https://chiodoantonietta.altervista.org/ 3 maggio 2020
I falsi miti sul Covid-19 di Leopoldo Salmaso epidemiologo
Promosaik La panicodemia da Covid-19 è stata scatenata in tutto il mondo dai media mainstream che la rinfocolano pervicacemente, complice il miscuglio di ignoranza/malafede di tanti “esperti da talk-show”, complice il miscuglio di incoscienza/malafede dei politici, complice l’esasperata sottomissione delle popolazioni. Tutto ciò si regge su alcuni miti, veri e propri dogmi di fede che comportano la scomunica di chiunque osi anche solo metterli in dubbio. Vediamo i principali:
Mito n° 1: “Lo dice l’OMS” L’OMS non ha mai dichiarato lo stato di pandemia. Nessun documento protocollato da parte degli organi che ne hanno la competenza: Assemblea Generale (art. 21a[1] dello statuto OMS) o Consiglio Direttivo (art. 28i[2]). Esiste solo una conferenza stampa del Direttore Generale Ghebreyesus che il 11/3/2020 dice: “Abbiamo valutato che Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia”. Questa non è neppure “carta straccia” come i DPCM del signor “Giuseppi” Conte: questa è “parola straccia”.
Mito n° 2: “Un aumento eccezionale dei morti”. L’ISTAT ha pubblicato tre set di dati parziali, non confrontabili perché riferiti a periodi diversi, su campioni selezionati di comuni, il 31/3, il 16/4 e 17/4. Questi rapporti incominciano a rilevare l’aumento di mortalità riferibile principalmente alle “mattanze colpose da lockdown” (anziani abbandonati nelle case di riposo, con divieto di contatti con coniugi-figli-altri). Quei comunicati dell’ISTAT hanno generato grande confusione sui media mainstream, con ripetute correzioni. L’ISTAT è sotto pressione crescente e rinvia al 30/4 per un nuovo rapporto che, andreottianamente pensando, sarà ancora più ermetico?… Intanto abbiamo una cifra provvisoria di 23.188 morti, e un ulteriore rinvio al 4/5[3]. Domanda: che differenza c’è fra questi 23.188 morti (in 70 giorni) e i 19.179 morti registrati nei soli 31 giorni di Gennaio 2017? La risposta mi pare evidente: quelli del 2017 non si prestavano né a far guerra alla Cina, né a comprare a man bassa nelle borse di tutto il mondo, né a stringere la morsa del controllo su 7 miliardi di umani.
Mito n° 3: “Morti a causa di Covid-19” L’ISS ha aggiornato al 23/4/2020 i dati risultanti dall’analisi delle cartelle cliniche di 2401 su 23.188 persone decedute con un esame positivo per SARS-CoV-2. Risultato: l’età media di quelle persone era di 79 anni; il 96,2% presentava almeno un’altra grave patologia soggiacente (e il 61% presentava tre o più altre patologie). Il mainstream riferisce poco e male. Milena Gabanelli su Corriere.it (rilanciato da mainstream e social) legge i dati alla rovescia: dice che i morti PER Covid-19 “sono molti di più dei 23.188” perché bisogna aggiungere “i pazienti che non sono stati tamponati (sic!) e quelli deceduti per effetti collaterali del coronavirus (sic!): infarti, ictus, aneurismi, e altre patologie“. Con tutta evidenza, è la positività del tampone un “accidente collaterale” delle ben più gravi patologie soggiacenti: le linee guida internazionali sono estremamente chiare nello stabilire che, fra tante cause concomitanti, si debba registrare “come causa di morte, la principale malattia soggiacente”[4] . Quindi i dati, nella più catastrofica delle ipotesi, vanno interpretati così:- Morti con sola positività del tampone, senza patologia soggiacente = 881 (3,8% di 23.188);- Morti “non tamponati”, senza patologia soggiacente = 881 (volendo regalare un 100% di sottostima alla signora Gabanelli col suo sciagurato consulente);- Morti con tampone positivo, con almeno una patologia soggiacente = 22.307 (96,2% di 23.188).In conclusione, i casi di morte variamente attribuiti a SARS-CoV-2 sono sovrastimati di almeno il 2.600%, mentre la sottostima è di una grandezza risibile, al confronto.
Mito n° 4: “Sono morti 150 medici”. La FNOMCEO pubblica un elenco aggiornato dei medici “caduti (sic!) nel corso dell’epidemia da Covid-19″. Sono 151 nel periodo 11/3-26/4/2020. Fra di loro un solo anestesista ancora in attività (causa di morte non nota); un epidemiologo, 38 anni, morte improvvisa (infarto/ictus?); nessun medico dei reparti di malattie infettive.La stragrande maggioranza erano pensionati, medici di medicina generale: tutto esattamente in linea con le statistiche di ogni anno. Se ogni ordine professionale pubblicasse l’elenco dei suoi “caduti” nel medesimo periodo, avremmo percentuali esattamente sovrapponibili.
Mito n° 5: “Svedesi incoscienti e untori!” L’ambasciata di Svezia in Italia ha deplorato la “spirale di disinformazione su media autorevoli in Italia”, con riferimento a un’ondata di critiche sulle strategie di contenimento di Covid-19 adottate in Svezia, che sono molto più blande di quelle italiane. Nessun altro paese al mondo adotta restrizioni severe come l’Italia, neppure Belgio e Spagna che pure registrano più morti “con tampone positivo” dell’Italia. Né si può tacere su misure nostrane demenziali come il divieto di passeggiare da soli nei boschi, perfino nei paesini di montagna[5].
Mito n° 6: “I nipotini uccidono i nonni” Questa è forse la più infondata e demenziale fra tutte le “previsioni” su cui si basano le decisioni del governo, soprattutto per la fase 2: come definire altrimenti le “previsioni” secondo cui 48.000 nonni finirebbero in rianimazione se rimandassimo a scuola i nipotini? Codesti “esperti” non hanno ancora capito che tanti nonni li abbiamo ammazzati proprio intubandoli invece che trattandoli a domicilio con un blando anticoagulante e poco più[6]? Anche l’esperienza della Svezia attesta che tenere le scuole aperte non è affatto pericoloso. Anzi, tenere aperte le scuole sarebbe una delle decisioni col miglior rapporto benefici/costi[7]
ai fini del superamento dell’emergenza. Per la lettura della tabella che segue, vedere qui.
note [1] The Health Assembly shall have authority to adopt regulations concerning: (a) sanitary and quarantine requirements and other procedures designed to prevent the international spread of disease. [6]https://www.sforl.org/wp-content/uploads/2020/03/WUHAN-Experience.pdf |