http://www.asianews.it/it.html 12/06/2020
Le sanzioni Usa affossano Libano e Siria: proteste contro il carovita di Pierre Balanian
I cittadini dei due Paesi scendono in piazza per manifestare contro l’inflazione e il crollo della valuta locale. Le misure punitive imposte da Washington si sommano alla crisi economica e all’emergenza coronavirus. I cittadini sempre più poveri, mentre crescono traffici illeciti e contrabbando.
Gli effetti delle sanzioni contro la Siria a pochi giorni dall’entrata in vigore, il prossimo 16 giugno, della Caesar Law firmata il 21 dicembre scorso dal presidente Usa Donald Trump, diventano tangibili anche per il Libano. Unico sbocco terrestre con la Siria, sebbene i confini siano ancora chiusi a causa della pandemia di Covid-19, il Paese dei cedri comincia a sentirsi anch’esso sotto embargo, seppure indiretto. Nonostante la chiusura dei confini terrestri fra Siria e Libano, gli affari non ufficiali fatti soprattutto di contrabbando non si sono mai fermati. Ciò è avvenuto in particolare lungo il confine ad Akkar e in altre località come il villaggio di Tal Hmeyrah, non distante dal valico terrestre di Abbudiya, nel nord. Nell’area alcune famiglie mafiose libanesi (altre miste siro-libanesi), sulla carta agricoltori di enormi ettari di terreni, si dedicano al contrabbando con le province siriane di Tartus e Homs. Traffici che viaggiano attraverso il fiume Nahr el Kabir, veicolando ogni tipo di merce da e verso la Siria: dai dollari statunitensi dal Libano ad organi umani dalla Siria. Un’altra zona di contrabbando si trova a Wadi Khaled, lungo la parte che conduce dalla valle della Bekaa, in Libano, verso la Siria. Solo ieri AsiaNews ha potuto documentare il passaggio di 200 autocisterne piene di diesel dirette dal Libano verso la Siria (v. video 1), mentre lo stesso giorno si registravano in Libano lunghe file di auto in coda nelle stazioni di servizio per via della scarsità di carburante (video 2). Lo stesso accade per il dollaro, che in Libano è arrivato alla soglia delle 5600 lire, quando ancora otto mesi fa era stabile a 1500. I cambia-valute acquistano tutti i dollari, non lasciandone a disposizione sul mercato per chiunque voglia comprarne. Dopo la chiusura da parte del governo degli uffici di cambio per il mancato rispetto delle quote imposte, sono comparsi cambia-valute ambulanti che vendono e acquistano dollari che poi finiscono in Siria. Ieri, 11 giugno, le manifestazioni hanno ripreso vigore nonostante il Covid-19. Nel mirino dei dimostranti il carovita - tutti i prezzi sono legati al dollaro - e per la caduta precipitosa del valore della moneta libanese nei confronti del dollaro. La povertà avanza sempre più in Libano, diffusa dalla disoccupazione galoppante: molte attività sono fallite, dopo mesi di manifestazioni e in seguito per la paralisi economica per contrastare il nuovo coronavirus, a cui si aggiunge ora l’aumento del dollaro. Anche in Siria la situazione in attesa del Caesar Law è catastrofica per la gente. I prezzi al consumo aumentano e ormai comprare frutta di stagione è diventato un lusso per gran parte degli abitanti. Gli stipendi in media di 60mila lire siriane sono insufficienti, quando un chilo di albicocche arriva a costare 2mila lire in un Paese come la Siria che resta ancora oggi in gran parte agricolo. Lo scorso anno il prezzo era di 1250 lire al chilo in questa stagione. Un altro esempio pratico è quello dello zucchero a 1350 lire al chilo, mentre diventa sempre più difficile trovare il pane, sebbene il prezzo sia sostenuto dallo Stato. Spesso i cittadini sono costretti a comprare il cosiddetto pane turistico, che è più costoso non essendo protetto perché fatto con un po’ di latte. Il dollaro in Siria, dove il mercato nero dei cambiavalute è sanzionato per legge nonostante fiorisca anche lì come in Libano, è arrivato alla soglia delle 3100 lire siriane. Il grammo d’oro è fissato a 105mila lire, ossia quasi due stipendi. Mentre la propaganda di Stato assicura che il Paese è saldo e che si tratta di stringere la cinghia per soli quattro mesi fino alle prossime elezioni negli Stati Uniti, la gente appare stanca dei molti sacrifici compiuti sinora. E ieri sono scesi in piazza a Sweida, nel sud della Siria, per il quarto giorno di protesta contro il carovita.
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