Dall'articolo: "Problema, Reazione, Soluzione", di David Icke

Viator per Anticorpi.info

5 marzo 2010

 

False Flag: Pretesti ed Auto-Attentati

 

La strategia della false flag o falsa bandiera, prende il nome da una tattica di avvicinamento utilizzata nelle battaglie navali di tutte le epoche, si sostituiva la bandiera della propria con un vessillo che il nemico non considerasse ostile, al fine di coglierlo di sorpresa, ma è antica quanto lo stesso concetto di opinione pubblica.

 

Nell'accezione moderna consiste nella fabbricazione di un pretesto per offendere.

La qual cosa di solito si concretizza nel compimento di un atto sovversivo o bellico sotto mentite spoglie, così che le responsabilità dell'accaduto ricadano su una vittima prestabilita. Tale vittima, del tutto estranea all'accaduto potrà poi essere aggredita con il pretesto della 'legittima difesa' di fronte all'opinione pubblica.

 

La false flag comprende alcune varianti. La più conosciuta è detta anche inside job o pseudo-operazione e si basa sul presupposto secondo cui durante un conflitto tra due parti, il modo più efficace di suscitare la solidarietà e ottenere il supporto di una terza parte neutrale sia farsi percepire dall'opinione pubblica come vittime di un attacco vigliacco e riprovevole ad opera del proprio avversario.

 

In ambito politico, tale evento coincide di norma con un atto sovversivo.

Tra le più celebri operazioni di false flag politico vi è l'incendio del Reichstud - sede del Parlamento tedesco - inscenato nel 1933 dal partito nazionalista allo scopo di fomentare l'odio verso il comunismo. L'edificio fu devastato dalle fiamme, però 'fortuna' volle che non vi furono vittime tra i politici. Quella notte fu arrestato colui che l'opinione pubblica conobbe come il colpevole dell'incendio, il giovane attivista comunista Marinus Van Der Lubbe, che continuò a dichiararsi innocente fino a quando - sotto tortura - finì per accollarsi le accuse. Van Der Lubbe fu giustiziato nel 1934, poco prima del suo 25° compleanno.

 

Spostandoci in avanti di 50 anni troviamo l'impronta della false flag nella Strategia della Tensione attuata dall'agenzia di servizi segreti 'Gladio' (di matrice NATO - v. correlati) per diversi scopi, primo tra tutti aizzare l'opinione pubblica europea contro il blocco sovietico e le organizzazioni filo-sovietiche. Gladio operò prevalentemente in Italia, dove prosperava il più forte avamposto politico sovietico nella Europa occidentale di allora: il PCI. E' appurato che alle operazioni di Gladio sian ascrivibili gran parte degli attentati terroristici che lacerarono l'Italia negli anni '70 e '80, in un primo momento addebitati ad anarchici ed estremisti di sinistra.

 

Strage di Piazza Fontana. Milano, 1969. 17 decessi, 88 feriti.

Strage della Questura di Milano. 1973. 4 decessi, 46 feriti.

Strage di Piazza della Loggia. Brescia, 1974. 8 decessi.

Attentato al treno Italicus. Provincia di Bologna, 1974. 12 decessi, 105 feriti.

Strage della Stazione di Bologna. 1980. 80 decessi, oltre 220 feriti.

Attentato al treno rapido 904. Provincia di Bologna, 1984. 17 decessi, 260 feriti. 

 

Per chiudere il discorso sulla false flag politica dobbiamo citare la teoria - suffragata da molti documentari - secondo cui praticamente tutti gli attentati che hanno avuto luogo nel corso dell'ultimo decennio, addebitati all'estremismo islamico - dall'11 Settembre 2001 alle stragi di Londra e Madrid - siano stati in realtà operazioni ordite dal potere angloamericano allo scopo di giustificare l'invasione di stati sovrani per fini economici, per motivare nuove misure liberticide nella società globalizzata in nome della sicurezza, e per creare un clima di ostilità verso lo scomodo mondo islamico, con le sue banche solidali e la sua incrollabile fede nella religione mussulmana.

 

Passando a descrivere l'applicazione della false flag in ambito bellico, bisogna dire che si basa sugli stessi meccanismi della precedente, ad eccezione del fatto che l'evento scatenante di norma coincide con un attacco inatteso portato da truppe ufficialmente non avverse.

