nena-news.it assopace palestina 3 giugno 2021
Una lettera contro l'apartheid
La settimana scorsa centinaia di artisti, scrittori e registi palestinesi –tra i quali Mohammed el-Kurd, Elia Suleiman, Farah Nabulsi, Larissa Sansour, Jack Persekian, Mona Hatoum, Saleh Bakri e Bella Hadid– hanno lanciato un potente appello in cui si chiede "la cessazione immediata e incondizionata della violenza israeliana contro i Palestinesi" e "agli attivisti, e specialmente ai nostri colleghi nelle arti, di esercitare la loro azione all'interno delle proprie istituzioni per sostenere la lotta palestinese per la decolonizzazione al meglio delle loro possibilità". A questo LINK trovate le firme sinora apposte I Palestinesi vengono aggrediti e uccisi impunemente da soldati israeliani e da civili armati israeliani che girano per le strade di Gerusalemme, Lod, Haifa, Giaffa e altre città cantando "Morte agli Arabi". Diversi linciaggi di palestinesi disarmati e indifesi sono avvenuti nelle ultime due settimane. Le famiglie del quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme continuano ad affrontare la pulizia etnica e il trasferimento dalle loro case. Questi atti di omicidi, intimidazioni e espropri violenti sono protetti, se non attivamente incoraggiati, dal governo e dalla polizia israeliani. A maggio il governo israeliano ha commesso un altro massacro a Gaza bombardando indiscriminatamente e incessantemente i Palestinesi nelle loro case, uffici, ospedali e nelle strade. Il bombardamento di Gaza fa parte di uno schema intenzionale e ricorrente nel quale intere famiglie vengono uccise e le infrastrutture locali distrutte. Ciò serve a esacerbare le condizioni che sono già invivibili in uno dei posti più densamente popolati sulla terra, che, malgrado il temporaneo cessate il fuoco, rimane sotto assedio militare. Gaza non è un paese separato: siamo un solo popolo, separato forzosamente dall'architettura dello Stato di Israele. Inquadrare il tutto come una guerra tra due parti uguali è falso e fuorviante. Israele è la potenza coloniale. La Palestina è colonizzata. Questo non è un conflitto: è apartheid. Di fronte al crescente pericolo mortale delle ultime due settimane, i Palestinesi si sono ancora una volta uniti. In Palestina e in tutto il mondo in gran numero stanno scendendo in piazza, si stanno organizzando sui social media, difendono le loro case, si proteggono l'un l'altro e chiedono la fine della pulizia etnica, dell'apartheid, della discriminazione e della spoliazione. Alle nostre comunità è stato sistematicamente negato il diritto al ritorno e sono state forzatamente frammentate e cancellate dalla An-Nakba, l'alba del dominio coloniale d'insediamento israeliano nel 1948, e questo recente ravvicinamento ci ha dato la fiducia di cui avevamo bisogno in mezzo alla rabbia e al dolore delle scorse due settimane. Stiamo iniziando ad avere, malgrado tutto quel che accade, malgrado gli anni di disumanizzazione, un po' di speranza. Finalmente il mondo ha iniziato a chiamare il sistema israeliano con il suo nome. All'inizio di quest'anno l'organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha seguito l'esempio fornito da decine di lavoratori intellettuali e legali palestinesi per dimostrare che non c'è separazione tra lo Stato israeliano e la sua occupazione militare: i due formano un unico sistema di apartheid. Human Rights Watch, a sua volta, ha pubblicato un approfondito report che accusa Israele di "crimini di apartheid e persecuzione contro l'umanità". Noi, i sottoscritti artisti e scrittori palestinesi e i nostri sottoelencati alleati nelle arti, vi chiediamo di unirvi a noi. Per favore, non lasciate che questo momento passi. Se le voci palestinesi vengono di nuovo silenziate, ci potrebbero volere generazioni prima di avere un'altra possibilità di libertà e giustizia. Vi chiediamo di unirvi a noi ora, in questo frangente critico, e di mostrare il vostro sostegno alla liberazione palestinese. Chiediamo la cessazione immediata e incondizionata della violenza israeliana contro i Palestinesi. Chiediamo la fine del sostegno fornito dalle potenze mondiali a Israele e al suo esercito; in particolare gli Stati Uniti, che attualmente forniscono a Israele 3,8 miliardi di dollari l'anno senza alcuna condizionalità. Chiediamo a tutte le persone di coscienza di esercitare la loro azione per aiutare a smantellare il regime d'apartheid. Chiediamo ai governi che permettono questo crimine contro l'umanità di applicare sanzioni, di azionare le leve della responsabilità internazionale e di tagliare le relazioni commerciali, economiche e culturali. Chiediamo agli attivisti, e specialmente ai nostri colleghi nelle arti, di esercitare la loro azione all'interno delle proprie istituzioni per sostenere la lotta palestinese per la decolonizzazione al meglio delle loro possibilità. L'apartheid israeliano è sostenuto dalla complicità internazionale, è nostra responsabilità collettiva porre rimedio a questo danno. Abbiamo visto come i governi in Europa, e non solo, hanno recentemente introdotto politiche di aperta censura, e adottato una cultura di autocensura, verso la solidarietà palestinese. Identificare la legittima critica allo Stato di Israele e alla sua politica verso i Palestinesi con l'antisemitismo è cinico. Il razzismo, incluso l'antisemitismo, e tutte le forme di odio sono esecrabili e non gradite nella lotta palestinese. È giunto il tempo di opporsi a queste tattiche di silenziamento e di superarle. Milioni di persone nel mondo vedono nei Palestinesi il microcosmo della loro stessa oppressione e delle loro speranze, e alleati come Black Lives Matter e Jewish Voice for Peace, insieme ai diritti per gli indigeni, l'attivismo femminista e queer, tra molti altri, sempre più stanno esprimendo il loro sostegno. https://www.againstapartheid.com/ |