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05/08/2020, 08.57

 

Beirut ‘città disastrata’, come per un’apocalisse nucleare

di Pierre Balanian

 

Il bilancio delle due esplosioni di ieri – ancora parziale – è di un centinaio di morti e oltre 4mila feriti. Vi sono molti dispersi; palazzi crollati con persone sotto le macerie; navi danneggiate al largo con morti e feriti. Gli ospedali sono ormai pieni; depositi di medicine sono stati distrutti. Il premier Hassan Diab ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Il capo della sicurezza parla di 2750 tonnellate di nitrato di ammonio esplose, ma è cauto sulle cause dell’esplosione. Israele declina ogni responsabilità.  Rimandato il discorso di Hassan Nasrallah, segretario degli Hezbollah.

 

Beirut, “città disastrata”: l’ha definita così il Consiglio supremo della difesa, riunito d’urgenza ieri sera nel Palazzo presidenziale, dopo la doppia esplosione avvenuta alle 18.15 che ha causato finora almeno un centinaio di morti e oltre 4mila feriti. Il Consiglio ha anche dichiarato lo stato di emergenza per due settimane e la creazione di una commissione d’inchiesta che dovrà far luce sull’accaduto entro 5 giorni. In tal modo, tutta la sicurezza passa in mano all’esercito, compresa quella alle dogane e all’interno delle città.

Stamane la città si presenta come un sito post-nucleare. Le esplosioni hanno infranto i vetri delle le abitazioni di tutti i quartieri della capitale; auto sono state distrutte o saltate; serrande dei negozi esplose; porte strappate. La gente dice che la forza delle esplosioni era “inaudita”, emanando in cielo per molte ore un fungo simile a una bomba atomica. Lo scoppio, avvenuto nel porto di Beirut ha provocato distruzioni nel raggio di 10 km; ma l’onda d’urto e il rumore sono stati percepiti fino a Tiro e a Cipro.

Secondo i primi accertamenti, le esplosioni sono avvenute in un deposito di 2750 tonnellate di nitrato di ammonio. Destinato in origine a combattenti anti-regime in Siria, era stato sequestrato nel 2014 a Tripoli e trasportato a Beirut nel porto. Da allora, nessuno ha più parlato di questa bomba ad orologeria, dimenticata nei depositi del porto di Beirut.  Questa è finora la versione ufficiale dei fatti, anche se il capo della Sicurezza, gen. Abbas Ibrahim, lascia aperta ogni ipotesi sul modo in cui le esplosioni sono state innescate.

Finora sono stati raccolti i cadaveri di oltre 100 morti, mentre continuano le ricerche di altri morti. Il numero dei feriti è arrivato a più di 4mila. Sui social media crescono le pubblicazioni di foto di persone date per disperse, con l’invito ad offrire informazioni.

Lo scenario apocalittico ha portato tanti analisti a ipotizzare che si trattasse di una piccola bomba nucleare, mentre sono tanti a testimoniare di aver udito il rombo di aerei militari prima delle esplosioni.

Il Libano è ormai in pieno isolamento: l’intero porto marittimo di Beirut da dove provengono nel Paese l’80 per cento delle importazioni, è ormai completamente distrutto e fuori uso. E siccome i confini terrestri con la Siria sono anch’essi chiusi, per far giungere le merci che già scarseggiano nel Paese non resta che l’aeroporto e il porto di Tripoli, molto limitato.

L’ospedale governativo di Karantina, (Quarantena) dove erano curati i malati di Covid-19, situato ad un chilometro di distanza dal porto, è totalmente distrutto come pure il deposito di medicine del ministero della sanità.  Tonnellate di medicine per i malati di cancro e di Hiv sono andati in fumo nel Paese che soffre già di un’abissale crisi economica.