 

Nel 1934 l'esercito fascista tramite un'azione di false flag giustificò l'invasione dell'Etiopia di fronte all'opinione pubblica mondiale. Si inscenarono degli attacchi mossi contro le truppe eritree-italiane da parte di non meglio identificate "bande sconfinanti fomentate dal negus" e da ciò si trasse lo spunto per invadere.

 

Anche la guerra ispanico-statunitense del 1898 fu innescata mediante un'operazione di false flag organizzata dagli USA allo scopo di strappare alla Spagna la indipendenza di Cuba - con l'intento di trasformarla in un protettorato americano - e la cessione di Porto Rico e dell'Isola di Guam.

L'esercito USA affondò la nave Maine, battente bandiera americana, per poi addebitare l'aggressione alla marina spagnola. Scoppiò la guerra, e infine gli Stati Uniti raggiunsero gli obiettivi che si erano prefissati.

 

Il celebre attacco a Pearl Harbour mosso nel 1941 dall'esercito giapponese contro una base navale USA sull'oceano Pacifico, è considerata una strategia anomala di false flag. In quell'occasione infatti non si trattò di confezionare l'evento, bensì di organizzare le cose affinché fosse il nemico stesso ad agire per esasperazione e necessità. Ciò fu ottenuto tramite un durissimo e ingiustificato embargo petrolifero posto dagli Stati Uniti nei confronti del paese del Sol Levante.

 

Inoltre, sebbene fossero a conoscenza del fatto che il Giappone avrebbe presto condotto un'offensiva aerea contro una base sul Pacifico, i servizi segreti americani insabbiarono l'informazione e lasciarono che le flotte nipponiche facessero strage delle truppe amiche. Una 'incredibile coincidenza' volle che al momento dell'attacco il porto di Pearl Harbour ospitasse solo imbarcazioni vecchie e sacrificabili della flotta americana.

 

Tutto questo fu compiuto per rendere accettabile all'opinione pubblica d'oltreoceano l'idea che per avere giustizia gli Stati Uniti avrebbero dovuto prendere parte alla Seconda Guerra Mondiale, con grande soddisfazione dei poteri che avevano accuratamente progettato l'occupazione europea da attuarsi sotto forma di 'intervento in difesa della democrazia.'

 

Concludendo, la strategia della false flag non è una invenzione di teorici cospirazionisti squinternati. Il ricorso alla false flag da parte di governi e organizzazioni più o meno segrete è stato provato con testimonianze verbali e documentali. Da queste ultime è facile evincere come non solo tale strategia sia stata praticata, ma che lo si è fatto (e continua a farsi) con estrema frequenza. La falsa bandiera è stata usata per sbarazzarsi di avversari scomodi, rovesciare governi, criminalizzare attivisti pacifici, limitare le libertà individuali, tutto ciò con il supporto ingenuo o connivente dei mezzi di comunicazione di massa."

 

La fase uno prevede la creazione di un problema. Potrebbe trattarsi di un paese che ne attacca un altro, di una crisi di governo, di una crisi economica o di un "attacco terroristico". Va bene qualsiasi cosa che agli occhi dell'opinione pubblica ri chieda una "soluzione". Nella fase due, portate a conoscenza dell'opinione pubblica quei "problemi" che avete creato in maniera occulta presentando glieli nel modo che volete. È essenziale per voi trovare qualcuno che possa es sere ritenuto responsabile di quel problema, un "capro espiatorio" come Lee Harvey Oswald, accusato dell'assassinio del presidente Kennedy, o Osama bin Laden. Poi bisogna montare i retroscena adatti a quegli avvenimenti in modo tale che la gente esiga che "si faccia qualcosa". Queste parole sono co me musica per le vostre orecchie, perché vi consentono di passare alla fase tre, l'attacco. A questo punto proponete apertamente le soluzioni ai problemi che voi stessi avete creato. Tra queste soluzioni, ovviamente, figurano la centralizzazione del potere, il licenziamento dei funzionari o dei politici che vi mettono i bastoni tra le ruote, e l'abolizione delle libertà fondamentali; in questo modo la vostra meta finale, ossia la realizzazione dello stato fascista globale, sarà sempre più vicina."


 

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