindi deciso di aprire un'inchiesta, richiamando a Pechino i vescovi che hanno partecipato alla cerimonia.

 

Padre Lombardi non ha voluto rispondere direttamente a queste dichiarazioni, limitandosi a sottolineare che la “posizione della Santa Sede sulle ordinazioni è molto chiaro sia dal punto di vista ecclesiologico che da quello delle corrette procedure da usare”.

 

Per il portavoce vaticano, tra Cina e Santa Sede rimane un “problema di fondo”, ovvero la “distinzione tra l'ordinamento politico e quello religioso”: “Per la Chiesa è molto chiaro che l'autonomia della Chiesa va rispettata per quanto riguarda ordinamento della Chiesa stessa, che è autonoma e non vuole interferire in questioni di carattere politico. Ma – ha concluso – non è facile capirlo per chi ragiona con una prospettiva differente e pensa di dover aver voce in capitolo su questo tema”. 

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