Il numero delle vittime cresce ogni minuto: palazzi interi sono crollati su persone che giacciono sotto le macerie; vi sono persone intrappolate su delle navi in mare, che hanno lanciato l’Sos parlando di morti e feriti, ma anche del rischio di affondare a causa dei danni subiti. Al centro di Beirut è morto Nazar Najarian, il segretario generale del partito cristiano dei Falangisti: una scheggia di vetro gli è finita nel cervello. Fra i diplomatici, si riporta la notizia del ferimento dell’ambasciatore del Kazakistan a Beirut.

Gli ospedali sono colmi; la Protezione civile, l’esercito e la Croce rossa fanno il possibile ma l’entità del disastro è molto superiore alle capacità del Paese.

Con una dichiarazione ufficiale, Israele ha negato qualsiasi responsabilità nelle esplosioni. Ma qui a Beirut la gente commenta un tweet misterioso pubblicato dal profilo del premier israeliano Netanyahu tre ore prima delle esplosioni, in cui egli minacciava ritorsioni sugli Hezbollah. Un un altro tweet di Netanyahu in tarda serata di ieri offriva aiuti umanitari al Libano.

Il primo Paese a giungere in soccorso del Libano con invio di medicinali è stato l’Iraq, ma messaggi di sostegno e promesse di aiuto giungono da tutte le capitali del mondo.

Il Premier Hassan Diab in un breve discorso ha chiesto aiuto internazionale a tutti i Paesi amici e fratelli, promettendo di non darsi pace finché non saranno puniti i responsabili del disastro. Il segretario generale degli Hezbollah Hassan Nasrallah ha rinviato il suo discorso tanto atteso ad una data da destinarsi. Egli doveva apparire oggi in Tv, a pochi giorni dalla sentenza del Tribunale internazionale sull’assassinio di Rafic Hariri, che dovrebbe condannare membri di Hezbollah e del governo siriano.

 

Video: https://youtu.be/kfu1vs0tjts

Video: https://youtu.be/9P29kGtrJCE

 

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04/08/2020, 21.50

 

Esplosioni a Beirut. ‘Almeno 27 morti e 2500 feriti’

 

Due forti esplosioni nella zona portuale della città, avvenute nel pomeriggio, hanno trasformato le case e le strade in un paesaggio di guerra. Le esplosioni sono state così forti da essere sentite fino a Tiro e Sidone, mentre i vetri di moltissimi quartieri sono andati in frantumi, le auto sono state distrutte o saltate, molti alberi sono stati sradicati.

Al presente, secondo il ministero della Salute, vi sono almeno 27 morti e 2500 feriti, ma il bilancio è destinato a salire: alcuni edifici sgretolati dallo scoppio contengono persone sotto le macerie che le squadre di soccorso stanno cercando di salvare.

Il premier Hassane Diab ha annunciato per domani una giornata di lutto nazionale; il presidente Michel Aoun ha convocato per domani una riunione urgente del Consiglio superiore della Difesa.

Il direttore della Sicurezza generale, Abbas Ibrahim, ha affermato che le esplosiono sono avvenute in un deposito dove era immagazzinato “materiale altamente esplosivo”, ma non si è pronunciato sull’origine dell’esplosione.

Da giorni nel Paese vi sono minacce dal sud e dal nord. Nel sud, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che egli è pronto a una guerra per fermare le violenze degli Hezbollah. Nel nord, vi sono movimenti di armi (provenienti dalla Turchia), che potrebbero essere usate contro gli sciiti di Hezbollah, in attesa della sentenza definitiva del Tribunale internazionale che doveva far luce sull’assassinio del defunto primo ministro Rafic Hariri.

Israele ha subito diffuso una dichiarazione in cui si dice estranea all’esplosione e ha offerto aiuti sanitari per curare i feriti.

Anche l’Iran, per bocca del ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, ha espresso la sua vicinanza al “resiliente” popolo libanese.

Intanto gli ospedali sono pieni di persone che si fanno curare. Molti di loro sono rimasti feriti perché colpiti dai vetri scoppiati a causa dell’onda d’urto delle esplosioni.

 

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